Poesie generazionali


in Poesie (Poesie generazionali)

Hanno preso un latitante

All'inizio lo trovai un po' strano.
Neanche mi ero smosso
a quel
-favorisca i documenti-
detto col tono
che impone una divisa nera.
Mi resi però conto
che ero già
più di là che di qua
e non poteva farmi niente.
E finalmente
avrei potuto dirgli quello che pensavo
avrei potuto anche fargli quello che volevo.
Anche se con poca forza,
gli chiesi a fil di voce
di avvicinarsi.
-vieni qui,
chinati-
ed intanto
gli avevo detto quello che pensavo
in quel momento.
Poi
con la mano
presi dal petto il sangue della mia ferita
e come se fosse schiaffo
ma per la poca forza
fu carezza
gli stampai sul viso la mia mano,
rossa.
Lui si ritrasse
ma non troppo
e sporse gli occhi
per guardarsi il viso,
la divisa,
la mia ferita.
Per una volta nella vita
non seppe cosa dire,
non citò né codici
né procedure.
Ma si era accorto di essere in ginocchio,
e non davanti al suo padrone.
E per una volta l'ordine fu mio
e non si poteva rifiutare.
" portami di là
lo puoi già fare,
per passare quel confine
non serve passaporto,
per andare di là è sufficiente
saper fare il passamorto.
Che strano scherzo
che ti fa la vita,
e proprio in fondo alla carriera.
Mi sei tanto corso dietro
ed alla fine
ti tocca invece
portarmi sulle spalle.
Ed al ritorno
non troverai fontane per lavarti,
avrai la compagnia del rosso in faccia,
fino alla fine del viaggio.
Composta martedì 10 settembre 2013
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    in Poesie (Poesie generazionali)

    Né troppo né poco

    Avrei voluto avere la forza del più forte
    per poter trionfare,
    l'intelligenza del capace
    per poter fare bene.
    Ma non ho neppure quel po' di forza
    che mi servirebbe per sopravvivere
    e non ho avuto neppure
    quel minimo di intelligenza
    necessario a farmi trovare quel po' di forza.
    No, forse è troppo,
    ho soltanto avuto sfortuna,
    ma questo lo so solo io.
    Composta martedì 10 settembre 2013
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      in Poesie (Poesie generazionali)

      La notte fuori a parlare con gli amici


      si entra solo a certe condizioni,
      io sono l'unico
      ad essere accolto sempre
      in qualunque notte decida di fermarmi.
      Non ho neppure bisogno di dire che ci sono.
      Nessuno mi nota
      nessuno ci fa caso,
      del resto le luci sono molto basse.
      Io sono il solo che va lì la sera,
      che resta per la notte
      poi riparte.
      Chissà,
      forse un giorno mi deciderò
      a rimanere lì più a lungo
      o per molto tempo.
      Di contenitori per il bere
      ce n'è un grande assortimento.
      Ed anche il bere c'è
      ma solo acqua,
      acqua di fontana.
      A volte santa
      ma solo in certe ricorrenze.
      Se ho voglia
      di buttar giù cose diverse
      rubo in un negozio
      e arrivo già "provvisto",
      ed in quel caso
      posso bere alla bottiglia,
      tanto sono certo
      che non c'è nessuno
      che mi chiede un sorso.
      Altrimenti
      riempio un vaso,
      una bottiglia o una caraffa
      e poi mi siedo dove scelgo io
      in base all'umore,
      alla voglia del momento
      ma sempre in compagnia.
      Se ho bisogno di consigli
      vado dall'un anziano laureato
      pozzo di scienza
      ma come molti geni,
      un po' sbadato.
      Se ho voglia di sapere di sesso
      amori e pentimenti
      cerco una signora
      che è lì da un po' di tempo.
      Sotto i quaranta
      ben portati,
      narra molte avventure
      e cita molti amanti,
      ne parla volentieri.
      L'unico racconto che non fa
      è quello del giorno
      che il marito gli si parò davanti.
      Quando mi sento in vena di insegnare,
      (e mi capita di rado)
      di solito succede
      quando mi porto l'alcol dall'esterno,
      ci sono tanti adolescenti.
      Sono sicuro che mi ascolteranno,
      da lì non possono scappare.
      Ma quando voglio veramente farmi male
      invece vado in mezzo al gruppo dei bambini
      e resto lì per ore
      a sputar rabbia,
      a rimuginare
      e chiedermi
      perché deve esser giusto
      ed accettato
      che al mondo
      spesso campi troppo chi fa proprio schifo
      e invece un innocente
      debba emigrare così presto
      e per così lontano.
      Verrebbe quasi voglia
      in certe sere
      di rifarsela anche col padrone del locale,
      ma poi rifletto
      chino il capo
      e chiedo scusa,
      anche perché
      sarebbe una battaglia persa.
      Così mi accuccio
      o resto lì impietrito.
      Ma vada come vada
      o con chiunque passi la nottata
      appena fà un po' giorno
      getto l'avanzo d'acqua della sera prima,
      rimetto i fiori dentro il vaso o la bottiglia
      mi alzo e parto.
      Rimetto al cancello il catenaccio
      faccio il segno di croce e di rispetto
      per chi rimane lì disteso.
      E vado,
      prima che arrivi il primo dei guardiani
      per aprire,
      e non debba aver sospetto
      che forse la notte al cimitero "ci si vede"
      Composta martedì 10 settembre 2013
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        in Poesie (Poesie generazionali)

