C'era na vorta un tipo morto strano, annava a spasso tutto sbilenco, con na bisaccia e n'ombrella in mano. Tutto dolorante, piano camminava, e spesso se fermava pe la via, la gente lo vedeva e na monetina jè dava, perché porello grande pena faceva. A tutti sorrideva, ma se vedeva che nun ce la faceva. Un giorno da sopra un barcone, na signora se affaccia e lo chiama, viè qua che te riposi, te lavi e magni, sempre quarcosa ce quadagni, viè su che con un ber vestito e n'antro paro de scarpe te ce cagni. Mia cara signora, disse er poverello, le scarpe mie so la mia consolazione, so strette e vecchie e me fanno soffrì, ma quanno che me le levo a sera, visto che nun c'è pe me nessuna considerazione, posso anch'io tirà un sospiro de sollievo... e pur'io me prendo er mio momento de soddisfazione.
Lenta la neve fiocca, fiocca, fiocca. Senti: una zana dondola piano piano. Un bimbo piange, il piccol dito in bocca; Canta una vecchia, il mento sulla mano. La vecchia canta: intorno al tuo lettino C'è rose e gigli, tutto un bel giardino. Nei bel giardino il bimbo si addormenta La neve fiocca lenta, lenta, lenta.
Siamo sognatori, poeti, giocolieri, pagliacci con maschere e trucchi, poi semplici uomini, persi tra domani e ieri, tra mucchi di rime e parole che fanno sognare, fanno piangere, fanno pensare. Scriviamo per il nostro piacere, la nostra è voglia di comunicare, spesso denunciare, cercar di capire. Per chi ci vuol seguire, si troverà a giocar con le parole, confidenze, peccati, sogni inventati, desideri avverati e no, concetti sballati, passioni controllate, ed una serie di bugie, per i più sbadati. La voglia che ci preme è dentro, non si può contenere, siamo forse capricciosi a volte o eterni bambini, ma questo nostro gioco di parole è un bisogno per sentirvi vicini.
Labbra morbide come petali rosa, si offrono ai sensi già colmi di desiderio. Labbra morbide preludio di sogni, cariche di promesse, di sconfinati piaceri. Labbra morbide sfioro, dolce contatto d'amore, mentre spalancate vedo le porte del paradiso.
Ville, villani e condoni passeggio e buone intenzioni bagnati ai freschi nasoni a scovar abitazioni pari a strani forieri sperando prezzi di ieri ritornar indietro molli scoprendo dei prezzi folli raggiri a scopo di lucro assurdo, pesante il mutuo giovani, senza domani che il Papa vuole cristiani impegno, politica invasa senza lavoro né casa e sempre più si assottiglia gioia e ideal di famiglia.
Mi manchi... nei giorni che passano nelle albe chiare nei tramonti che si allungano mi manchi... nel crepuscolo della sera nel tepore della casa nell'abbraccio alla vita nel respiro che soffoca l'ansimante mio petto mi manchi... nelle parole sorde nelle piccole cose nei silenzi raccolti così, mi manchi come umana debolezza del vivere.
Nella mia mente, così povera, s'insinua il dubbio della tua Certezza, e prego a sera chi non conosco, come un vecchio amico, lontano, forse la solitudine, la disperazione, vuole che tu ci sia, ma nel dolore, se tu m'ami, com'è vero, non mi sei vicino. Vorrei essere un bambino, che crede ingenuo ad ogni cosa, anche se mistero, è abituato alle favole che fanno sognare, ed allora, tu sei il grande mago, il signore del mondo tutto puoi avere, fare, sei il solo a comandare, perché allora permetti il male? Bambini che non devono morire, donne ormai stanche di soffrire, mari che mescolano onde col sangue, tempeste e terremoti su terre già martoriate, su popolazioni malate, punizioni ingiustificate, quanto ancora dobbiamo subire la tua collera, quando ci perdonerai e senza alcun dubbio ci farai credere?
Mi cercasti un giorno, con una telefonata: perché non ti fai sentire, dove sei andata? Non avevo più risposto, e non pensavo che dopo tanto tempo, ancora nel suo cuore avevo posto. Accettai d'incontrarlo, ma nell'anima, rabbia e rancore, per chi vede distrutto per sempre un amore. Sotto il vecchio lampione, del portone di casa, mentre pioggia scrosciante, con sorriso suadente: entra pure, finirai per bagnarti, lo volevo affogare, quel fetente! Che mi aveva distrutto la vita, finii per cedere alle sue insistenze, come sempre davanti ai suoi occhi, mi son persa tra baci e carezze, dov'era finita tutta la mia rabbia e le mie certezze. Giurai a me stessa, che dopo il temporale, l'avrei scaraventato giù per le scale, ma è ancora qui che scende e sale che stupida che sono... mi piace farmi male.