Scritta da: CLAUDIO CISCO
in Poesie (Poesie d'Autore)
Io cerco quel che non esiste
Io cerco quel che non esiste
e che nel nulla svanisce
in un effimero sogno.
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Io cerco quel che non esiste
e che nel nulla svanisce
in un effimero sogno.
Ascolta... ragazza sperduta in quest'infinito.
È notte.
Ogni cosa intorno è spenta e tace.
Nel silenzio dolcissimo
altre sensazioni di un mondo totalmente sconosciuto
ma intrinseco con i nostri giovani spiriti,
vivono con suoni e colori in dimensioni parallele
e niente è ciò che sembra.
Attimo fugace,
come un fiore che sbocciando muore,
in questa notte t'amo per non amarti più.
Noi due siamo come fantasmi nella notte,
anime vaganti in cerca d'amore,
muovendoci insieme, in trasparenza,
candidamente invisibili, ci avviciniamo piano
per non aver paura nell'oscurità.
Noi due fantasmi nella notte,
solitari astri dispersi nel grande firmamento lassù,
senza tempo e senza storia, rapiti dall'oblio
misteriosamente avvolti dalle tenebre,
angeli di questa giovinezza.
Magicamente lontani
dal flusso impetuoso della multanime esistenza,
noi due non avvertiamo più il battito sconfinato dell'infinito
come orrenda solitudine e mistero interminabile.
La realtà ci appare
come un susseguirsi di fantasmi vuoti e meccanici,
ed ogni residuo di tristezza
si smarrisce del tutto o vibra remoto
in un placamento soave.
Ragazza sconosciuta,
sei bella tra le ombre,
sei più bianca della luna,
il tuo viso brilla come una candela.
Lascia questa mia mano
che hai stretto così fugacemente questa notte.
Alle prime luci dell'alba
le nostre strade si divideranno
per non ritrovarsi mai più.
Abbiamo acceso un fuoco in noi
che il vento della vita che fugge
spegnerà presto.
Non dimenticarmi ovunque sarai,
io non ti dimenticherò ovunque sarò
anche se resteremo per sempre
fantasmi nella notte.
Lacrime di sangue
pace tormentata
Inquieti ricordi
trafiggono il cuore
come lame sottili.
Spengono le stelle
nell'universo dell'innocenza
Non più tramonti innocenti
accompagneranno i tuoi passi
Il passato riemerge
come un'ombra, t'accompagna.
Porta l'inverno
nel cuore caldo
Piangi bimba,
per ogni violenza.
Piangi per ogni vergogna.
Piangi per ogni carezza.
Le lacrime di vergogna
troveranno pace nel tempo
dei ricordi.
Abbraccerai il passato
con il suo dolore
Fragile diamante
diverrai di roccia.
Non temere, oh Musa! Usi e giorni completamente nuovi
ti vengono incontro, ti circondano.
Candidamente ammetto che questa razza è strana, molto
strana, di nuova foggia. Eppure è sempre l'antica umana razza, la stessa, dentro e fuori, facce e cuori gli stessi, gli stessi sono affetti e desideri. Lo stesso antico amore, e la bellezza, e il modo di usarne.
Una pietra, poi un'altra,
di rabbia, di paura, di ignoranza.
Pietre scagliate senza capire,
tanto sangue, senza intervenire,
quale sarà la prossima a morire?
Una pietra ancora, una speranza persa
per una promessa fatta con il cuore
e questa folle corsa
che ci rende insensibili,
mentre laggiù donne piangono e tremano,
con il desiderio di essere invisibili.
Alla fine sotto tanta polvere,
non s'ode più il gemito,
solo un corpo inerme, ucciso dall'amore.
Piango e rido per le stesse ragioni
le emozioni mi fanno ancora battere il cuore
e il brivido lo sento ancora dentro di me.
Il tempo ha lasciato integro in me
sogni che galoppano
e tanta fantasia
Il tempo uccide le emozioni
solo chi le emozioni non le vuole sentire
solo allora si ferma il cuore.
L'alba perde i suoi colori
il tramonto attende la notte
del sole non ne senti il calore.
Ma se nel cuore conservi dei sogni
sai mettere in moto la fantasia
allora la vita sarà fatta di emozioni.
I lividi ormai blu
hanno attraversato l'epidermide
trafiggendo il cuore.
Squarciano l'anima
oggi come allora.
Il dolore compone
con la disperazione, note di agonia.
Le lacrime si fermano,
si sono esaurite nella fitta
dell'umiliazione e dell'impotenza.
Nulla è cambiato
se non il volto,
le grida continuano
a non essere udite.
Davanti a me, i tuoi occhi profondi e neri,
mi aspettavi, nonostante tutti quei no,
non troppo convinti.
Mi allontanai dalle tue carezze,
ma con la luna piena i tuoi occhi brillavano
e lasciai morire le mie certezze.
Stringendomi sotto quel cielo,
tutto divenne favola,
mi dovrò svegliare, non ci voglio pensare.
Le tue mani sulla mia pelle,
con la paura di chi poteva vedere,
ancora di più, di più quel desiderio,
di una mela proibita, e la voglia di vita.
E la luna perse chiarore, sulla nostra sete amore,
ci trovò abbracciati su quell'erba umida
una tiepida alba,
senza parlare, ci allontanammo
le mani si stringevano a non volersi lasciare,
ma come giustificare quel non tornare,
forse colpa di una luna piena, la voglia improvvisa di amare?
Mi hai fatto senza fine
questa è la tua volontà.
Questo fragile vaso
continuamente tu vuoti
continuamente lo riempi
di vita sempre nuova.
Questo piccolo flauto di canna
hai portato per valli e colline
attraverso esso hai soffiato
melodie eternamente nuove.
Quando mi sfiorano le tue mani immortali
questo piccolo cuore si perde
in una gioia senza confini
e canta melodie ineffabili.
Su queste piccole mani
scendono i tuoi doni infiniti.
Passano le età, e tu continui a versare,
e ancora c'è spazio da riempire.
È tempo di trovarsi
mio nobile padrone
rifugiarsi
nel mondo dei suoi sguardi
e fermarsi all'angolo del cielo
È tempo di lasciarsi addormentare
mio nobile e selvaggio equilibrista
smarrirsi
in questa luna sulle labbra
e farsi brina dentro la sua bocca
La vita
aspetta ancora un mio sorriso
e tu non puoi nascondermi le mani
lasciare ancora accesi i miei sospiri
e ubriacarmi di sogni e desideri
Lascia che io le offra le mie ali
È tempo di saperci ormai disciolti
nell'identica trama delle bolle
e andare insieme
nel sogno che ci attende
sacri
magnifici ed immensi
prigione e spazio dello stesso fiato.