in Poesie (Poesie generazionali)
Flipper nichilista
Le ferite, quelle vere, stanno al margine del gioco
come crepe di fiducia, come vuoto della vita;
il mondo rotola attento a non caderci giù.
Composta martedì 15 gennaio 2013
Le ferite, quelle vere, stanno al margine del gioco
come crepe di fiducia, come vuoto della vita;
il mondo rotola attento a non caderci giù.
Oscuro male dilania affonda la vita strappa l'anima
Il tempo è finito dove sono i tuoi occhi che mi chiedevano
ma impotenti le mani restano chiuse stringendo la disperazione di un momento infinito
Ora solo ricordi immersi nella luce dell'aurora in balia di un maestrale che porta via un sorriso
Riuscirei a sentirti tra le bombe di una battaglia,
riuscirei a vederti dall'alto di un aeroplano,
riuscirei a capirti anche senza le nostre parole,
e riesco ad amarti anche se tu continui ad ignorarmi,
ma non andare mai, mai via, perché senza di te
non riuscirei mai a vivere.
Si muove lento lo sguardo,
ancora più lenta la testa,
sfili un altro ricordo dalla tua anima,
ne sento già nell'aria l'odore.
Una foto sbiadita che sa di già visto,
profonda malinconia,
riavvolgi quel pensiero che parla di noi
che come carta in una macchina da scrivere,
lettera su lettera, riscrivi il tuo futuro.
Il mio inferno è per il cuore,
il paradiso per la pelle,
ma tu sei alla disperata ricerca
di un purgatorio per la tua anima.
La macchina andava via
dal retrovisore il suo viso.
L'oscurità avvolgeva tutto,
solo la fioca scintilla di un lampione,
altri passi verso me che vado,
penso a chi per primo ti rimboccherò le coperte
quando sarai a letto.
Mi sento vecchio andando via,
pensando ancora a te,
a nient'altro che vada al di là
di ciò che sei, oltre mani e labbra,
le tue gambe e le tue braccia.
Urli addio ma vorresti dire ciao,
urli addio ma vorresti dire ciao.
Come gocce di pioggia
cadon dal cielo,
così mie lacrime
cadono dall'alto,
non cadono dagli occhi,
cadono dal cuore,
immane dolore,
rimpianto del passato,
si infrangono a terra,
ne sgorgano ancora
dalla fessura
sul cuore,
ne usciranno ancora,
fin quando arriverà
un gran calore,
capace di prosciugare
questo salato mare.
Tutte quelle promesse, tutte quelle parole, mi sono entrate dentro nel sangue scorrono con esso mi tengono in vita così come mi tiene in vita il sangue
Quelle parole e quelle promesse hanno avuto un peso enorme su di me un peso inimmaginabile, mi sono rimaste addosso come se me le avessero cucite sulla pelle le sento di continuo, le sogno di continuo hanno scosso tutto di me mi è rimasto un segno in me di una profondità che nessuna luce e nessun suono può raggiungere quelle parole e quelle promesse hanno raggiunto il confine più lontano del mio animo un posto dove prima non c'era nulla, il vuoto assoluto era diventato pieno di bene
Tutto era stato riempito di amore ora non c'è più nulla a riempire le mie cicatrici il pavimento dove camminavo è crollato tutto sono sprofondato in fondo ad un abisso, senza fine
Io ora mi trovo in quel posto... Solo in fondo ad un abisso buio dove non c'è niente un abisso dove non vedo luce un abisso dove non sento musica un abisso in cui nemmeno la mia anima ha il coraggio di entrare l'unica cosa che le mie orecchie sentono sono quelle parole, quelle promesse, quel si, la tua voce soave l'unica cosa che vedo in mezzo all'oscurità sei te e quel bellissimo sorriso che mi ha aperto il paradiso la mia unica speranza...
Solo te
Tu non ci sei mi hai abbandonato vedo e sento solo dei resti di quella materia che prima riempiva quell'abisso quella materia che chiudeva tutte le mie ferite quella materia eri te
Ora un fantasma, mi illude, mi illude continuamente in una speranza che non avverrà mai si prende gioco di me, mi deride alle spalle infierisce sul mio corpo malconcio mi dice "povero sciocco non tornerà mai, resterai per sempre qui a soffrire"
Sento che da quel buco non ne uscirò mai solo te puoi farmi uscire da quel fosso senza fine solo te puoi riportarmi alla vita non arrivi... Perché? Non arriverai mai... Lo so lo sento mi sento solo abbandonato a me stesso
Ho paura tanta paura per me per la fine che farà ciò che è rimasto di me un briciolo di ossa rotte dalla caduta
Grido aiuto con tutta la mia forza ma non mi senti grido aiuto disperatamente con tutta la mia voce ma non arrivi grido talmente tanto che non ho più voce persino la mia gola si vuole arrendere sono senza voce e non posso più gridare ma dentro la mia testa continuo mi fa male la testa da quanto grido mi fa male tutto da quanto piango la disperazione è la mia unica compagnia
Continuo a cercare qualcosa, alzo il braccio nella speranza di sentire la tua mano che mi tira fuori da quel precipizio ma non sento arrivare niente non vedo nessuna luce, nessuna voce mi tranquillizza
Non succede nulla
Mi sento lentamente morire sempre di più ogni giorno che passa, ogni giorno è un agonia peggiore sono sempre più debole oramai sono sdraiato e non riesco nemmeno ad alzarmi in piedi, la vita comincia a non avere più senso per me respiro e basta tutto diventa sempre più fondo persino l'aria fa fatica a raggiungermi mi sento soffocare non respiro mi manca tutto non resisto
Sto solo aspettando la mia ora sono solo un debole.
Lo sento gonfiarsi
al suon delle tue parole, crude ed eccitanti,
piene di ardore e passione:
la brama del tuo corpo non reggo.
Lo sento gonfiarsi
Mentre della tua provocazione si cibano i sensi,
non cedo per ora alla lusinga e ancora attendo:
Non si ferma il desiderio, che ora si vede, fa capolino
Mentre tutto tace intorno, non la tocco ma voglio.
"E la mano scende lungo il corpo"
Poi le mie parole esplodon e non mi freno
"che delizia il sapor del goder femmineo
che sul mio viso cola come bianco vino"
non so tenermi
e al gran piacere m'abbandono.
Lascio la tua pelle umida,
al fianco della mia,
bagnata come un fior di rugiada al mattino
t'ammiro... sento il calore del corpo tuo vicino
disteso, in un guscio di seta abbandonato,
rinnegato mi volto nello specchio
riflesso il volto mio, consumato,
scritto di rughe e dei pensieri della vita
e la vista tua sullo sfondo mi cattura:
tenera creatura condannata al piacere fugace
al goder infame senz'amore,
piegata al sensuale potere del peccare
affiscinata dal trasgredire.
Delusa la bocca tace, la vista si chiude
a dimenticar nel sonno, come incubo arrivato,
per guarir pensiero in preghiera,
ma lo scordar non ti da pace.
Infelice giace, nel finto dormir
l'inquieta voce geme.
e quella luce, sottil sul volto
posa la carezza, speranza non resta,
detesta il pensier ora la mente
che dell'inganno non fu desta.
La notte dove mi porterà?
Forse in un sogno, in un tuffo del tuo palpito nel vento,
al tocco leggero delle tue mani,
ombra calma e dolce ma speranza sfuggita in una visione,
solo un sogno, niente più.