Poesie d'Autore


Scritta da: Andrea De Candia
in Poesie (Poesie d'Autore)
Io su te non ho un nome ma rammento
di dirti prima, anzi che ti giunga
nuova voce dall'alto
questa follia che non dà destino.
Come quieta fontana o soleggiato
pesce scherzoso avvolto ad una spina
come il prisma del grano che profonda
la sua attesa nel sole
prima di denudarla dentro il pane
così sei, religioso per tua sorte
dacché cali i tuoi spiriti pensosi
sopra le immonde piazze dei poeti.
So per me stessa tutta la visione
del tuo canto patito come neve
che ti preme d'amore alle ginocchia.
Con te unita, soffrente di una voce
di verissimo stacco, ho vigilato
presso l'albero alto
che rammemora Dio, gli Angeli, i foschi
demoni della nostra poesia.
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    Scritta da: Andrea De Candia
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Rinascimento III

    Vaga speranza non era la fede,
    non esigeva una vile preghiera,
    era un'attesa, l'amore faceva
    pregare immagini, alzare preghiere.

    Era l'uomo ispirato: in sé cresceva,
    raggiungendo il silenzio delle origini.
    La sua gioia trovava Dio già pronto:
    io toglieva dall'ombra dell'arcano,
    per alzarlo tremando nella luce!
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      Scritta da: Andrea De Candia
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Episodio in biblioteca

      Una ragazza bionda si è chinata su una poesia. Con una matita affilata come un bisturi trasferisce le parole su un foglio bianco e le trasforma in trattini, accenti, cesure. Il lamento del poeta caduto in combattimento ha ora l'aspetto di una salamandra smangiucchiata dalle formiche.
      Quando lo trasportavamo sotto il fuoco, credevo che il suo corpo ancora caldo sarebbe risorto nella parola. Ora, vedendo la morte delle parole, so che non c'è limite alla decomposizione. Di noi resteranno lettere sparse nella terra nera. Accenti sul nulla e sulla polvere.
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        Scritta da: Andrea De Candia
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        La voce

        Vado al mare
        per udire quella voce
        fra un colpo e l'altro dell'onda

        ma la voce non c'è
        c'è solo la senile garrulità dell'acqua
        il nulla salato
        l'ala d'un bianco uccello
        rinsecchita sulla pietra

        vado nel bosco
        dove dura ininterrotto
        il fruscio d'una enorme clessidra
        che trasmuta foglie in terra nera
        terra nera in foglie
        potenti mandibole d'insetti
        divorano il silenzio della terra

        vado nei campi
        lastre verdi e gialle
        fissate con spilli d'esistenze d'insetti
        risuonano a ogni tocco di vento

        dov'è quella voce
        dovrebbe farsi udire
        quando per un attimo tacerà
        l'instancabile monologo della terra

        niente solo sussurri
        schiocchi scoppi

        torno a casa
        e l'esperienza assume
        forma di alternativa
        o il mondo è muto
        o io sono sordo

        forse però
        siamo entrambi
        segnati da una infermità

        dobbiamo perciò
        prenderci sottobraccio
        andare avanti
        verso nuovi orizzonti
        verso gole contratte
        da cui fuoriesce
        un incomprensibile borbottio.
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          Scritta da: Andrea De Candia
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Il ciottolo

          Il ciottolo è una creatura
          perfetta

          uguale a se stesso
          attento ai propri confini

          esattamente ripieno
          di senso pietroso

          con un odore che non ricorda nulla
          non spaventa nulla non suscita desideri

          il suo ardore e la sua freddezza
          sono giusti e pieni di dignità

          provo un grave rimorso
          quando lo tengo nel palmo
          e un falso calore
          ne pervade il nobile corpo

          - I ciottoli non si lasciano addomesticare
          fino alla fine ci guarderanno
          con un occhio calmo e molto chiaro.
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            Scritta da: Andrea De Candia
            in Poesie (Poesie d'Autore)
            Elastica figura di certezza
            muove il muto linguaggio dei tuoi gesti
            di donna, come fremiti celesti
            in passi alati, sulla terra grezza.

            Il tuo segreto eroico è luce avvezza
            a un sacrificio, in cui tu, dea, pur resti
            forma di fluida musica, fra questi
            nostri orgasmi d'ucciderti in ebbrezza.

            Sei nata grazia dolce, semichiusa
            in vaste curve d'oro in movimento,
            per poterne affiorare: angelo, musa.

            E in ogni cenno irraggi il tuo mistero
            d'esserti qui votata al salvamento
            di colui che vuol teco ergersi intorno.
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              Scritta da: Andrea De Candia
              in Poesie (Poesie d'Autore)
              Chi veglia, ad ali tese, il nero disco
              del sole? Un'armonia danno le sfere
              che fa zuffa d'unisoni: polvisco
              di musiche, ove parla ogni tacere.

              "Il silenzio dei mondi io confluisco
              (l'angelo intona) e qui dal mio volere,
              insito all'entità del verbo prisco,
              dò voci d'astri, d'alberi, di fiere."

              Ondeggiano le voci, più che umane,
              in torrenti di luce e di calore,
              per nutrirci di sé, più che del pane.

              Ma ben poco in un petto ne risuona,
              ché il più trapassa muto le insonore
              tenebre nostre, alzate uomo in persona.
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                Scritta da: Andrea De Candia
                in Poesie (Poesie d'Autore)
                Le curve della tua statura bianca,
                negli andamenti snelli delle gambe,
                son procinto di voli; e d'anca in anca
                il passo non si spicca via, ma lambe
                l'erba con fluidi rivoli
                di sole, su cui scivoli,
                staccandoti ora a dritta ed ora a manca
                dal suolo che ti stanca.
                Un ritmo di movenze ardue, stellari,
                benché frammisto a trascinii di rettile,
                s'imprime entro i tuoi lombi involontari,
                in voci chiuse; e tu, angelo, emettile
                nei tuoi passi felici
                in cui tacendo dici
                che il cielo, anche se in cicli millenari,
                muove teco, alla pari.
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