Poesie generazionali


Scritta da: alessandro82
in Poesie (Poesie generazionali)
Chi è il vero profeta
umano o divino
umile o ricco
ispirato o preparato
ci convinceranno
che la salvezza è vicina
che la fine è alle porte
che bisogna svegliarsi
che c'è qualcuno che trama
tutto il contrario di tutto
vero e falso insieme
poi che l'amore è utopia
che il lavoro è sacro
che la famiglia è di troppo
che è necessario contribuire
ma lì dovremo unirci
pure senza conoscerci
l'oppressore è molteplice
la falsità è duplice
il dubbio serpeggia
la verità invece è una
ciò che si sente
ciò che si sa.
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    Scritta da: Marta Emme
    in Poesie (Poesie generazionali)

    Resilienza

    O biancospino, di fior candidi vestito,
    eppur silenzioso mentore in un
    mondo da tante insidie intristito,
    insidie che son come le tue spine
    nascoste, perché ove meno te lo
    aspetti son poste. Anche le fate,
    nella fantastica narrazione, di te
    hanno grande considerazione perché
    le tue spine son per la loro protezione.
    A fin del proprio bene, dunque,
    rivolgiam le tante pene, e, così forti
    diventeremo che niente più temeremo.
    Nell'animo saldi saremo, come fate
    del biancospino, e allor più pronti ad
    affrontar le avversità del destino.
    Composta martedì 16 maggio 2017
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      Scritta da: Marta Emme
      in Poesie (Poesie generazionali)

      Ragionar da capra

      Or si deve far qualche considerazione
      e un po' d'informazione, entrando
      nel merito della questione.
      Una capra ben rappresenterebbe la
      nostra dimensione, se non avessimo
      dato una svolta alla nostra evoluzione,
      ma la gente poco comprende questa
      posizione. Nei primordi dei nostri
      tempi* (della specie) così era: tutto
      il giorno alla ricerca di bacche, radici,
      semi, erba e a mangiar ogni or per
      viver con decor, perché poche calorie
      han queste specie di leccornie. Poi
      un tal* (antenato) ha cominciato
      la carne a masticar e si è trovato
      a doversi stupefar perché il fisico ha
      cominciato a carburar. Così, e da allora,
      il suo cervello, spender tempo ha
      potuto in ciò che l'ha reso evoluto:
      scoprire, parlare, disegnare, inventare
      e così cazzeggiare, libero insomma
      di ideare. Ma si è superato quando
      stanziale è diventato e ha cominciato
      a coltivare, ad allevare per meglio
      la sua vita sviluppare. E intanto
      l'intestino s'è modificato, e "ruminare"
      un ricordo del passato. Ma quel che
      abbiamo dimenticato è il percorso
      che Homo sapiens sapiens ha formato.
      Dunque l'agnello pasquale da consumare,
      è una scelta normale, la sua carne tenera
      e delicata è da apprezzare e gli allevatori
      ciò vogliono affermare. Questa è la
      natura, non una stortura. Con gli
      ambientalisti mi schiero, contro i
      maltrattamenti negli allevamenti e altri
      intendimenti. Ma una categoria*
      (pastori) non può soffrire perché c'è
      chi la vorrebbe punire, con un'idea che
      è fatta per intimidire e altro non voglio
      dire. Così, ragionar da capra, anche se
      a belar è intonata, non è una logica
      qualificata. E se l'agnello arrosto piace,
      state con voi in pace, come a nostro
      Signore piace.
      Composta venerdì 14 aprile 2017
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        Scritta da: Marta Emme
        in Poesie (Poesie generazionali)

