Sono un libro che nessuno ha mai interamente letto lasciato pagine intere da rivedere con correzioni ancora da prevedere ma mi sorge un sospetto che forse non sia stato scritto interamente per mio volere ma vi garantisco con tanto amore. Le pagine sono state combinate dal tempo e dalle circostanze dalla vita e dalle varie presenze forse qualche frase và cambiata qualcuna aggiunta e separata studiarlo tutto capisco... è solo un emozione ma ve lo raccomando anche perché sarò sicuramente un ultima edizione.
Anche se qualche volta sembra che il sole non splenda anche se pare girare tutto all'incontrario e velocemente strappi il calendario ed è passato ancora. Un anno e poi un altro senza trovare il modo per poter cambiare senza la forza e senza coraggio per poter scappare. E intanto tutto scorre lento come un fiume ormai chiuso nel suo letto senza salite né discesa alcuna... senza lamento. Mi ritroverò la neve sui capelli e non andrà via scivolando si perderà in lacrime e guarderò nello specchio chi non riconosco chi amava il bosco e tutte le paure aveva allontanato il lupo... io l'avevo incontrato e combattuto poi ti lasci andare e senza sogni tenti di arrivare ma dentro grida quella voglia ancora di osare e di distruggersi da sola e non si può fermare ed una corsa ancora verso il mare per liberare l'ultimo sogno che grida e preme per uscire vivere ancora... si... lo voglio fare.
Sasso, quanto dici pur se non parli. Fai guizzare l'animo quando ti si lancia a pelo d'acqua, sei simbolo di catastrofe quando ti si vede ammucchiato ai piedi di rovine, mentre sei fonte di ricerca se ti si scorge sui resti di siti archeologici, diventando anche esempio significativo in tante parabole di Gesù sia da pietra che da sasso. Vivi la storia di chi ti calpesta anche solo parlando di te, quando mettiamo una pietra sopra su qualsiasi cosa fino al giorno in cui verrai posta come lapide ad eterna compagnia della nostra storia. Ed ora concludo con quella mia, costruita su un sasso che non va più via, di gran lunga il mio preferito, perché mi ha fatto godere della sua frescura quando abitavo tra delle mura fatte di sassi, arroccate su di una montagna a sua volta anch'essa poggiata su sassi, qualità che l'ha salvata dal terremoto dell'ottanta insegnandomi a non soccombere ai terremoti della vita, che mi hanno provata ma non distrutta, forse perché le mie radici affondano in quelle pietre origine della mia poesia di cui mi domando se sia altrettanto solida. La risposta l'avrò solo e soltanto se riuscirò ad arrivare a scagliarne il sasso.
Zero, simbolo di un cerchio senza fine né principio come quando si ricomincia da zero, senza pensare che ci si addentra nell'Infinito, quell'Infinito racchiuso nel proprio IO, ed ecco presentarsi una "O" simile ad uno zero ma questa volta simbolo di meraviglia verso un mondo che non ti assomiglia per cui hai deciso di varcare la soglia di quello zero che scoprirai molto più vero di quel mondo esterno, così la realtà non sarà più sfuocata ma ben delineata. Ed il cerchio si chiuderà non perché sei uno zero ma perché sei diventato un intero, non più schiavo di una società dormiente a cui se vorrai potrai sempre regalare la tua sveglia per l'infinito.
Filo d'erba che cresci dove meno te l'aspetti... sul ciglio di una strada, su un muro disabitato, su delle rovine datate... contro ogni regola ed ogni limitazione umana, quasi a voler ribadire che nulla può l'uomo contro le leggi della natura. La vera padrona di quella che crediamo la nostra libertà, sicuramente inferiore a quella di quel filo d'erba con cui entriamo in contatto solo e soltanto se facciamo nostro il respiro della natura attraverso quello della nostra anima che scopriremo essere l'alito di Dio se ci lasceremo scuotere dal vento del creato per diventare così quella bandiera di libertà sventolante le acquisite parole di verità.
Sai da dove vieni? ... vicino all'acqua d'inverno io e lei sollevammo un rosso fuoco consumandoci le labbra baciandoci l'anima, gettando al fuoco tutto, bruciandoci la vita. Così venisti al mondo. Ma lei per vedermi e per vederti un giorno attraversò i mari ed io per abbracciare il suo fianco sottile tutta la terra percorsi, con guerre e montagne, con arene e spine. Così venisti al mondo. Da tanti luoghi vieni, dall'acqua e dalla terra, dal fuoco e dalla neve, da così lungi cammini verso noi due, dall'amore che ci ha incatenati, che vogliamo sapere come sei, che ci dici, perché tu sai di più del mondo che ti demmo. Come una gran tempesta noi scuotemmo l'albero della vita fino alle più occulte fibre delle radici ed ora appari cantando nel fogliame, sul più alto ramo che con te raggiungemmo.
Un miracolo comune: l'accadere di molti miracoli comuni.
Un miracolo normale: l'abbaiare di cani invisibili nel silenzio della notte. Un miracolo fra tanti: una piccola nuvola svolazzante, che riesce a nascondere una grande pesante luna. Più miracoli in uno: un ontano riflesso sull'acqua e che sia girato da destra a sinistra, e che cresca con la chioma in giù, e non raggiunga affatto il fondo benché l'acqua sia poco profonda. Un miracolo all'ordine del giorno: venti abbastanza deboli e moderati, impetuosi durante le tempeste. Un miracolo alla buona: le mucche sono mucche. Un altro non peggiore: proprio questo frutteto proprio da questo nocciolo. Un miracolo senza frac nero e cilindro: bianchi colombi che si alzano in volo. Un miracolo – e come chiamarlo altrimenti: oggi il sole è sorto alle 3,14 e tramonterà alle 20.01 Un miracolo che non stupisce quanto dovrebbe: la mano ha in verità meno di sei dita, però più di quattro. Un miracolo, basta guardarsi intorno: il mondo onnipresente. Un miracolo supplementare, come ogni cosa: l'inimmaginabile è immaginabile.