Poesie generazionali


Scritta da: Mauro Albani
in Poesie (Poesie generazionali)
Oscuro male dilania affonda la vita strappa l'anima
Il tempo è finito dove sono i tuoi occhi che mi chiedevano
ma impotenti le mani restano chiuse stringendo la disperazione di un momento infinito
Ora solo ricordi immersi nella luce dell'aurora in balia di un maestrale che porta via un sorriso
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    Scritta da: Luca Ducato
    in Poesie (Poesie generazionali)

    Vivere

    Riuscirei a sentirti tra le bombe di una battaglia,
    riuscirei a vederti dall'alto di un aeroplano,
    riuscirei a capirti anche senza le nostre parole,
    e riesco ad amarti anche se tu continui ad ignorarmi,
    ma non andare mai, mai via, perché senza di te
    non riuscirei mai a vivere.
    Composta domenica 23 settembre 2012
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      Scritta da: Silvio Squillante
      in Poesie (Poesie generazionali)

      Si muove lento lo sguardo...

      Si muove lento lo sguardo,
      ancora più lenta la testa,
      sfili un altro ricordo dalla tua anima,
      ne sento già nell'aria l'odore.
      Una foto sbiadita che sa di già visto,
      profonda malinconia,
      riavvolgi quel pensiero che parla di noi
      che come carta in una macchina da scrivere,
      lettera su lettera, riscrivi il tuo futuro.
      Il mio inferno è per il cuore,
      il paradiso per la pelle,
      ma tu sei alla disperata ricerca
      di un purgatorio per la tua anima.
      Composta domenica 13 gennaio 2013
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        Scritta da: Silvio Squillante
        in Poesie (Poesie generazionali)

        Urli addio ma vorresti dire ciao

        La macchina andava via
        dal retrovisore il suo viso.
        L'oscurità avvolgeva tutto,
        solo la fioca scintilla di un lampione,
        altri passi verso me che vado,
        penso a chi per primo ti rimboccherò le coperte
        quando sarai a letto.
        Mi sento vecchio andando via,
        pensando ancora a te,
        a nient'altro che vada al di là
        di ciò che sei, oltre mani e labbra,
        le tue gambe e le tue braccia.
        Urli addio ma vorresti dire ciao,
        urli addio ma vorresti dire ciao.
        Composta domenica 13 gennaio 2013
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          Scritta da: Carlo Bisecco
          in Poesie (Poesie generazionali)