        Un messaggio floreale non è mai banale

        Se c'è qualcosa che non va,
        ti prego, non lo far pesar,
        l'amor mio è esclusivo,
        non lo devi dimenticar. E or
        lo potrai notar. La vera
        eccezionalità è aver dentro sempre
        il sole del mattino, a far luce
        e riscaldar quel prezioso giardino,
        che qui si esprime con la voce
        di un tenero fiorellino, tenero e
        pur così forte di fronte
        ai dissesti della sorte, che resiste
        e tiene duro dando speranza
        al futuro. Perché la viva terra
        s'è formata così, proprio
        a partir da lì. Son dunque
        questi i fiori essenziali che
        posson curar tutti i grandi
        mali. Allor vado ad elencar,
        stai bene ad ascoltar e
        poi saprai anche valutar.
        Il basilico erotico e profumato
        è adatto anche al più raffinato palato.
        Il cappero, che dia la giusta
        vivacità e un po' di brio nella
        quotidianità, non può mancar.
        La dalia a mostrar gratitudine
        perché lontana tenga la solitudine
        e la nostra presenza sia nella vita
        la vera essenza.
        L'acetosella così spontanea e bella,
        con lei non manchi la tenerezza
        materna e una carezza diventi
        sempre la scelta più moderna.
        Il giglio per esser nella casa
        una regina e aver riconoscimento
        e stima.
        La salvia, buona salute dia
        e che il male vada via.
        Il tarassaco che bello il futuro faccia
        vedere, ma ce ne vuole un sacco.
        Una rosa come gloria della primavera,
        figlia del cielo e presenza serena.
        Una margherita perché sa infonder
        nell'animo bontà, ma anche tanta
        freschezza sa donar.
        La pratolina conferisca la purezza
        e il candor di chi vuol esser
        ancor un po' bambina.
        E poi il rosmarino che tenga
        i malevoli lontano col suo profumino
        sparso a puntino.
        Un ramoscello di mirto infine
        colgo perché la mia vittoria è
        ciò che porgo e or son felice
        perché l'hai amorevolmente accolto,
        per le tante cose che ti sovvien
        nel ricordo.
        Composta giovedì 30 marzo 2017
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          Scritta da: Asianne Merisi
          in Poesie (Poesie generazionali)

          Noi abbiamo bisogno

          Non abbiamo bisogno
          di bocche piene,
          ingorde, eternamente magistrali,
          ornamenti su misura
          senza chinarsi mai alla vera bellezza.

          Non abbiamo bisogno
          dell'ultimo uomo "onnipotente"
          che esce fuori dalle righe senza purezza.

          Non abbiamo bisogno
          di una lettura che annoia la mente,
          ma di una melodia
          che la parola trasforma
          e la mente viaggia
          da sempre.

          Siamo teatri pieni di ascolto,
          siamo la commozione
          che esce da ogni lembo di pelle,
          siamo brividi.

          Non abbiamo bisogno di lingue docili
          che si biforcano
          dietro le spalle e rinnovano l'ambiguità.

          Oltre le parole vive un mercato
          pieno di facile modernità,
          ma contrasta con l'intima interiorità,
          ci vuole "arte"
          anche nel cogliere e scegliere oltre le apparenze.

          Noi non abbiamo bisogno
          di reclute che si vestono di aleluie
          per rendersi onnipotenti.

          Noi non abbiamo bisogno
          di sorrisi marcati su filo spinato
          che pungono di spalle
          perché per loro, avanti è reato

          noi non abbiamo bisogno
          di cuori pieni si sabbia
          che tappano la gola
          per lasciar morire il bene

          noi non abbiamo bisogno
          di cieli dipinti l'azzurro
          con dietro nuvoloni grigi

          noi non abbiamo bisogno
          di sogni suonanti di monete
          che arricchiscono l'ego

          abbiamo bisogno
          di pura sorgente
          che scorre da fonti pure
          e lontano da occhi
          di spine e spade

          abbiamo bisogno
          di cibi sazianti
          per anime pure su pane e miele
          che sanno di bene.

          Noi non vestiamo buonismo spiccio... noi
          non conosciamo sorrisi
          su denti insanguinati

          noi siamo anime
          in cerca di silenzio
          perché non è il clamore
          che rende amore.
          Composta mercoledì 15 febbraio 2017
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