Poesie personali


Scritta da: nina.*
in Poesie (Poesie personali)

Canta mamma canta.

Hai il tuo piccolo stretto
fra le braccia,
il suo corpicino, gracile, senza forze.
È appena nato, ha pochi mesi di vita.
Tu mamma di mille sofferenze.
Stringi a te e canti al tuo piccolo
una ninna, nanna
Alzi la tua mano verso il cielo,
in cerca di pietà
Tu vivi tra mille dolori,
nei tuoi occhi non c'è lacrima
ne una smorfia di compiacimento
guardando il tuo bambino.
Non poi nutrirlo
il tuo seno è vuoto
come il tuo ventre, lo tieni tra le tue
braccia e tu,
canti /
Giovane donna!
Piccolo senza futuro in mezzo a rovi,
cerchi uno spiraglio... un eco
per gridare il tuo dolore.
Un inno al tuo piccolo.
Cosa vuoi cantare, dove cerchi
le parole quelle giuste per il tuo canto.
Come puoi perdonare, a chi dare una
una colpa, per avere scagliato
questa guerra.
Canta mamma. Canta
il tuo grido giungerà fino
a noi per gridar con te.
E mutar così la gioia
del tuo cuore.
Canta mamma
il tuo inno.
Composta nel novembre 1999
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    Scritta da: nina.*
    in Poesie (Poesie personali)

    Lamento di un poeta

    Io esisto, e piango nella mia solitudine...
    di lacrime di sangue, perché
    la gente e i miei amici sono scomparsi
    ed io son qui viva.
    Chi non fu ucciso dalla fame
    fu massacrato dal fucile
    ed sono qui, in questa terra lontana,
    a vagare tra la gente gioiosa che dorme
    su soffici letti e sorride ai giorni.
    Io sono qui a vivere nell'abbondanza
    e nella pace... è questa una grande
    tragedia, a pochi preme assistere
    a questo dramma.
    Il peso dei giorni bui sui miei
    occhi incavati. Al mio cuore piangente
    e alla mia anima ferita.
    Colui che condivide con la sua gente
    il dolore e il tormento
    riceverà il supremo conforto che solo
    può dare il sacrificio della sofferenza.
    Io sono viva, gente affamata e perseguitata,
    verso il martirio.
    Vivere all'ombra della serenità
    e la gioia della pace.
    Quale valore per loro può avere
    il lamento di un poeta assente.
    Impugnando la spada della verità
    s'immortalerà a fianco della Verità
    Eterna, perché la vita è più debole
    della verità.
    Cosa si può fare per coloro che
    stanno morendo.
    I nostri lamenti non appagheranno
    la loro fame, e le nostre lacrime
    non estingueranno la loro sete.
    Composta nel settembre 1999
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      Scritta da: Tommaso Mazzoni
      in Poesie (Poesie personali)

      Ad una sveglia

      Tu, che scandisci gli istanti
      delle immagini che, nel corso della tua vita,
      si parano opposte e varie
      davanti alla tua faccia,
      perché non mi dai quelle immagini,
      cupe, o serene, o spiacevoli, o gaie,
      che vedesti quand'io, bambino, giocavo
      con i ninnoli semplici
      di quell'epoca semplice?

      E tu, mamma,
      che accudivi al focolare,
      mentre, ansiosa,
      aspettavi il ritorno di babbo
      dal suo duro e diuturno lavoro,
      non avvertivi un orecchio,
      non sentivi uno sguardo
      che osservava te,
      assorta nei tuoi folti pensieri
      di moglie e di madre?

      Della mia fanciullezza,
      o sveglia che seguisti
      ogni secondo di quel tempo,
      vorrei tu mi potessi raccontare.
      Ti supplicherei perfino, se non ragionassi,
      di parlare, di dirmi le cose che ignoro,
      o che non potrei ricordare.

      Ma tu, sveglia della mia casa,
      taci e mi guardi
      come se, quasi sorridendo,
      tu mi volessi dire:
      - Ma pazienta, non avere fretta:
      il tempo non esiste dopo la morte.
      Rivedrai allora quelle immagini
      che ora vorresti tue.

      Ed attendo così,
      senza scrutare fra quei numeri antichi,
      che mi si parino davanti
      tutti gli istanti passati,
      tutte le mie monellerie di bambino,
      e quei sorrisi dei miei genitori
      ancora rivolti dal Cielo verso di me,
      che non son più bambino.
      Composta venerdì 24 novembre 1967
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        Scritta da: Tommaso Mazzoni
        in Poesie (Poesie personali)

        Dunque, chi sono io?

