Io so un inno immenso e strano che annuncia nelle notti dell'anima un'aurora, e queste pagine sono di quell'inno cadenze che l'aria dilata nell'ombra.
Io vorrei scriverlo, dell'uomo dominando la ribelle, meschina lingua, con parole che fossero ad un tempo sospiri e risate, colori e musica.
Ma è inutile lottare; non c'è scrittura che possa racchiuderlo, e a malapensa - oh mia bella! - tenendo fra le mie mani le tue, potrei, all'orecchio, cantarlo a te sola.
Sei entrato nella mia vita come un colpo di vento, hai spalancato la finestra e sconvolto i fiori che morivano calmi nel vaso Morivo anch'io coi miei fiori un poco alla volta, in silenzio. Sei entrato col bagliore di un lampo che ha spento ogni lume. Io non so più se sono viva o morta, se sono cieca, o se sono piena di luce.
Dall'ondeggiante oceano, la folla, venne teneramente a me una goccia, mormorando
Io ti amo, tra non molto morirò ho fatto un lungo viaggio solo per guardati, toccarti, perché non potevo morire sinché non ti avessi parlato, perché temevo di poterti poi perdere.
Ora ci siamo incontrati, ci siamo guardati, siamo salvi,
ritorna in pace all'oceano mio amore,
anch'io sono parte di quell'oceano amore, non siamo così
separati,
considera il grande globo, la coesione del tutto, quanto è
perfetta!
Ma per me, per te, il mare irresistibile deve separarci,
e se per un'ora ci tiene lontani, non potrà tenerci lontani per sempre;
non essere impaziente - un istante - sappi che io saluto
Mi porta su quel monte un sentiero, dove tra antiche vestigia romane, poco più distante, c'è un cimitero. Sempre percorro questa via, ed il cielo, il sole ed il mare mi fanno compagnia. Non è lunga la salita, è molto ripida, ma non sento la fatica. Sopra quel monte c'è un pezzo di cuore, nel cimitero che guarda il mare, in una vecchia cappella, dove ormai il tempo scorre lento, ora riposa un santo. La mia infanzia ho trascorso tra le sicure braccia di questo grande maestro, mi ha insegnato ad aver rispetto, ad aver pazienza, a prendere coscienza, ad apprezzare anche la più piccola cosa, ogni tanto gli porto una rosa, per ringraziare, è un bacio, un abbraccio che non gli posso più dare. Sento che avverte questo mio amore, e spesso in un alito di vento mi sovvengono l'ultime parole: mi raccomando torda, guarda sempre al sole.
Il mare ci veniva dietro, cancellando l'orme, i miei occhi al sole, non riuscivano a vedere la troppa luce mi abbagliava. Un fantasma e tu, la stessa cosa, parlavi ma non ti ascoltavo più. Troppe parole per confessare che non mi amavi, perché avevi aspettato tutto questo tempo... Un tuffo in mare per lavare l'onta, ancora ti vedevo sulla riva, mi hai chiesto un bacio ancora... no! Non devi più toccarmi! Ho lavato l'anima, il mio corpo, ho lavato il cuore, tutto di te si è perso nell'immensità del mare, ora vai via, ti cancellerò per sempre e quando mi verrai in mente, di nuovo mi farò cullare dalle mie onde. Affogherò i ricordi di te e del nostro amore.
Ho ancora in mano l'ultima tua lettera mi chiedevi di aspettare ancora, dove... eri al fronte, ma stanca di pensare ho rivolto i miei interessi altrove certa che non saresti più tornato la mia vita non avrebbe avuto senso e tutto sarebbe quel mi aspettarti sarebbe risultato invano. Forse con troppa fretta e dalla rabbia che avevo dentro, mi son lasciata trascinare ho sposato il tuo caro amico un uomo che mi ha sempre amata e consolata rispettando i miei tempi, i miei capricci e quanto ha dovuto sopportare la delusione era sempre più cocente, mi son dovuta adattare ma quando ti ho visto vicino a quell'altare... non sapevo se credere o morire ma ho incontrato lo sguardo serio di mio padre e con la morte nel cuore, ho dovuto continuare. Con il viso bagnato di lacrime mi volevo convincere che non eri vero e per rispetto te ne sei andato. Non scorderò mai quando ti sei allontanato ti sei girato indietro, ed il tuo viso dal dolore provato con lo sguardo ti ho seguito mentre uscivi dalla chiesa, tra i banchi lo sai che non sono stata mai felice ancora oggi mi manchi.
La mia suora mi teneva in cucina, attaccata alle sue vesti, ogni tanto davo una sbirciatina dentro quei pentoloni fumanti. Noi bambini eravamo tanti, ed ogni giorno era una grande occasione, per incontrarci tutti di mattina presto, nell'immenso refettorio a fare colazione. I biscotti profumavano di miele, il latte caldo appena munto, un regalo al mattino del nostro amico contadino. Le giornate passavano in fretta, tra giochi e letture, ricami e cucina, la nostra insegnante, la migliore, ci dava lezioni di vita, con amore. I bambini crescevano in fretta, ed al mattino che fatica per farli svegliare, noi bambine più grandi avevamo imparato a fare da mamme per poterli aiutare. Son cresciuta forte, indipendente e sicura, ho ricordato sempre tutte le mie suore, che mi hanno insegnato tanto e a non arrendermi mai. L'esperienza e la fatica basta prenderla con gioia, mi pento ancora ora, se qualche volta ho pianto.