Poesie generazionali


Scritta da: Vincenzo Giusepponi
in Poesie (Poesie generazionali)

Amor che migliora

Son tornato negli stessi posti
di qualche anno fa
e ho provato la stessa sensazione
di felicità di allora

ma poi ho pensato
che oggi sono più triste d'allora
perché sei un po' più lontana.

Ma è bastato ricordarmi
di te da più vicino
e il sole è tornato con me.

Un tempo eravamo meno lontani
ma oggi siamo più sicuri
che così tanto ci amiamo
e il tempo ha aiutato
il nostro vero grande amore.
Composta domenica 19 giugno 2016
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    Scritta da: Ilaria Sansò
    in Poesie (Poesie generazionali)

    E ti ho visto

    E ti ho visto
    ma non ho potuto parlarti.
    Un vetro davanti a noi
    e sapevamo che non potevamo dirci nulla.
    Lacrime.
    Mie e tue. Tu che non riuscivi a dire una parola, io che volevo superarlo con un incantesimo che mi portasse, poi, da te.
    Chi ha scelto il nostro finale?
    Sarà stato il tempo
    ma in questo tempo, mi spiace, non smetto d'amarti.
    Insistevo a guardarti
    ma in questo tempo, mi spiace, non potrò dimenticarti.
    Il tempo non è stato il mio amico.
    Li vedevo bene quei tuoi occhi lucidi e pieni di lacrime.
    E ti ho visto
    ma non ho potuto abbracciarti.
    Alcune volte posso soltanto amarti senza freno,
    da lontano, in silenzio:
    e tu non lo verrai mai a sapere.
    Ricordati di me oltre ogni limite che c'è.
    Prendimi da dietro la nuca e dimmi che un senso ancora esiste, oltre ogni limite che c'è.
    Composta martedì 3 ottobre 2017
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      Scritta da: Elona
      in Poesie (Poesie generazionali)

      La realtà sofferente

      Quando ti fa male il cuore
      La mente tira,
      Quando ti escono le lacrime
      La gente ti ride, senti dolore

      Ascolti e stai male, affronti e stai sola
      Ti nascondo la verità e in faccia ti parlano se tu apri bocca pazza ti chiamano.

      Hai preso una marcatura per via di cosa
      Il potere ne gode e a te ti umilia
      La gente mormora e ride di te
      Tu piangi nell'anima e sola ne stai

      Recuperare tutto sapendo la verità
      È infame tutto perché soffri
      Lavori e studi con tutta la forza
      La gente ti guarda e di te se ne fotte.
      Composta sabato 25 agosto 2018
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        Scritta da: Elona
        in Poesie (Poesie generazionali)

        Lei giudicata

        Regge i pensieri, scrive e scrive
        lotta di giorno e si annoia
        la gente parla e la verità le nasconde.

        Scrive e non scrive, si ferma
        dalle circostanze, ha sbagliato
        dal bagaglio culturale
        soffre e soffre e piange

        non è perfetta gli altri lo comandano
        vuole verità e la gente mormora
        lei ascolta e le dicono non hai diritti

        soffre da sola in questo mondo
        vuole verità e disprezzo trova
        la insultano, la giudicano
        si allontanano da lei.

        Lei rimane sola e piange
        la mente ascolta e soffre
        vuole verità ma malata
        le dicono, sarà così grande la malvagità.

        Lei è sola e sente tutto
        la gente mormora e se ne gode
        vuole diritti ma la calpestano
        va avanti ma il doppio soffre.
        Composta sabato 25 agosto 2018
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          Scritta da: Elona
          in Poesie (Poesie generazionali)

          L'uomo autore

          Nell'era della vita l'uomo piange
          Piange di tristezza per trovare la via
          Cerca disperatamente soluzione
          Si perde nell'anima e soffre di cuore.

