Mi piace pensare che mi ascolterai nei momenti di confusione e che mi seguirai nei miei momenti di follia. Mi piace pensare che la spensieratezza ci accompagnerà in ogni luogo senza mai abbandonare la saggezza che le nostre esperienze precedenti ci hanno donato. Amo pensare a te così come ti sento adesso e non vorrei sentire la paura che tu possa cambiare come hanno fatto tutti gli altri quando la loro maschera è improvvisamente caduta. Amo pensare che come adesso niente ci scompone, niente ci viene imposto e niente ci preoccupa. È di serenità che ho bisogno. Di un giorno per giorno costanze e senza progetti a lungo termine. Quel domani lo voglio costruire senza programmarlo. Mi piace pensare che in quel domani ci troveremo inconsapevolmente, ma volutamente, insieme.
Ci sono persone che non sanno chi sei perché continuano a parlarti alle spalle. Poi ti volti, le guardi in faccia e le riconosci... sono quelle che improvvisamente "tacciono"!
Siamo stati abituati a dare per scontate troppe cose. In realtà ottenerle non è sufficiente per mantenerle vicino. La capacità di amare non si nasconde dietro dichiarazioni poetiche, grandi promesse o in un "Per sempre" di cui in pochi possono testimoniarne realmente l'esistenza. Non basta nemmeno crederci veramente in un "noi" per mantenerlo. Ho avuto l'amore plateale, quello dannato e quello sbagliato. Oggi scopro l'esistenza dell'amore silenzioso. Quello che non ha bisogno di mostrarsi per forza al mondo per esserci, semplicemente esiste. Mi sfiora, mi nutre e mi arricchisce. Non m'interessa metterlo in "piazza", voglio solo viverlo e goderne a pieno i benefici. Non lo nascondo, semplicemente lo rispetto e lo proteggo perché ho capito che spesso l'amore più vero è quello che non sente la necessità di imporsi come presenza davanti agli altri, ma quello che anche in silenzio non passa inosservato a chi osserva. I sentimenti più veri non stanno nelle troppe parole o nella platealità, ma in una condivisione a due fatta di silenziosa complicità.
Ho scritto molte cose. Ho parlato di me, di chi avevo vicino e di cosa attorno a me accadeva. Ho parlato di persone incontrate, alcune "bianche" e altre decisamente "nere". Ho parlato di quello che hanno lasciato in me gli avvenimenti, le parole e i gesti. Ho espresso pensieri che gli atteggiamenti altrui suscitavano in me. Ho dato libero sfogo al dolore, alla rabbia e a quel vuoto che a volte mi ha accompagnata. Malgrado questo, ci saranno sempre alcune cose di me di cui non parlerò mai. Come ogni anima sospesa in un mondo che spesso non sente suo e non la rispecchia, nascondo anch'io i miei segreti. Mi vedono come la roccia, ma in pochi sanno che dietro quella roccia apparente si nasconde una persona che non racconta più ciò che sogna. Mi vedono come la guerriera, ma quasi nessuno ha compreso che dietro la mia armatura c'è una semplice donna che aspetta solo qualcuno che combatta a fianco a lei e le faccia dichiarare per un po' di tempo quella "resa" che da tanto aspetta. Mi vedono piena di coraggio, ma il coraggio parte dalla paura, il coraggio è solo la volontà di tentare e di rischiare e io lo faccio nascondendo la paura che in me suscita. Se pensate che io sia una persona che non ha bisogno di nessuno avete sbagliato tutto... vorrei avere qualcuno che invece sappia vedere in me le cose più fragili e se ne prenda cura... con un abbraccio, una carezza e un po' di verità. Non ho bisogno di chi mi dice quanto io sia speciale, quanto sia forte e coraggiosa. Quanto io sappia essere una buona amica e una bella persona. Ho bisogno di qualcuno che riapra quelle porte ormai chiuse da tempo. Che faccia tornare a respirare la dolcezza che si è mascherata di durezza. Che possa farmi esprimere ancora i miei sogni attraverso un semplice mano nella mano. Ho bisogno di qualcuno con cui piangere e non qualcuno da consolare. Qualcuno con cui potermi emozionare fino alle lacrime e non qualcuno da cui dovermi difendere mostrando durezza e nascondendo le lacrime. Ho bisogno di ridere e di essere motivo del sorriso di qualcuno. Come donna e come persona io non sono solo coraggio, forza e durezza... sono anche tutto ciò che non mostro più. Quel "tutto" che aspetta solo la persona giusta per mostrarsi ancora e senza paura.
