Un giorno cominciò l'inferno in questa casa, chiusa nella mia stanza, ero bambina, non mi sono resa conto, il mio papà aspettavo, in tavola era pronto, cenavo sempre con lui, mi teneva sulle sue ginocchia, mi copriva di baci e forte mi stringeva, il suo piccolo amore mi chiamava. Quella sera da solo strillava, contro mia madre, la picchiava, con le manine strette sulle orecchie, non volevo sentire, tutti quegli urli, volevo nascondermi e sparire. Ho avuto tanta paura, e volarono via tutti quei piatti che mamma aveva posto con cura, non era più lui, maledetto bicchiere, non riconoscevo quella voce, non era lui a strillare. Si accasciò finalmente sul divano e si addormentò. Mamma strinse la mia mano, piangendo mi disse: tutto passa amore vedrai domani, di nuovo è il tuo papà. Ma non si riusciva a controllare, l'aiutai a pulire la cucina ed arrivò mattina. Papà si svegliò, come non fosse successo niente, mi baciò, come faceva sempre ero tranquilla, ma incrociai gli occhi di mia madre ho visto il terrore... mentre si faceva sera.
Ritorneremo ancora in questo mare che ti solleva il mento e un po' la gonna ed aprirai le labbra e le tue mani per raccontarmi dove tieni il sole quando svanisco dentro la tua bocca
E mi dirai nel giorno appena fuori che hai dimenticato i tuoi sospiri i palloncini che mai furono tuoi l'unica materia di settembre e quei silenzi di nuvola smarrita
La vita - la nostra unica storia - inizia dal tuo ieri dal mio sempre quando non mi sapevi e ti aspettavo.
Col nasino schiacciato contro i vetri, ti stavo aspettare, poi tutto si appannava e non riuscivo a guardare. Mi avevi promesso che saresti venuta presto, ed io aspettavo coi i pugni chiusi, un giorno mi dovrai spiegare mai te lo chiesi, perché sono quì e mi hai dovuto lasciare a piangere e a gridare, anche tu piangevi, ma cos'altro potevi fare? Non ero io, della tua vita, la cosa più importante, il tuo grande amore? Me lo ripetevi sempre, stringendomi sul cuore. E non sei più venuta, tra le lacrime mi sono addormentata, come mai, nemmeno una telefonata... Cos'è che ti costringe a starmi lontano, sono cresciuta e purtroppo l'ho capito, dal troppo rossetto che ha macchiato il tuo viso, al sorriso che ormai s'è spento, dalla vergogna che hai nel guardarmi negli occhi dalla paura che hai quando mi tocchi. Mamma, non condanno te, ma questa società che nonostante le tue richieste, non ci ha dato nessuna possibilità.
Oggi noi viviamo in un nuovissimo regno, E l'ordito delle circostanze avviluppa il nostro corpo Bagna il nostro corpo In un alone di gioia. Ciò che talvolta agli uomini d'un tempo capitò d'intuire grazie alla musica Noi lo realizziamo ogni giorno nella realtà pratica. Ciò che per essi era campo dell'inaccessibile e dell'assoluto Per noi è cosa semplicissima e ben nota. Eppure, quegli uomini non li disprezziamo; Noi sappiamo di dover molto ai loro sogni, Sappiamo che non saremmo nulla senza l'ordito di dolore e gioia di cui è fatta la loro storia, Sappiamo che quando attraversavano l'odio e la paura, quando si urtavano nel buio Quando, poco a poco, tracciavano la propria storia In sé recavano la nostra immagine. Noi sappiamo che non sarebbero mai stati né mai avrebbero potuto essere, se nel profondo di sé non avessero nutrito questa speranza, Sappiamo che senza il loro sogno non sarebbero riusciti neppure a esistere.
Lo sguardo perso, davanti all'altare, non vedevo oltre, lo immaginavo già in cielo e di lacrime un velo, c'èra nella mia testa l'ultima telefonata: corri al suo capezzale, papà stà male. Più volte ho visto il suo dolore, ma poi passava, questo peggioramento non s'aspettava, era una quercia vera. Ma un triste autunno smise le sue foglie, non ci fu più primavera, vedevo i suoi colori, erano cambiati, e rimase chiuso ad aspettare che finisse l'inverno ma i suoi occhi rimasero addormentati. Troppa fretta avevo, nel venire a salutarti, convinta che quì ti avrei comunque ritrovato e rimandavo sempre, quello che dovevo dirti, non trovavo un minuto per sentirti. Troppo tardi, forse ora mi sentirai, non ho saputo dirtelo, con questo dolore mi mancano le parole, mi mancano i tuoi abbracci, i sorrisi la sicurezza, la sentivo ad ogni tua carezza papà mio caro puoi avere la certezza tanto ti ho amato, non sono riuscita a dirtelo.
Con te berrò, quest'ultimo calice, sa di fiele, ma non dirò niente, ti starò a guadare, farò come te, che hai saputo fingere, guardandomi negli occhi e farmi male. E stavo ad aspettare, tu mi chiamavi: amore sai faccio tardi, vai pure a dormire, ed io stupida ti stavo a sentire. Ma un giorno, quelle frasi sul telefonino, quei messaggi, al mio topolino... Non ti dico cosa ho pensato, ma mi è bastato per mandati via. Tutta la vita ti ho dedicato, mi rimarrà la rabbia per averti amato.
Caldi colori, di nostalgie passate, foglie ingiallite il cielo piange qualche lacrima d'amore, una leggera brezza, sussurrando fra gli alberi, accarezza. Odor di terra bagnata, odor di mosto, e di quel fiore rimasto.... L'autunno è come una donna che si concede, con i suoi molteplici profumi e le sue braccia protende al cielo, offrendole al vento, che ad ogni sua parola, cede. Tutta si spoglia e bagnati ha i fianchi, carezzate da edere odorose e dalle ultime rose. Stormi di uccelli in volo, rispondono al saluto, disegnando strane forme in cielo, e insieme gridano a tutta la natura coperta da una leggera foschia, come un velo ad un altro anno, alla prossima avventura.