        Dunque, chi sono io?

        Sono colui che ama Iddio, che Lo rispetta,
        che segue le Sue Leggi, che Lo prega,
        che ama le Sue creature, e si commuove
        al più piccolo atto d'amore...

        Sono colui che, quando passa
        davanti a una chiesa, a un camposanto,
        dice una preghiera, si fa il segno della croce;
        che fa una lacrima se gli passa davanti uno storpio...

        Sono colui che, quando guarda il cielo,
        gode dell'immensità della sua volta
        e pensa a tutto il creato e al suo Creatore,
        come pensa all'atomo, all'Infinito...

        o son piuttosto colui che critica il suo Dio
        quale grande creatore di inutili cose;
        che lo critica per le guerre, le zanzare,
        per la fame dei poveri, per l'abbondanza dei ricchi...

        Per tutte le malattie, che circondano
        la gente debole, inerme a combatterle;
        per l'ignoranza, la ristrettezza del cervello umano
        e l'ottusità che non permette spesso decisioni sagge

        Per non aver saputo infondere il sentimento
        dell'amore a tutte quante le sue creature;
        per non aver creato gente abile a difendersi
        dall'accanirsi del dolore che stronca le fibre più forti...

        Dunque chi sono io, mio Dio?
        Perché mi hai dotato di ragionamento, ma non mi permetti
        di capire fino in fondo chi sono, perché ci sono,
        e dove andranno i Tuoi figli, e i figli dell'uomo...?
        Composta domenica 22 luglio 1990
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          Scritta da: Alberto
          in Poesie (Poesie personali)
          Indosso il mantello d'ombra
          e m'avvolgo delle gesta di eroi passati

          esplodono in me i sogni
          e s'aggregano le meraviglie di mondi scomparsi,
          s'avvinghiano le anime di coloro che vollero essere
          e che ora sono ciò che rimane di quel pensiero.

          Tutto è mutevole,
          tutto è in subbuglio al di là del velo,
          è indescrivibile, metafisico

          sembra quasi di toccarlo,
          d'assumere una piccola parte di quel cosmo

          quando ecco...
          d'un tratto esplode e svanisce

          lasciando di sé il ricordo, amarezza,
          ma anche uno squarcio dal quale iniziare come osservatore,
          per poi sbucare al di là del limite impostoci
          e permettere ad altri di ripetere il percorso

          verso lo scrigno delle conoscenze e delle emozioni,
          del ciclo della morte e della vita
          e di ciò che ci riguarda nel profondo.
          Composta venerdì 17 luglio 2009
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            Scritta da: Jessica Simonetti
            in Poesie (Poesie personali)

            Leggera

            C'eri tu
            ma io ero sola
            parlavi ma non capivo
            Sentivo l'eco di noi,
            senttivo il mare,
            il freddo,
            il giorno
            la notizia di te
            e non sentivo piu niente,
            solo il profumo del sole
            e tu che non ci sei più
            e mi sentivo leggera, leggera
            Siamo caduti giù dalle nuvole,
            sospesa...
            Tu che non esisti più
            una luce spenta,
            il cielo si è offeso
            e piangevo, piangevo
            un rimpianto,
            piangevo su di te
            ma il cielo è stanco
            e ora capivo
            l'illusione di un allegria
            vuota...
            Cosi leggera, leggera
            ma che mi affondava
            il buio di uno sguardo
            morto...
            e tu non vivi più
            un ricordo lontano
            e una voce confusa...
            la notte fredda
            ma non ero pronta.
            Composta sabato 11 aprile 2009
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              Scritta da: Denni F.
              in Poesie (Poesie personali)

              Punto di vista

              Nel ciclone d'emozioni, passione, sentimenti,
              sotto il peso della verità di diverse ragioni,
              nel passare dei miei anni migliori,
              cerco me, persa tra le mie illusioni.

              Fuori del dilemma del giusto o sbagliato
              amo con un amore infinito a volte disperato,
              dal mio posto nella vita seguo un sogno in un vicolo cieco,
              lo custodisco, nutro con mio cuore, lo tengo ben nascosto.

              Con occhio interno o con il sesto senso,
              vivo questo mondo diverso, forse più bello,
              finche la realtà e la razione,
              non portino via la mia dolce visione.

              Mille domande per cui la logica
              pone risposte chiare, veleno per l'anima.
              Dolce visione o un mondo di sabbia
              sarà solo una questione di punto di vista.
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