Non so spiegare cosa accade a volte dentro una persona, ma inevitabilmente cambia. Probabilmente le persone che incontra nella vita, hanno il loro ruolo e fanno gran parte del lavoro. Probabilmente i sogni che si infrangono e le esperienze fatte incidono, però non sono tutto. A mio avviso una persona cambia anche volontariamente, avvicinandosi sempre di più a ciò che vuole essere. Io sono cambiata molto. Molti dei miei cambiamenti sono il frutto di persone sbagliate, di delusioni e dolori, ma non tutti. In molte cose ho "scelto" di cambiare, di essere diversa e di non guardarmi più indietro. Un po di sano egoismo che un tempo non conoscevo oggi fa parte di me. Una giusta dose di durezza, che un tempo non riuscivo ad applicare, oggi è un elemento fondamentale della mia personalità. Ogni spigolo che ha sostituito quelle curve dolci del mio essere me lo sono scelto personalmente. Ho scelto di essere realista e di smettere di coltivare sogni impossibili, perché non è vero che volere è potere, non sempre. Coltivo i sogni giusti, anche difficili e apparentemente irraggiungibili, ma fattibili! Non so spiegare perché una persona cambia dentro né perché nell'arco di vent'anni non è solo passata da ragazzina a donna, ma è cambiata in modo più profondo e definito. Sono sicuramente anche il frutto di ciò che ho vissuto, ma sono senza ombra di dubbio ciò che io ho scelto di essere!
Quando non rispondo non è sempre perché non so cosa dire, anzi... lo saprei e anche bene. Quando non do risposta molto spesso non è una questione di maleducazione anzi... in modo molto educato vi "risparmio" la risposta. Evitando di dirvi ciò che dovrebbe essere chiaro e limpido. In tutta franchezza, credo che il "silenzio" in alcuni casi, si spiega talmente bene, che le parole non sarebbero all'altezza!
Questa è solo una testimonianza e non una lettera rivolta a qualcuno che tanto non la leggerà mai. È una testimonianza... La mia. Perché ogni tanto si sente il bisogno di svuotare l'anima da ogni dolore nascosto, da ogni paura e anche da tutti quei pensieri sbagliati e inquietanti che spesso con il tempo si insediano in noi rendendoci più difficile il cammino e oscurandoci la giusta via. Ho sofferto e tanto. Ho toccato il dolore in un modo talmente profondo che riesco a ricordarne per sino l'odore da quanto mi ci sono immersa dentro. L'ho toccato e gli ho permesso di impossessarsi di me, di umiliarmi e calpestarmi senza riuscire a difendermi. Era un dolore padrone il mio, uno di quelli che parte dal cuore. E mentre il dolore mi lacerava e a fatica restavo in piedi, attorno a me ho assistito alle rappresentazioni teatrali dei miei aguzzini. Ho assistito al loro pietoso giustificarsi. Alle loro dichiarazioni di sensibilità ed empatia. Ho ascoltato le loro testimonianze dichiarare quell'altissima capacità di immedesimarsi negli altri. Li ho visti passare da vittime con ancora il coltello tra le mani e mentre urlavano al mondo il proprio finto dolore sola ti lasciavano... e io sola e in silenzio continuavo a restare ferma, subire e morire. Mentre morivo dentro poco a poco continuavo a camminare solo per istinto, solo perché la vita me lo imponeva e nel cammino ho visto persone darmi addosso, calpestarmi, insultarmi e prendersi ancora gioco di me. I loro sguardi compiaciuti nel vedermi barcollare non mi sono sfuggiti e me li ricordo tutti... Uno ad uno! Li ho contati e ben memorizzati nell'anima. Ognuno di loro ha lasciato un fregio profondo che ha alimentato il mio dolore. Ci sono arrivata sul quel fondo che in molti dicono di aver toccato. Ci sono arrivata calma e rassegnata. Ho alzato gli occhi verso la luce, ma era troppo lontana per me, troppo alta la scalata e troppo poche le mie forze per percorrerla. E mentre sul quel fondo ci morivo ho continuato a tacere e a fare finta di niente. Non era orgoglio il mio, ma semplice rassegnazione di fronte alla mia morte apparente. Dopo aver visto persone pugnalarmi senza scrupoli conoscendo le mie ferite a niente mi sarebbe servito parlare... o almeno