Poesie personali


in Poesie (Poesie personali)

L'Aquila perché tremi? Hai paura?

L'Aquila perché tremi?
Hai paura?
No... Tu sei così forte
Bella, colta e gentile,
eppure tremi!
Tremi, ma chi temi?
Perché crolli!
Non crollare!
Fatti Amare da chi
ti vuole innalzare,
come una Bandiera,
come una preghiera.
Una Preghiera
rivolta al Signore
con tutto il cuore.
L'Aquila non temere,
ci siamo noi bambini
che ti vogliamo bene.
Riapri le tue lunghe ali
ferite dal terremoto
e torna a volare.
Il tempo guarirà e riporterà
tutto alla normalità.
Risorgi come è risorto Gesù
e non crollare mai più.
Vola, vola, vola più in alto che puoi.
Composta martedì 9 giugno 2009
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    in Poesie (Poesie personali)
    Nato da una scatola in cartone
    ha mosso i primi passi alla stazione
    ha preso quattro calci e un po' di sole
    fino alla mensa santa delle suore.
    Nel pomeriggio poi è stato visto
    in via calvario insieme a un povero cristo
    miracolava tutte le vecchiette
    per un po' di vino rosso e sigarette.
    La sera poi è sparito nella nebbia
    lasciando una lacrima di ghiaccio
    sopra ad una vecchia bibbia:

    Osso di seppia vai non tornare!
    C'è una città in fondo al mare
    dove i diamanti non valgono niente
    e la doccia è: automatica!.
    La pelle si lava da sola
    basta fare sogni puliti.
    E se non era buono per la terra
    tra strade dritte e campi di carbone
    ha preso il mare verso la tempesta
    salpando da uno scoglio ad un dolore.
    Composta giovedì 18 novembre 2010
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      Scritta da: elio
      in Poesie (Poesie personali)

      La fede è...

      La fede...
      È cercare
      continuamente il Signore.
      È provare la potenza
      della preghiera più vera.
      È credere in Dio,
      inesauribile sorgente
      d'Amore eterno.
      È l'invito
      forte e coinvolgente,
      a stringere un'alleanza,
      preziosa,
      con le altre persone,
      e rispettarle
      ed amarle
      come nostri fratelli.
      È l'unica e vera arma di ognuno
      e sarà
      "madre e padre"
      sempre
      nel momento di bisogno.
      Composta giovedì 18 novembre 2010
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        Scritta da: Andral
        in Poesie (Poesie personali)
        A te che vorresti vedermi come amica
        A te che mi lasci andare senza riuscire a trattenermi
        A te che neghi ogni sentimento
        A te che hai chiuso la porta del mio cuore con un tonfo
        A te che hai scelto la strada della ragione
        A te che prima spingevi per l'irrazionalità
        A te che mi hai cambiata
        A te che prima mi hai voluta diretta
        A te che mi sei apparso sensibile e ora rinneghi i ricordi
        A te che avevi tante sigle e ora neppure una parola
        A te che dicevi di amarmi
        A te che mi baci incendiandomi
        A te che volevi andare oltre, oltre e ancora oltre, ma che eri il primo a ritirarti
        A te che ti sei fermato
        A te compagno di viaggio che è sceso alla stazione
        Ti dico... scusa ma ti chiamo amore
        E poco importa se le nostre strade si sono allontanate
        E poco importa se c'è stato un bacio e poi un altro e poi un altro ancora d'addio
        E poco importa di chi ci sta attorno
        delle convenzioni, dei luoghi comuni e dei ben pensanti, dei moralisti
        non m'interessa se tu mi chiami amica
        io continuo a chiamarti amore.
        Composta giovedì 18 novembre 2010
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          Scritta da: Nello Maruca
          in Poesie (Poesie personali)

          Lo zufolo

          Un suono che lontano m'è nel tempo
          odo vibrare, un dì, in lontananza,
          mi balza alla memoria come lampo
          la melodia, da bimbo, a conoscenza.

          Lento m'avvio e silenzioso alquanto
          lungo un sentiero ciottoloso e stretto
          donde perviene l'idilliaco canto
          del dolce, conosciuto zufoletto.

          Un pastorello appena quindicenne
          a ridosso sdraiato d'un folto cespuglio,
          all'ombra di frondosa quercia perenne
          meglio l'intona di pecoraio veglio.

          Per ogni suonoche mi dona il vento
          energico a volte, altre debolmente
          nella mente dei bei ricordi sento
          che mi riportano indietro, dolcemente.

          Mi sovvengono i momenti del pregresso
          tempo; giorni contenti, d'abbandono,
          scorcio che non so il poco né l'eccesso
          ma tutto è solo un pregevole dono.

          Rivedo l'innocente fanciullezza
          quando a piedi scalzi, sanguinanti
          s'insegue una rozza palla di pezza
          e dell'ingenuo gioco, s'è contenti.

          M'appare, poi, l'acceso focolare,
          la nonna con in grembo la conocchia
          che con garbo la lana sta a filare
          e che l'avvoltola al fuso con maestria.

