Io su te non ho un nome ma rammento di dirti prima, anzi che ti giunga nuova voce dall'alto questa follia che non dà destino. Come quieta fontana o soleggiato pesce scherzoso avvolto ad una spina come il prisma del grano che profonda la sua attesa nel sole prima di denudarla dentro il pane così sei, religioso per tua sorte dacché cali i tuoi spiriti pensosi sopra le immonde piazze dei poeti. So per me stessa tutta la visione del tuo canto patito come neve che ti preme d'amore alle ginocchia. Con te unita, soffrente di una voce di verissimo stacco, ho vigilato presso l'albero alto che rammemora Dio, gli Angeli, i foschi demoni della nostra poesia.
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