così credevo! Ho conosciuto la paura e giorno per giorno limitava i miei passi. Giorno dopo giorno li rendeva più insicuri e incerti. Ho avuto paura anche dell'aria che respiravo, fino ad aver paura solo al pensiero di averne ancora troppa da respirare. Ho avuto così tanta paura del dolore che sentivo che ormai smettere di respirare era per me l'unica via di uscita. Ho avuto paura di non farcela a risalire fino alla luce, convinta che nel momento in cui ci avrei provato le signore malvagità e cattiveria mi avrebbero di nuovo spinta sul fondo... di nuovo e ancora... Sono arrivata ad essere paralizzata dal dolore e ingabbiata dalla paura. E mentre mi lasciavo morire adagiata sul fondo di chissà quale abisso la mia mente elaborava cose assurde. Era arrivata a pensare che niente in me fosse giusto, che io fossi una persona sbagliata e priva di qualità. Auto stima non ne avevo più. Avevo o... Avevano fatto a pezzi tutto ciò che ero. Io non ero più una donna, non ero più nemmeno una persona, ma un bozzolo completamente vuoto che aspettava la sua fine inconsapevole che con le mosse giuste avrebbe potuto diventare farfalla. Sono arrivata a pensare che mi dispiaceva che quelle persone avessero avuto la sfortuna di incontrarmi, che il mondo sarebbe stato migliore senza di me. Sono arrivata a pensare che per non far soffrire nessuno dovevo chiudermi in fondo a quell'abisso. Mi guardavo allo specchio e vedevo "Qualcuno" non me, ma semplicemente qualcuno e credetemi se molto spesso faticavo a sapere chi fosse. Non ero più una persona, ma un involucro vuoto che respirava ossigeno. Ho avuto così tanta paura che la notte ho smesso di dormire, perché quando non dormi le tue energie si bruciano più in fretta e tu la tua fine la vedi più vicina. La mia unica meta era diventata la "fine". In quel maledetto fondo però non c'è solo l'abisso, il buio e il vuoto. In quel fondo non c'è solo la luce lontana e praticamente irraggiungibile... c'è anche qualcos'altro! Su quel fondo, tra te e il fondo c'è una cosa che si chiama "Istinto di sopravvivenza"! Ne avete mai sentito parlare!? Io l'ho conosciuto proprio là in fondo a quell'abisso e non vi so spiegare la potenza che nasconde in sé... Posso però dirvi che se mai vi trovaste su quel fondo e quell'istinto dovesse mai bussasse alla vostra anima aprite quella porta e lasciatelo entrare. È come indossare un paio di occhiali che vi mostreranno le cose in modo diverso, più semplice e meno doloroso. In realtà quello che è chiamato istinto di sopravvivenza non è altro che la risposta che cercavate. E se scatta è il vostro grido alla vita... a non volerla lasciare andare. Credetemi che è un grido potentissimo, così forte da far tremare l'intero tunnel in cui vi siete persi. Un grido disperato che parte da dentro. Qualcosa di quasi "Disumano", ma presto capirete che quel grido è molto più umano di tutte le persone, fatti e circostanze che vi hanno spinto là in fondo. Afferratelo forte, stringete i pugni, chiudete gli occhi... Avete un'energia nuova dentro, ma se pensate che il peggio è passato, pensate male. Il peggio comincia proprio nel momento in cui prenderete per mano il nuovo alleato, ossia l'istinto di sopravvivenza! Lui vi porterà a sorreggervi di nuovo in piedi e vi insegnerà di nuovo tutte quelle piccole cose che avete completamente dimenticato. Così è stato per me... Lui prima mi ha mostrato che la maggior parte di ciò che ero diventata era dipeso più da me stessa che dagli altri. E mi ha fatto male... Mi ha fatto male capire che il 70% della responsabilità di ciò che ero arrivata ad essere in realtà apparteneva a me. In fondo, le persone possono deluderti, i fatti metterti in difficoltà, la vita porti prove faticose e la cattiveria ferirti, ma sei tu e sempre tu che scegli se permetterglielo o meno. E quando capirai che non hai reagito e non ti sei amato abbastanza, ma hai fatto il loro gioco finendo inconsapevole il loro lavoro non sarà facile accettarlo. Aspetta! Non sederti di nuovo su quel fondo, non allentare i pugni