          Lacrime dal cuore

          Come gocce di pioggia
          cadon dal cielo,
          così mie lacrime
          cadono dall'alto,
          non cadono dagli occhi,
          cadono dal cuore,
          immane dolore,
          rimpianto del passato,
          si infrangono a terra,
          ne sgorgano ancora
          dalla fessura
          sul cuore,
          ne usciranno ancora,
          fin quando arriverà
          un gran calore,
          capace di prosciugare
          questo salato mare.
          Composta venerdì 11 gennaio 2013
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            in Poesie (Poesie generazionali)
            Tutte quelle promesse, tutte quelle parole, mi sono entrate dentro nel sangue scorrono con esso mi tengono in vita così come mi tiene in vita il sangue
            Quelle parole e quelle promesse hanno avuto un peso enorme su di me un peso inimmaginabile, mi sono rimaste addosso come se me le avessero cucite sulla pelle le sento di continuo, le sogno di continuo hanno scosso tutto di me mi è rimasto un segno in me di una profondità che nessuna luce e nessun suono può raggiungere quelle parole e quelle promesse hanno raggiunto il confine più lontano del mio animo un posto dove prima non c'era nulla, il vuoto assoluto era diventato pieno di bene
            Tutto era stato riempito di amore ora non c'è più nulla a riempire le mie cicatrici il pavimento dove camminavo è crollato tutto sono sprofondato in fondo ad un abisso, senza fine
            Io ora mi trovo in quel posto... Solo in fondo ad un abisso buio dove non c'è niente un abisso dove non vedo luce un abisso dove non sento musica un abisso in cui nemmeno la mia anima ha il coraggio di entrare l'unica cosa che le mie orecchie sentono sono quelle parole, quelle promesse, quel si, la tua voce soave l'unica cosa che vedo in mezzo all'oscurità sei te e quel bellissimo sorriso che mi ha aperto il paradiso la mia unica speranza...
            Solo te
            Tu non ci sei mi hai abbandonato vedo e sento solo dei resti di quella materia che prima riempiva quell'abisso quella materia che chiudeva tutte le mie ferite quella materia eri te
            Ora un fantasma, mi illude, mi illude continuamente in una speranza che non avverrà mai si prende gioco di me, mi deride alle spalle infierisce sul mio corpo malconcio mi dice "povero sciocco non tornerà mai, resterai per sempre qui a soffrire"
            Sento che da quel buco non ne uscirò mai solo te puoi farmi uscire da quel fosso senza fine solo te puoi riportarmi alla vita non arrivi... Perché? Non arriverai mai... Lo so lo sento mi sento solo abbandonato a me stesso
            Ho paura tanta paura per me per la fine che farà ciò che è rimasto di me un briciolo di ossa rotte dalla caduta
            Grido aiuto con tutta la mia forza ma non mi senti grido aiuto disperatamente con tutta la mia voce ma non arrivi grido talmente tanto che non ho più voce persino la mia gola si vuole arrendere sono senza voce e non posso più gridare ma dentro la mia testa continuo mi fa male la testa da quanto grido mi fa male tutto da quanto piango la disperazione è la mia unica compagnia
            Continuo a cercare qualcosa, alzo il braccio nella speranza di sentire la tua mano che mi tira fuori da quel precipizio ma non sento arrivare niente non vedo nessuna luce, nessuna voce mi tranquillizza
            Non succede nulla
            Mi sento lentamente morire sempre di più ogni giorno che passa, ogni giorno è un agonia peggiore sono sempre più debole oramai sono sdraiato e non riesco nemmeno ad alzarmi in piedi, la vita comincia a non avere più senso per me respiro e basta tutto diventa sempre più fondo persino l'aria fa fatica a raggiungermi mi sento soffocare non respiro mi manca tutto non resisto
            Sto solo aspettando la mia ora sono solo un debole.
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              Scritta da: Daniel De Rosa
              in Poesie (Poesie generazionali)

              Eccitante provocazione

              Lo sento gonfiarsi
              al suon delle tue parole, crude ed eccitanti,
              piene di ardore e passione:
              la brama del tuo corpo non reggo.
              Lo sento gonfiarsi
              Mentre della tua provocazione si cibano i sensi,
              non cedo per ora alla lusinga e ancora attendo:
              Non si ferma il desiderio, che ora si vede, fa capolino
              Mentre tutto tace intorno, non la tocco ma voglio.
              "E la mano scende lungo il corpo"
              Poi le mie parole esplodon e non mi freno
              "che delizia il sapor del goder femmineo
              che sul mio viso cola come bianco vino"
              non so tenermi
              e al gran piacere m'abbandono.
              Composta giovedì 20 dicembre 2012
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                Scritta da: Daniel De Rosa
                in Poesie (Poesie generazionali)

                Lascia la pelle nel mio letto, nel tuo pentimento

                Lascio la tua pelle umida,
                al fianco della mia,
                bagnata come un fior di rugiada al mattino
                t'ammiro... sento il calore del corpo tuo vicino
                disteso, in un guscio di seta abbandonato,
                rinnegato mi volto nello specchio
                riflesso il volto mio, consumato,
                scritto di rughe e dei pensieri della vita
                e la vista tua sullo sfondo mi cattura:
                tenera creatura condannata al piacere fugace
                al goder infame senz'amore,
                piegata al sensuale potere del peccare
                affiscinata dal trasgredire.
                Delusa la bocca tace, la vista si chiude
                a dimenticar nel sonno, come incubo arrivato,
                per guarir pensiero in preghiera,
                ma lo scordar non ti da pace.
                Infelice giace, nel finto dormir
                l'inquieta voce geme.
                e quella luce, sottil sul volto
                posa la carezza, speranza non resta,
                detesta il pensier ora la mente
                che dell'inganno non fu desta.
                Composta mercoledì 2 gennaio 2013
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