        La telefonata della sera

        E l'ora che chiami
        per dirmi come è il tempo laggiù,
        per raccontarmi la tua giornata.
        Per dirlo a me
        che non so nemmeno
        se arriverò a stanotte
        oppure a domani.
        Io ascolto e basta
        per cortesia,
        perché lo devo a chi mi parla.
        Ed ogni tanto dico qualcosa
        giusto perché tu non debba pensare
        che non ti ascolto
        che non capisco.
        Aspetto solo che ti decida
        a dirmi:
        "allora, buonanotte"
        per ritornare quello che ero.
        Uno in attesa dell'ultimo treno.
        Composta venerdì 6 settembre 2013
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          Scritta da: Rossella Priolo
          in Poesie (Poesie generazionali)

          Ad un'amico ferito

          Sei un uomo vero, forte e fiero,
          sopporti il dolore ma hai tanta voglia d'amore,
          difficilmente ti arrendi al dispiacere
          fai sempre vincere la passione
          che spesso pronunci con fervore,
          forse sconfortato
          non hai più fiducia nell'affetto
          perché l'amore in cui credevi
          ti ha trafitto il petto.
          Dimentica ciò che è stato
          apri le tue braccia a chi ti dà amistà,
          stringi a te un'amore sincero
          ama e rivivi, riapri il tuo cuore.
          Composta giovedì 5 settembre 2013
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            Scritta da: cirstinasirio
            in Poesie (Poesie generazionali)

            Dove sei amore mio

            La stanza era buia
            non vi filtrava un fil di luce  
            e nel letto amore mio,
            tra il tepore delle lenzuola
            ad occhi chiusi allungai la mano
            verso il tuo cuscino
            per cercar il tuo viso
            ma sentii freddo.
            tu non eri li con me ....
            Mi svegliai e capii che eri
            solo un sogno amore mio.
            Composta venerdì 6 settembre 2013
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              Scritta da: Susan
              in Poesie (Poesie generazionali)
              Una volta
              si passeggiava,
              si entrava in un negozio,
              magari ti fermavi a prendere
              un caffè,
              e vedevi quei occhi,
              quei occhi che
              poi sarebbero divenuti
              amore,
              Oggi,
              oggi il mondo è cambiato,
              sembriamo carne da macello,
              ci si innamora di una foto,
              ci si scrive ti amo,
              si grida amore eterno,
              e ci si lascia con un
              ho bisogno di tempo,
              senza mai essersi visti,
              cosa dico al merito?
              Che siamo proprio
              fottuti!
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