e non aprire i tuoi occhi. Pensa... Pensa a come eri prima di cadere così in basso. Pensa che nella vita non hai incontrato solo gente sbagliata, ma anche qualcuno che ti ha voluto bene davvero. E così... Tenendo ancora ben stretti i pugni, ho cominciato a pensare. Ho visto mia madre abbracciarmi stretta, mio padre insegnarmi i valori e mio fratello condividere con me il suo tempo. Ho pensato alla scuola, all'asilo e a quel primo giorno di scuola in cui mi veniva da piangere perché la mia migliore amica dell'asilo, Claudia, non era stata messa nella mia stessa classe in prima elementare. Sorrisi... Sorrisi di fronte a quel pensiero, la prima grande delusione, il primo scalino da superare. La prima volta in cui dovetti trattenere le lacrime imponendomi forza, perché ormai ero diventata "Grande". Sorrido ancora, mi faccio tenerezza, ma la tenerezza è un sentimento. Un sentimento che porta emozioni ed io di emozioni non ne avevo più da molto. Capisco in quel momento, mentre una lacrima scende che sono viva... Dentro di me io ancora esisto e forze non è tutto perso. Penso ancora e ricordo le scuole medie e le scuole superiori. Ricordando quanto mi sono divertita in quegli anni. Spensierata e piena di vita. E anche li non erano mancati amori sbagliati, delusioni e lacrime. In fondo è un percorso che affrontiamo tutti, ma non avevo toccato quel fondo all'epoca. Cosa avevo sbagliato questa volta!? Avevo semplicemente perso di vista la cosa più importante, la consapevolezza di me stessa, della persona che sono e delle mie capacità. Avevo smesso di credere in me stessa dando ragione agli altri. Eccolo il mio errore... Non so per quanto tempo io abbia tenuto gli occhi chiusi e i pugni stretti, non so dirvelo credetemi... So che il peggio non era ancora arrivato ed io ero stremata, ma tenevo stretto ancora quell'istinto e il mio grido era ancora forte e disumano. Mi vibrava dentro al petto, nello stomaco, nel cervello... Ovunque. E mi sembrava di impazzire, ma tenevo duro! Dovevo cambiare tutto, dovevo cambiare me stessa e dovevo ricostruirmi... Eccolo il peggio! Ricostruirsi, perché per farlo servono pezzi da mettere insieme e io non avevo più niente di me. Niente da raccogliere, da riordinare, da ricomporre per poter ricostruire. Allora uno pensa che è finita e che una via d'uscita non c'è, ma se è così perché quel grido disumano ancora mi esplode dentro!? Ancora più forte e questa volta è colmo di rabbia. Quella rabbia non va sottovalutata sarà il vostro primo tassello. È il momento di riaprire le vostre mani e così feci pure io... Aprii i palmi e presi quella rabbia e cominciai a plasmarla con le dita, piano e poi sempre più forte, senza fermarmi mai! La rabbia poco a poco mutò divenendo forza! Avevo fatto il mio primo progresso, avevo imparato a tramutare la rabbia in forza. Nel caso fossi riuscita a risalire da quel maledetto fondo, sapevo di essere in grado di difendermi. Nel momento in cui mi fosse capitato di incontrare ancora qualcuno pronto gratuitamente a gettarmi fango addosso con lo scopo di ferirmi, non avrei provato rabbia e se mai mi fosse capitato di provarla, mai più mi sarei fatta sopraffare da essa, ma avrei saputo tramutarla in forza... Nella forza dell'indifferenza. Quell'indifferenza che puoi provare verso qualcosa che non ti appartiene e che ti suscita solo pena. Quella forza non va mollata, ma bisogna continuare a plasmarla. È troppa ancora per essere lasciata libera e voi non siete ancora in grado di gestirla. Qui comincia il cambiamento e quella forza vi darà modo di rialzarvi e risalire un pezzo dell'abisso. Risalii anch'io... Ecco che risalendo per un tratto, ho cominciato a guardare di nuovo le persone negli occhi, non con lo stesso sguardo di un tempo, è cambiato. Adesso ho uno sguardo duro e diffidente, ma ben proporzionato e attento. Ed è con quello guardo che comincio di nuovo a muovere qualche passo ed è camminando che ritrovo alcuni pezzi di me a terra. Alcuni integri, altri distrutti e irrecuperabili e qualcuno leggermente