          Ama scrivere e descrivere
          Trova se stesso nella letteratura
          Soffre e soffre di solitudine
          La gente tace e l'ha preso di mira
          L'uomo soffre e piange addosso

          Si chiede spesso se è leale
          Ma ha questa dote e di sé si fa male
          L'uomo piange e cerca conforto
          La gente ignora e ride di lui

          L'uomo ha questa qualità e non si arrende
          Scrive perché lo chiede l'anima
          E la mente per caso risorge

          L'uomo è solitario e ama scrivere
          Scopre la realtà è soffre
          È destinato a rimanere solo
          Abbraccia l'abitudine e va oltre.

          Usa la logica, interpreta la gente
          Ma soffre, soffre da solo lo lasciano
          Scrive, smette per paura di solitudine
          Ma non si arrende di continuo lotta.
          Composta sabato 25 agosto 2018
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            in Poesie (Poesie generazionali)

            Mio fratello

            Ripercorrendo il sentiero
            Che mio fratello morendo
            Calpestò
            Ricordo il giorno
            In cui la mia famiglia la casa abbandonò
            Tranne lui
            Che da eroe
            Per le sue idee
            Si sacrificò
            ho solo ricordi
            Di un passato spezzato
            E rimango senza fiato.
            Il dolore opprime il mio cuore
            È difficile capire tanto orrore.
            Trattengo il pianto inutilmente
            Ma le lacrime cadono copiosamente.
            Composta lunedì 1 febbraio 2016
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              Scritta da: Vincenzo Cerrato
              in Poesie (Poesie generazionali)
              Vent'anni.
              Cos'è il mondo quando hai vent'anni?
              Niente. Non esiste.
              Perché a vent'anni si ha tutta la stramaledetta strafottenza
              di affrontare qualsiasi cosa.
              Si è un panzer.
              Nessun ostacolo. Nessuna limitazione.
              Sempre dritto.
              La vita a vent'anni non fa paura.
              Il tempo.
              A vent'anni non si sa cosa sia il tempo.
              Esiste il giorno e la notte.
              L'uno è equivalente all'altra.
              Non c'è il domani. Ieri.
              E come se si vivesse in uno stato temporale continuo.
              Poi, una mattina ci si sveglia e,
              i vent'anni sono passati da vent'anni.
              Non si è più carri armati.
              Lo si capisce dall'attenzione
              che si pone nell'appoggiare il primo piede giù dal letto.
              Quello giusto.
              Si diventa fragili
              e la vita spaventa.
              Ci si sbriciola come un biscotto.
              Passati i vent'anni si diventa un cristallo,
              che appena lo tocchi va in frantumi.
              Composta lunedì 3 settembre 2018
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                Scritta da: Vincenzo Cerrato
                in Poesie (Poesie generazionali)
                Successe ancora una volta.
                Ritornai al giudizio del mio tribunale.
                Reato e grazia lo stesso movente.
                Quando mi interrogarono io non parlai
                restai a guardarli e non dissi una parola.
                Non mossi un centimetro della mia pelle.
                Vennero due guardie che iniziarono a cercarmi le parole
                in bocca,
                giù per l'esofago fino allo stomaco.
                A parte il fastidio delle loro mani, non provavo niente.
                Rabbia, dolore, mancanza.
                O forse le provavo tutte e altre mille sensazioni
                ma non lo davo a vedere.
                La corte non lo doveva sapere.
                Io non lo dovevo sapere
                Non lo volevo sapere.
                Nonostante il loro rovistare
                non riuscirono a trarre niente dalla mia bocca,
                tantomeno dalle mie viscere,
                mi diedero non so quanti fogli bianchi con altrettante penne.
                Mi dissero che se non parlavo, almeno avrei potuto scrivere,
                volevano che mi difendessi,
                avrebbero voluto che dicessi o scrivessi qualcosa
                per poter decidere la pena o l'assoluzione.
                Li guardai.
                Guardai il tavolo e le armi con le quali avrei dovuto uccidere i fogli.
                Poi, come in un'azione di collaborazione, tesi le mani sul banco.
                Spezzai tutte le penne
                ma l'inchiostro mi uscì dal naso.
                Composta venerdì 17 agosto 2018
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