Poesie personali


Scritta da: Salvatore Riggio
in Poesie (Poesie personali)

Oltre la sporgenza, il volo

A volte ho l'impressione
che nulla su questo mondo davvero mi vuole,
so solo che nel nulla vorrei sparire
visto che nessuno mi ama, mi abbia mai amato,
sarebbe decisamente migliore non essere, non essere mai stato.

Camminando per strada mi accorgo
che neanche un sguardo si posa su di me,
come se non ci fossi, sono come un fantasma disperso
che affetto e comprensione cerca ma che non trova
e ciò mi ricorda di essere solo finché il pianto non poté trattenere.

Ma non mene vergogno affatto tanto nessuno mi può sentire,
la mia anima si sfoga e la lascio fare.
La tristezza solo da quella porta in fondo... da quella via può uscire.
So che proprio in momenti come questo vorrei avere
qualcuno che mi ama che mi possa consolare.

Ma ormai sono esausto, sono stanco
e quest'altezza paura non fa,
anzi sembra quasi un dolce richiamo.
Presi rincorsa e con le braccia spalancate
mi gettai da quella sporgenza finche non intravidi lei,
pronta ad accogliermi con le sue braccia,
con quei due occhi, quelle labbra che mai avrei dimenticate.
Una donna con un lungo mantello nero,
con quel sorriso sarcastico sul viso
e qui che capii che quel dolce richiamo
non era altro che un inganno che lei mi ha teso,
ma ormai fu tardi, il volo era già iniziato.
L'indomani su quell'asfalto mi avrebbero trovato disteso,
ma nessuno se ne sarebbe accorto, nessuno!
Perché in fondo non son mai esistito, come se non fossi mai nato...
Composta giovedì 22 ottobre 2009
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    Scritta da: Salvatore Riggio
    in Poesie (Poesie personali)

    La lacrima rubata e l'anima infastidita

    Con quelle tue innocenti parole,
    mi feristi, mi calpestasti inconsapevolmente.
    Graffiando ciò che nel mio petto è custodito, il cuore,
    mi facesti sentire un nullafacente...

    Un amara tristezza mi assalì,
    qualsiasi cosa io provassi in quel momento.
    Mi fece stringere la gola, il pugno
    che sbattè violentemente su quel tavolo
    finche ogni rumore, bisbiglio in queste mura nel nulla svanì.

    Ora quel pugno addolorato da quell'impatto che ha avuto,
    pian piano sciolse la presa, sciolse le dita
    e si posò sul altra mano facendomi notare che una goccia
    li sopra andò a finire. Come se volesse dare un sollievo a quel dolore
    portandomi a chiedere da quale cielo essa sia caduto.

    In quell'attimo miei occhi sentirono un strano bruciore,
    solo dopo averlo realizzato mi accorsi che avevo la vista accecata
    e tutto ciò che mi stette intorno era sfumato e senza forme.
    Qualcosa mi disse che la mia anima fu infastidita, fu disturbata
    provocata da questa grande delusione, da questo rancore.
    Solo allora son riuscito a capire che quella goccia proveniva da me
    e che non era altro che una lacrima da cui la mia anima si è liberata.
    Alla quale sarebbe meglio dire... le è stata rubata!
    Composta giovedì 22 ottobre 2009
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      Scritta da: dax
      in Poesie (Poesie personali)

      Ci salveremo

      Salveremo le nostre vite
      dall'insidia del nulla.

      Dall'insidia del silenzio
      che tutto dimentica,
      dove tutto svanisce.

      Svanisce il bene, il male,
      svaniscono le stelle,
      la fertile odorosa terra,
      svanisce il mare,
      le sue musicali onde.

      Svaniscono i nostri corpi
      amati accarezzati,
      persi nell'erotico
      amplesso foriere
      di vita di giovinezza.

      Salveremo le nostre vite
      dall'insidia del nulla.

      Con i nostri sessi vittoriosi
      esploreremo le nostre carni.

      Esaudiremo i nostri
      più erotici desideri,
      le nostre voglie più segrete.

      Salveremo le nostre vite
      dalla stupidità della
      noia, in un godimento
      fisico: spirituale,
      percependo della vita
      la sua realtà più vera.

      Il suo risorgere, il suo declinare
      per poi ancora sorgere, declinare
      risorgere nuovamente, declinare,
      risorgere con il sole, con la terra,
      con il mare, con le rondini,
      con tutte le stelle d'occidente.
      Composta nel ottobre 2009
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        Scritta da: Salvatore Riggio
        in Poesie (Poesie personali)

        Nulla ho fatto

        Perché mi guardi con quegli occhi diffidenti?
        Io nulla ho fatto per meritarmi quel tuo
        sguardo così gelido e così trafiggente.
        Non esiste alcun motivo per cui
        tu mi debba ferire in questo modo,
        nessuno plausibile che io sappia
        e non credo che ce ne sia neanche uno solo.

        (Oppure si?)

        Quei cristalli di ghiaccio mi fanno sentire così impotente,
        mi sembra di essere colpevole di una colpa che non ho.
        Ma se stai rinchiuso in questo silenzio io nulla potrò capire
        solo prigioniero di quest'ignoranza che te mi hai imposto rimarrò,
        senza la possibilità che io e te ci potessimo chiarire.

        Ma perché mi guardi con quegli occhi così spenti!?
        Così pieno d'odio e rabbia che a stento ti riconosco
        So solo che ce qualcosa in cui tu vuoi che io mi penti.
        Sembrano quasi di nascondere un rimpianto,
        il rimorso di un qualcosa che in passato non hai ottenuto.
        Ma perché in fondo sai che per averla non ci hai provato così tanto.