          Suona, zufolo dolce! non cessare;
          fammi scaldare avanti quel camino,
          nel vetusto casolare fammi restare,
          non fare ch'io riprenda il mio cammino.

          Spandi le note ancor per la campagna,
          famm'addormire al suono del tuo canto,
          fa che la tua melodia mi sia compagna
          e che al risveglio trovoti al mio fianco.
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            Scritta da: Nello Maruca
            in Poesie (Poesie personali)
            È già notte, un rintocco: è passata
            mezzanotte, mi stiracchio e sbadiglio
            m'alzo lesto pian pianino per non dar
            risveglio al nido; gongolante odo
            un coro nell'accosto alla finestra
            che dal basso del fossato sale in volo
            e si espande lentamente per le vie
            del ciel turchino. Sono grilli, son cicale,
            raganelle o grigi ghiri? Ci sono gufi
            e pipistrelli o son solo le raganelle?
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              Scritta da: Nello Maruca
              in Poesie (Poesie personali)

              L'ingannevole

              Al nefasto giudicio che destommi tema
              desolato mi dipartii e senza speme.
              Fu il dispero, tutto mi fu nero
              spiraglio alcuno non vedea, invero.
              Conobbi l'impotente debolezza,
              nullo e nessuno davami certezza.
              Nel Tempio mi trovai degl'Alemanni
              come deporre i tanti, molti affanni.
              Andò per tempo, non ricordo quanto,

              dalla Croce, la vista, all'Azzurro Manto.
              D'automa movenza fu all'accender cero,
              col cuore lo feci palpitante e nero.
              Quella fiammella tremula, pencolante
              poscia per l'alma mia fu illuminante.
              Parea un varco mi si fosse aperto
              in mezzo quel che grande era sconcerto.

              E, poi, di nuovo cupa desolazione
              e immensa ancora fu disperazione.
              Col cuore infranto, stanco, sconfortato
              in casa mi trovai, da trasportato.
              Mentre mi riportavo al luogo mesto **
              fu il pensiero mio determinato e desto
              a ripassar in quel ch'è Sacro Luogo
              onde scrollarmi del pesante giogo.

              Lì, rimasi infreddolito e stanco
              con quella spina che pungeami il fianco;
              Lo guardo riandò su l'Effige Santa
              e poi portossi alla Donna Santa,
              e mentre la guardavo la pregavo
              e nella prece tutto mi donavo
              e mi pareva d'essere ascoltato
              e mi pareva d'essere consolato.

              E più guardavo quell'Effige Santa:
              Abbi fiducia, abbine sì tanta
              e più parea che cenno mi facesse
              quasi che dir qualcosa mi volesse.
              L'Effige ch'è in Croce mi rispose,
              sulla testa Maria la Mano santa pose
              e quel ch'accadde, poi, non parmi vero:
              Schiarito fu, quel ch'era tutto nero.

              Ed il sorriso ritornommi in viso,
              lievi sentii le spalle, senza peso;
              leggero dentro, senz'alcun tormento
              un guardo, un grazie volsi al Firmamento.
              Schiacciato fu il diagnosticato prima
              poiché riposto avea tutta mia stima
              al Creator di tutto, al Redentore
              che sa donare gioia ad ogni cuore.

              Quanto l'Onnipotente è umile e verace
              tanto sei, uomo, tronfio e fallace.
              Composta lunedì 30 novembre 1998
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                Scritta da: Nello Maruca
                in Poesie (Poesie personali)

                Il contadino

                Lenta la nebbia s'alza dal mare alla montagna
                coprendo il cielo azzurro di luttuoso manto
                mentre la massaia accanto al focolare
                a rimestare intenta è il desinare.
                Di presso, del cane l'abbaiar rabbioso s'ode
                e di tanto un raglio sgradevole l'accompagna
                col muggito del ruminante bue cui il belar
                della lanosa pecora fa eco col grugnire
                d'un maiale che del rumoreggiare pare stufo.
                Il rude contadino sul ceppo assiso
                pensoso è del domani; di quello che sarà:
                Pioggia, vento o neve o il sol risplenderà?
                Così, assorto, in ansia mesto sta.
                La pipa tra le labbra; il fumo in alto va
                e stanco, un sonnellino seduto resta e fa.
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                  Scritta da: Nello Maruca
                  in Poesie (Poesie personali)

                  Ninna nanna

                  Galoppando il bianco giglio
                  viene portandomi mio figlio.
                  Mamma è qui, aspetta te,
                  mamma è qui, tutta per te.
                  Sogno sempre il tuo visino,
                  vedo te, o, mio bambino.
                  Qui, accanto al focolare
                  mamma resta, sta a sognare.
                  Resto e sogno il mio bel Re,
                  resto qui, aspetto te.
                  Nel mio sogno c'è la culla
                  che ti dondola e trastulla.
                  Nella culla fai la nanna
                  amor grande della mamma.
                  M'hai rapito già il cuore
                  o mio grande, dolce amore.
                  Fai la ninna, fai la nanna
                  dolce bimbo della mamma
                  ch'io ti veglio, ti sorveglio
                  fino a quando resti sveglio.
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