Scritta da: Erika Baini
in Poesie (Poesie personali)
Si sfibra il cuore
strofina il sangue
di vene rotte e
arterie strette
la morsa della morte.
Composta mercoledì 22 maggio 2013
Si sfibra il cuore
strofina il sangue
di vene rotte e
arterie strette
la morsa della morte.
Nella mia vita ho esplorato il mare,
lungo le rive della fantasia. Territori isolati
comparivano, dove frequentemente
gli animali si fermavano,
rivestiti di colori luminosi, al giorno
affascinati come l'arcobaleno. Quando i temporali
e la notte li rendeva spenti, s'intravedevano
con difficoltà,
per scappare dalla paura. In questo mare le rive
non sono di nessuno. Il porto
accede ad altri mari inesplorati; sono al largo
spinta dallo spirito di avventura,
e l'esistenza dell'affetto con l'amore come accompagnamento.
Ha nella tasca due occhi di pantera
portafortuna vinti al non so cosa.
Gira per strada con i veli colorati,
canta il futuro a chi la guarda fissa.
Ruba il perduto lasciato in giro
da chi è smarrito
ed ha smarrito.
Consuma ogni giorno lo stesso pasto,
pane di carta che esce dal forno malato,
spezzato caldo ed alzato al cielo,
comunione pagana
senza cerimonie
per ingraziarsi i suoi dei consiglieri.
E dopo il pane lo stesso rito
tiepido vino
in coppa grande,
bevuto da sola
nel giardino degli adulti.
E lì
seduta aspetta la sera
statua di veli
sulla panchina di marmo,
la sola maga che non è lì per caso.
La notte scura come il buio,
un pezzo di cuore frantumato
che cade, il dolore dentro di sé:
brivido, risveglio, un respiro profondo,
non disse nulla, e poi guardò alla finestra,
il respiro diminuì. Dolci lacrime
rigarono il volto, una presenza invisibile.
La tua mente impregnata della mia essenza.
Il tuo cuore inciso nel profondo.
Un turbinio che ti scuote,
ti spacca dentro.
Come cieli limpidi squarciati da una saetta.
Come maestose e secolari querce,
squarciate e lambite da incandescenti lingue di fuoco,
incidendole, solcandole con forza,
fino al raggiungimento della linfa vitale,
ma non muoiono.
Così il battito del tuo cuore,
si arresta e si frantuma,
ma non cessa di cercare amore!
Scoprii che eri vento, caldo e leggero, e mi feci sabbia
perché mi trasportassi ovunque volessi trovare pace
Scoprii che eri sole, che inaridisce e sgretola, e mi feci acqua
per dissetare la terra che volevi bruciasse
Scoprii che eri fuoco, che implacabile incenerisce, e mi feci pietra
per sfidare e vincere la tua rabbia
Scoprii che eri spina, che ferisce e infetta,
e mi feci unguento che sana e ristora
Scoprii che eri paura e mi feci coraggio
per coprirti di certezze e svelarti il mio nome.
Così
come ha fatto
l'aurora, veduta al'alba
fuggire
Così come ha fatto, la rosa, appena
sfiorata con dita
Come ha fatto la stella, che ho visto cadere
la notte
Anche tu, hai solcato in'istante i miei occhi
coi tuoi arditi colori
Ma nulla ha lasciato nel cuore, che ancora
potessi trovare
Per scaldarmi le mani, nei miei giorni
di pioggia nelle mie notti
da solo
Quanto è forte del vento
il soffiare, e mai
avverto ripari.
La mosca nervosa d ' agosto
il basilico giallo
aria di consunzione
in questo letargo padano.
E non matura il tempo per decidere
se la testa s'incaglia dietro ai vermi
che hanno ormai prosciugato le foglie.
Se parti e non torni
che fa
sarai perso per cause naturali.
Non è certo ora di scompigli
di variazioni al quadro.
Si dissipa il giorno alla ringhiera
un limbo senza soprassalti
in ciabatte e una macchia di gelato.
Le stille che bagnan l'udito,
come cupo dipinto invernale
mi svestono il guscio avvilito
e traboccan nel vaso del male.
Il fato si vanta dell'estro,
romantico ramo di sabbia
che al livido volto silvestro
calpesta le spighe e la nebbia.
E il cielo commossi a gran pianto
di pioggia di rondini e stelle,
nel rantolo e ancor nel rimpianto,
nei baci che sfioran la pelle.
Ignoranza in abbondanza
se il cervello va in vacanza
per mancanza di eleganza
manca tutta la sostanza
tracotanza e intemperanza
risultanza e rilevanza
senza alcuna tolleranza
è mancanza di speranza.