Poesie generazionali


in Poesie (Poesie generazionali)
E cade l'ultimo giglio
IL raggio di sole lontano un miglio
E cade l'equilibrio di chi è fermo
E cade l'ultima foglia sullo schermo
Dell'acqua salata che un pelo perde
Di lacrima amara dell'occhio verde
Dell'acqua salata che perde un'emozione
Di voce amara dell'occhio marrone
E cade la penna nei quadri di Beatrice folli
Come cade la nebbia a Londra
Come cade la nebbia nei miei sogni
Come cade la nostra neve sui nostri colli.
Composta sabato 3 novembre 2012
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    Scritta da: anima solitaria
    in Poesie (Poesie generazionali)
    Quando la vita sembra abbandonarti, quando la vita ti toglie ancora
    una volta un sorriso per una malattia rara cosa ti resta,
    me lo chiedo ancora ed ancora e l'unica risposta è la speranza,
    la speranza nell'amicizia vera e sincera e delle sue donazioni

    colei che non ti abbandona, colei che ti abbraccia con il suo aiuto
    e ti parla ed allora sorridi anche quando il sorriso è stanco
    ed amaro e ti abbandoni alle lacrime,
    che sembrano le uniche a capirti a farti compagnia

    ecco la speranza di quell'amicizia speciale
    che sorridendo ti abbraccia, quasi a parlarti ti sussurra domani ti aiuterò,
    mio caro, domani sarà un nuovo giorno, un giorno migliore
    e avrai le tue cure che ti permetteranno di sopravvivere

    e anche se le lacrime restano, la speranza è
    più forte di ogni lacrima che bagna ancora il tuo volto
    ed aspetti con ansia Il domani e l'unica cura
    Che ti ridà la vita grazie a quell'amicizia vera e sincera.
    Composta giovedì 1 novembre 2012
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      Scritta da: Andrea Smeraldi
      in Poesie (Poesie generazionali)

      Perchè?

      Perché non mi vuoi svelar
      Qual pensiero ti sovvien
      Allor che il mesto sguardo
      Volgi lungi dai consueti confini?

      Perché temi che io voglia
      Con mano incerta, darti
      Mero conforto, anziché
      Nel tuo conflitto,
      nelle tue dita tremanti,
      cercar io stesso, il tuo calore?

      Poi il capo chini e ancor
      le serrate labbra non dischiudi,
      allorché nell'ansimo d'un singhiozzo
      soffocato mi riveli il travaglio
      dell'animo tuo incompreso e sfratto.

      Eppur non solitario il tuo pianto
      Scivolerà al suolo, seppur'sì mite
      Silenzioso e timido: con dolce arroganza
      Non mi scosto, e neppur tu m'allontani,
      bensì mi stringi, ora furiosa nel tuo soffrire,
      le tue calde lacrime sul mio viso
      storpiato, disfatto da un dolore
      che seppur diverso,
      non sa tacere.
      Composta domenica 7 ottobre 2012
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        Scritta da: Giuli
        in Poesie (Poesie generazionali)
        Lacrime che ti travolgono, ti spiazzano
        Non ti lasciano scampo, il sorriso è un miraggio
        Non c'è niente per fermare, per cancellare
        è li davanti ai tuoi occhi, ti scorre il fatto
        Come in un film depresso, ma è la tua realtà
        Tutto questo succede a te, non se ne va
        Chiedere come finirà, ma nulla cambierà
        Sei tu, da sola, senza nessun'altro
        La tua decisione, la tua più dura scelta
        Devi farla, anche in fretta
        Il tempo passa, il dolore ancora più forte
        Tu immobile, impassibile
        Non riuscendo a prendere la tua decisione.
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          Scritta da: Michele Gentile
          in Poesie (Poesie generazionali)

          Un Giorno

          Accoglierai, un giorno
          la saggezza delle Vette,
          capirai i quesiti degli Oceani
          la dolcezza delle Tempeste.
          Rispetterai il Vento
          e ogni sudicio fiore,
          manterrai i segreti
          di ogni Fiume.
          Non sarai più in grado
          di sfamare la Rabbia
          dissetare Vendetta,
          aiuterai il Cielo a navigare
          gli errori a naufragare...
          lo vorrai un giorno e
          quel giorno
          ti chiamerò Uomo!
          Composta mercoledì 24 ottobre 2012
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            Scritta da: Nello Maruca
            in Poesie (Poesie generazionali)

            CXXXV

            Ragazza bionda da cerulei occhi,
            senza ch'ella n'abbia alcuno torto
            da dritto ch'era lo mio senno ha storto
            e i pensieri resi sterili e secchi.

            Un mese di ricerche, senza sbocchi
            e più m'avanzo più cerchio è ritorto
            e vieppiù lo core cede a sconforto
            ché nulla san di lei giovani e vecchi.

            Unica speme è lei, suora Teresa,
            ch'altri non sanno onde siede e posa
            né se vergine ancora oppure sposa.

            Indi la grande ed impervia mia impresa
            ai suoi piedi poso, essa qui riposa
            ché non è cosa cui a santona è ascosa.
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              Scritta da: Nello Maruca
              in Poesie (Poesie generazionali)

              CXXXIV

              Ancor prima che in mare il sole cali
              lato ponente al loco di preghiera
              siamo, assai tremante io e con l'alma nera
              pei pensier che senno stipa suoi annali.

              Due stanze superiam da volte ovali,
              ed ecco a noi d'innanzi donn'austera
              indosso grembiule da cameriera
              guidaci a piedritti monumentali.

              In stanza scarsamente illuminata
              è suor Teresa dal lungo talare
              supplice innanzi all'Immacolata.

              Al calpestio dei lenti nostri passi,
              a braccia aperte e tono familiare:
              Quale l'affanno che vi rende lassi?
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                Scritta da: piumarossa70
                in Poesie (Poesie generazionali)

                Non era il vento

                Non era il suono di uno spirito
                né il canto di un uccello:
                era il mio flauto
                quello che sentivi
                la scorsa notte
                lungo il fiume.
                Quando sei arrivata
                con la tua anfora
                là dove il fiume
                trascina dolcemente
                i rami dei salici,
                era il mio flauto che suonava,
                che ti chiamava:
                "Wacoba! Wacoba!
                Vieni presso il salice!"
                Non era il vento, l'altra notte,
                o un cuculo,
                che smuoveva i cespugli di lupini:
                era il mio sangue
                che rispondeva
                al fruscio delle tue vesti sopra l'erba,
                era il mio sangue,
                la presso il rosaio che cresce sotto al salice.
                Non era un animale
                quel che sentivi agitarsi,
                l'altra notte:
                era il mio cuore
                che andava avanti e indietro
                morso dal desiderio,
                al ritmo della musica
                che usciva del mio flauto.
                Wacoba, Wacoba,
                era il mio cuore quello che hai sentito
                sobbalzare sotto i salici.
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                  Scritta da: Mauro Albani
                  in Poesie (Poesie generazionali)

                  La notte e i sogni

                  Che pensa la notte dei miei sogni
                  forse nel buio ascolta e impasta i colori dei miei pensieri
                  Sempre questo velo di inquietudine li avvolge mentre navigano nel mare delle mie sensazioni
                  Già il mare è sempre presente nei miei pensieri ma sempre increspato e nudo come la mia anima
                  La mia vela si spegne il fuoco è sempre più tenue forse si sogna per non morire ma si soffre di più e tutto fino all'ultima onda che spegne i miei occhi umidi di brina
                  Mauro Bigsun Manar.
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