modificato. Li raccolgo uno ad uno e li riordino dentro me. Prendo di nuovo forma, almeno apparente e risalgo un altro pezzo del mio abisso. C'è confusione adesso in me, troppa e comincia un'altra fase, quella del riordinarsi l'anima. Prendo i pezzi non recuperabili e irrimediabilmente distrutti e li ripongo nel cassetto delle esperienze passate. Accettando le sconfitte e i cambiamenti, comprendendo e imparando che vivere e crescere significa anche questo. Prendo i pezzi di me mal conci e un po' modificati e li appoggio da una parte e guardo quei pezzi ancora integri. Li guardo bene uno ad uno e comincio a ridare loro un posto. Ecco che ho di nuovo la mia capacità di ascoltare, la mia intelligenza e la mia positività. Ritrovo anche i miei valori principali, la mia dignità di persona e quella sana vena di follia che amavo a dismisura. Finito questo lavoro torno a guardare quei pezzi modificati e tento continuando a camminare di trovar loro un nuovo posto, un giusto senso e di adattarmi ai nuovi cambiamenti. E mentre lo faccio qualcosa mi sfiora il viso... La luce. Avevo risalito tutto l'abisso... Ero fuori e finalmente ero baciata di nuovo dalla luce del sole, ma non era finita ancora, adesso dovevo mettere in pratica tutto ciò che l'abisso mi aveva insegnato. Prima di proseguire e cominciare a vivere la mia seconda possibilità c'era una cosa ancora che dovevo fare... Per mettere al suo posto i miei pezzi ritrovati avevo estirpato da me stessa il dolore, la rassegnazione, i fatti e tutte le persone che là in fondo mi avevano condotto e me le ero messe in una tasca in attesa di decidere che cosa farne. Nell'altra tasca avevo riposto un pezzo di me che ancora non ero stata in grado di ricollocare, mi era sconosciuto. Ora vedendo la luce avevo capito cosa fare. Infilai la mano nella prima tasca ed afferrai tutto ciò che da me avevo estirpato... Mi voltai un'ultima volta indietro e lo getta giù... Nell'abisso. Un volo libero fino a raggiungere quel maledetto fondo. Un volo da cui ero certa mi sarebbero risaliti, perché chi vive nell'ombra... Nell'ombra muore. Infilai la mano nella seconda tasca per riprendere quel pezzo che ancora non avevo saputo ricollocare e aprendo il palmo della mano lo riconobbi. Era il mio sorriso... Mi voltai verso la vita e indossandolo me ne andai.
A chi mi ha guardata con superficialità e non ha saputo vedere oltre. A chi senza pensare ha pronunciato parole sul mio conto tratte solo dalla sua pochezza. A chi non ha colto la differenza tra un silenzio dettato dall'intelligenza e quello dettato dal menefreghismo. A chi pensando di comprarsi il mio bene mi ha adulata dimenticando che prima o poi la falsità scivola sulla corazza di chi ne ha conosciuta troppa. A tutte queste persone, io mi rivolgo e dico che sono una piccola persona in un mondo di "Grandi" esemplari fatti di una saccente convinzione. Dico che sono umile, ingenua e forse un po' stupida in un mondo di persone certe di avere sempre la verità in tasca. Dico che sono silenziosa, schiva e poco socievole in un mondo di gente che pur di socializzare di venderebbe l'anima. Aggiungo però... Che amo essere piccola perché faccio la differenza in un mondo di enormi bolle gonfiate che prima o poi esploderanno, lasciandomi molto più spazio. Che essere umile, stupida e a volte ingenua mi da la precedenza verso tutto ciò che ancora devo imparare, perché io lo so che ho ancora molto da imparare. Dichiaro che essere silenziosa, schiva e poco socievole mi permette di non circondarmi di false presenze. Mi permette di tener lontano quelle persone che con due complimenti pensano di farmi sentire migliore. In verità, mi dispiace dirvelo, ma io mi sento migliore ovunque sono... Purché sia lontano da quelli come voi.
Una reazione eccessiva in un essere umano spesso è il frutto di troppe cose taciute e tollerate. Quando la ricevete, risparmiateci il vostro: "da te non me lo aspettavo"... perché dietro la nostra reazione eccessiva potrebbero esserci cento cose ricevute che non ci aspettavamo affatto!