        Ah inizio ad odiare quel tuo sguardo senza precedenti,
        talmente irritante si è fatto che ormai non mene frega più niente di te!
        E quando cogliesti il mio disgusto nei tuoi confronti
        quegli occhi diventarono ancor più travolgenti.
        Riempiendosi di tale rancore che ruppero
        quell'immagine riflessa dinanzi a me...

        Solo ora riesco a comprendere...
        Io nulla ho fatto e per questo incolpo.
        Ma ormai è troppo tardi e il suo sguardo,
        il mio, nel nulla si andò a perdere.
        Composta mercoledì 21 ottobre 2009
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          Scritta da: Lorenzo Bonadè
          in Poesie (Poesie personali)

          Alla Madre

          Fosti tu madre
          Tu sola
          Ad attendermi al termine della pena
          Oltre le sbarre del carcere

          Fosti tu madre
          Tu sola
          Ad accogliermi al varco della follia
          Al di fuori della mura del manicomio

          Fosti tu madre
          Tu sola
          Ad abbracciarmi di ritorno del mondo dei morti
          Sconfitto il suicidio, spente le fiamme dell'inferno

          Tu madre
          Tu sola
          Frammenti di nulla nel Caos
          Al di là dei confini dell'amore.
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            in Poesie (Poesie personali)

            Armatura libera

            Un'armatura pesante, pesante come il suo corpo,
            agonizzante... distrutto da quella guerra...
            La stessa proclamata per ottenere la libertà!
            Stava per abbandonare questo mondo, ma ancora
            tanti interrogativi frullavano nella sua testa...
            quelle discussioni non concluse, il troppo dolore,
            troppo poco tempo per capire il perché della guerra...
            il perché le donne vengono viste ancora come un corpo da utilizzare...
            il perché si debba morire senza aver conosciuto la libertà...
            Troppo poco tempo, troppi perché... ma non c'è più tempo
            un ultimo respiro... un ultimo sguardo a quel mondo a quella terra
            tanto amata
            a quei posti che sanno ancora di lei...
            un ultimo sorriso... un ultima speranza...
            trovare la libertà... libera da quei pregiudizi e da quella guerra
            che le ha tolto la vita... libera finalmente di amare ed essere se
            stessa...
            un ultimo sospiro e poi silenzio.
            Composta mercoledì 21 ottobre 2009
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              in Poesie (Poesie personali)

              Spiagge

              Ricordi lontani, di un ieri che era fatto solo di allegria
              le serate tra di noi, i giochi, i sorrisi, i tuoi occhi, le tue labbra.
              Ricordi di un giorno di mare passato con te.
              Spiagge, tramonti di sole lontani adesso
              occhi che guardano ma non riescono a vedere
              siamo paralleli dicevi sempre tu.
              Anima, mi tormentavo io ascoltando quella frase
              giochi di sguardi, quando non ti conoscevo
              era bello allora, ti potevo immaginare
              donna lavorante e madre dignitosa, questo pensavo io.
              Ti amo, scusami non so quel che dico
              neanch'io ripetevi tu.
              Spiagge... di sole di mare e di noia, Maria ci sei domani? Non so, non pensarmi per domani vivimi adesso.
              Spiagge... serate passate da solo, in compagnia della saudagi che tu mi dai.
              Ti amo Maria, portami al mare con Ilaria, voglio stare da solo con voi, vi voglio respirare guardarvi di nascosto anche da questo cielo, ci starò attento non mi farò scoprire, Maria? Dimmi; ma che cos'è l'amore? Imparare a non dire mai no.
              Spiagge... di un bacio lasciato in sospeso nel tempo, come le parole di un cantore che aspetta solo di poterle catturare e trasformarle in musica.
              Spiagge...
              di un altro giorno vissuto senza vedere i tuoi occhi.
              Composta martedì 20 ottobre 2009
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                Scritta da: Salvatore Riggio
                in Poesie (Poesie personali)

                Gelida notte d'autunno

                In quella gelida notte d'autunno
                mi abbracciasti e sentii il tuo calore,
                tutti intorno a noi ballavano,
                ridevano e urlavano di felicità!
                Ma nonostante tutto
                non riuscii a sentir alcun rumore.
                Perso dal tuo sguardo e rapito dai tuoi capelli,
                che danzando con quel gelido vento
                accarezzarono il mio viso.
                Portandomi a chiedere cosa fosse quell'emozione
                che dentro di me malapena riuscii a contenere,
                qualcosa che nel mio cuore
                di indefinibile lasciò inciso.
                Intanto abbracciandomi ancor di più
                lievi tremiti del tuo corpo scossero il mio,
                allora ti tenni ancor più stretta
                sperando che una fine
                a questo gelida notte potessi trovare.
                Quando ti appoggiasti alla mia spalla,
                sentir il tuo respiro mi tolse il fiato,
                poiché si confuse con quella brezza
                che nell'aria portò i tuoi capelli a danzare,
                creando un qualcosa di meraviglioso
                a cui il mio udito e i miei occhi non riuscirono a credere
                e solo ora son riuscito a capire cosa fosse quell'emozione
                e che per un giorno anch'io son riuscito ad Amare.
                Composta martedì 20 ottobre 2009
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                  Scritta da: Rosa
                  in Poesie (Poesie personali)

                  Inquinamento

                  Guardo intorno a me
                  e mi sembra
                  di non riconoscere
                  quello che vedo.

                  Tutto è cambiato
                  tutto sembra più brutto
                  ma cosa è successo...

                  Forse sono io
                  che non sono più come prima
                  o forse sei tu
                  che sei cambiata.

                  Natura che mi guardi
                  Natura che piangi
                  distrutta da quel mostro
                  distrutta in tutto il tuo essere
                  da qull'orribile mostro: inquinamento.
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