Poesie personali


Scritta da: nina.*
in Poesie (Poesie personali)

Madonnina

In questa grande metropoli
ospiti tantissima persone.
Fra tantissima gente, c'è tristezza
solitudine, freddezza.
Mia bella Milano le persone
soffrono.
La loro sofferenza è l'amore.
Mia Madonnina che brilli
a una stella.
Lascia cadere un po' di manna
dalla tua mano che tendi.
Fa che i ciechi vedono in questa grande metropoli
ospiti tantissima persone.
Fra tantissima gente, c'è tristezza
solitudine, freddezza.
Mia bella Milano le persone
soffrono.
La loro sofferenza è l'amore.
Mia Madonnina che brilli
a una stella.
Lascia cadere un po' di manna
dalla tua mano che tendi.
Fa che i ciechi vedono
e i sordi sentano
Sol così potranno aprire il
loro cuore con la verità,
la conoscenza
e con tanta fede in Dio.
E i sordi sentano
Sol così potranno aprire il
loro cuore con la verità,
la conoscenza
e con tanta fede in Dio.
Composta domenica 11 giugno 2000
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    Scritta da: Stefano Murittu
    in Poesie (Poesie personali)

    Io e te

    Provi ad odiare la nostra storia,
    metti il passato in ogni cosa
    e le mie giornate storte
    ti fan sentire un po più forte.

    Cerchi il mio dolore negli occhi,
    nell'odio di esser migliore,
    anche sé io un po' lo so,
    che dentro di te tu sta piangendo.

    Anche se dentro me dico a bassa voce che...
    ti penso e non sono felice
    che ti voglio e ho paura,
    e bacio un altra e... penso a te.

    Volti le spalle adesso che... oh!
    Senti qualcosa dentro te
    so che è strano in verità
    ma non ho più dignità!

    Anche sé ora sento che
    cerchi il dolore dentro te...,
    anche se io un po' lo sò,
    che dentro tu mi sta odiando.

    Anche se dentro te dici a bassa voce che...
    perché... ti odio e son felice
    ti vedo e ho paura,
    che baci un altra e non... sei mio

    anche se dentro dico che...
    voglio che tu ritorni in me!...
    in me!...
    e io in te!
    Composta martedì 22 febbraio 2005
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      Scritta da: Stefano Murittu
      in Poesie (Poesie personali)

      Parlo solo di me

      Questi giorni da solo
      sembrano che non passano,
      nascosto in un ricordo che
      forse non è esistito mai.

      E mangio il pane e chiedo il vino
      e a chi lo chiedo non si sa
      a volte canto una canzone che...
      poi la blocco a meta...

      come un po' tutta la mia vita,
      tra fango unghie polvere tra le dita,
      e piango come uomo triste,
      e rido come un banbino.

      Queste notti da solo, in questa stanza,
      mi fanno sentire come il vento... la pioggia
      un po fuori per star dentro
      ho forse solo troppo uomo.

      Cerco... qualcosa che mi dia speranza
      anche che... mi tocchi l'anima.
      Mi sento come un albero
      con frutti buonissimi che poi cadono
      dentro baratro pieno di folletti ingordi,
      che vomitano per il troppo mangiare.

      Questa volta sò cosa devo dire...
      ma son sicuro di non saperlo fare.
      Potrei essere un uomo e piangere,
      oppure continuare a sognare.
      Composta sabato 24 ottobre 2009
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        Scritta da: Paul Mehis
        in Poesie (Poesie personali)

        Simbiosi

        Mi adagiai disfatto
        su quel giaciglio d'erba grassa.
        Infinito stupore per la comodità
        del corpo nudo
        che si ritrova come abbracciato
        dall'amata.

        Sulla pelle lascio riposare
        Il sole,
        quasi sconosciuto...
        Pelle irradiata,
        prettamente,
        dalla sintetica fluorescenza dei neon.

        Osservo il richiamo delle cicale,
        simili a batteristi,
        per velocità e sapienza,
        ma con risultati da violinisti.
        La loro musica si fonde con la mia...

        Una farfalla si adagia
        sul mio petto, dissetandosi con le lacrime saline del mio corpo.
        L'ammiro e sono colpito
        enorme differenza
        del suo essere,
        dalle pagine lucide dei libri.
        Le sue ali,
        come morbide lenzuola di pile
        dai tenui colori.

        Una mantide smeraldo pasteggia avida
        sul mio ginocchio.
        Affonda le mandibole con fredda presa.
        La cavalletta si contorce
        nella disperazione.
        Ricordo la gioia del predatore
        ed il dolore della preda,
        ma non sono
        ne giudice,
        ne giustiziere.

        Muore la mia inquietudine,
        mentre
        sprofondo nella terra.
        Composta martedì 11 agosto 2009
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