Scritta da: Giancarlo Cerbo
in Poesie (Poesie generazionali)
Anche i cani osservano gli uccelli
In alto, in su del muso
il cane osserva, gli uccelli.
Composta giovedì 5 dicembre 2013
In alto, in su del muso
il cane osserva, gli uccelli.
Voglio immergermi
nel silenzio,
nella quiete
della vita mia
sorridere a te che
che fai parte di me
anima colorata libera
di esprimersi
dipingo la mia pelle
con i nostri sogni.
Voglio essere fiore
nel deserto del
tuo malumore
luce nella parte più
buia del tuo cuore
noi figli di terra
senza radici
perché amati e
amanti di ogni
luogo per
sentirci vivi e felici.
Amo il tuo viso stanco
a volte imbruttito dal male.
Sei dolce quando mi guardi
anche se hai dimenticato come trattarmi.
Amo ciò che eri.
Cerco nei tuoi lineamenti scarniti
dal digiuno senza fame
il magnifico uomo di un tempo.
Agonia...
Parole che non hanno senso.
Occhi rivoltati indietro.
A tratti ti risvegli dal lungo sonno e
ti accorgi che ci sono.
Mi vuoi vicino.
Non hai smesso di amarmi.
Non voglio lasciarti.
Non posso trattenerti.
Non posso strapparti dal lungo sonno della morte.
Vorrei fermare il tempo ma, non posso!
So che sei già in viaggio
dove non mi è consentito accompagnarti
ma ci sono.
Di sicuro il nostro amore vincerà la morte.
Non temere!
Nell'attesa di raggiungerti un giorno
ti troverò negli occhi dei figli.
Nei loro sorrisi.
Nelle loro litigate.
Nella voce e nella forza di tuo figlio.
Nelle fattezze della tua adorata bimba
scoprirò la tua dolcezza.
Buon viaggio amore!
Non preoccuparti per me, non mi lasci sola.
Abbi per te
un giorno nuovo.
Quel giorno che si riserva ai giusti,
quel giorno lungo
da far durare,
il giorno che sposta un anno.
Abbi quel giorno
che ci si sente bene,
che ci circondano gli auguri
e i complimenti.
Quel giorno
che finisce al chiaro giorno nuovo,
dell'"altro giorno".
Quel tuo giorno
che amo immaginare,
mentre vago nel nero della mia notte.
Lo scrittore inglese
in camicia scozzese,
alto in centimetri
e senso del suo stato
era entrato in stanza
mentre stavo parlando,
esprimendosi a gesti
anche se
io capivo l'inglese
ma non sempre gli inglesi.
Contestava la musica,
"troppo alta"
diceva
con le mani alle orecchie
e scuotendo la testa.
Astensione da idee,
brutta cosa,
mi dicevo,
per un inglese scrittore.
Mentre finivo il pensiero
lui aveva già messo
a tacere i miei Procol.
Che ferita mi apriva!
Chiusi gli occhi e pregai
che quel dio musicale
non facesse gli sconti,
non offrisse perdoni,
a persone così.
A preghiera conclusa
riapparsi di nuovo
sulla strada di sassi
che divideva le tane.
Quella strada coperta
diventata canale
per l'umana marea
era lì dal duecento.
E di nuovo l'inglese
che svettava su tutti
con quegli occhi di birra
stava lì ad aspettarmi,
voleva notizie
sul prete di Mamole,
se avevamo fatto qualcosa per lui.
Glielo aveva richiesto
la sua casa reale.
Ma ero all'oscuro di tutto.
Detti uno sguardo alla mora al mio fianco,
lei conosceva la cosa,
io conoscevo il suo grande seno,
Non aveva approfondito,
era appena uscita da una crisi profonda,
era nato da un minuto neppure
il suo primo sorriso,
battezzato Luigi,
come il figlio del lattaio.
Io
lei e la sua pancia
avevamo trascorso molto tempo a parlare.
A problema risolto mi guardò con amore.
Nel carezzarle la testa
mi resi conto che aveva i capelli spariti
per metà della testa.
"sono stati i capelli più indietro
volevano spazio,
loro hanno fatto morire i miei ciuffi davanti".
Ma io sapevo
che i suoi erano da sempre ciuffi ribelli,
conosciuti alle forze dell'ordine
ed ai servizi.
Ero certo che qui
si trattava di un caso
di calvizie di stato.
Non appena rientrato
a coprifuoco iniziato
mi sarei messo a cercare
sull'elenco di carta
il numero verde di soccorso rosso
per denunciare il fatto
e forse anche l'inglese.
Ma intanto guardavo di fuori
di là dalla strada
Claudio lavava il pavimento
della sua nuova conquista.
Mi puntai l'indice alla tempia
e feci bum,
ma piano
per non fare arrabbiare l'inglese di turno
e non svegliare la mia coscienza.
Ho sradicato quest'erbaccia ostile
la mia aspirazione e recintare
questo parco di fantastici ornamenti.
Con delle delizie autentiche, eque
che mi sappiano comprendere.
Staccati, erbaccia, dal mio eden
ho l'esigenza di avere un fiore
vicino, non puoi intuire la mia
originalità poiché non esplori
altri recinti.
Cosa succede in questa società?
E che non abbiamo la libertà.
Pieno di pregiudizio e risentimento
e che viviamo in un mondo spento
non c'è nessuno che ci illumini la via
e allora accendiamola con un po' di fantasia.
Dovrebbero proteggerci e migliorare la società
e ridarci la libertà.
Questo sasso potente
ha ridicolizzato l'ambiente
e ora non ci rimane che sognare
che tutto possa cambiare.
Quel pupazzo
al tuo amore durante il tragitto
ha procurato molto dolore.
Eri in una gabbia dorata
con la tua anima
tormentata, triste
e sacrificata
in quel mondo reale
che tanto
ti ha fatto penare.
Ora sei libero
di amare
con questa vita
più ideale.
C'è un posto vuoto
nel nostro cuore tutto d'amare
che solo tu
puoi colmare.
Vorrei abbracciare il cielo
e l'arcobaleno
e mi rendo conto che ti trovi
in un luogo più sereno.
Prima
il tuo nome era una realtà
e ora si chiama
eternità.
Violenza genera violenza
i banchieri generano i rapinatori
i governanti rubano ai lavoratori
e così che funziona il mondo
è uno stupido girotondo
io vivo per una vita diversa
come la parola amore vive
nella solidarietà del saper amare
mondo perseguitato
ingiustamente incatenato
io mi espando e vivo
devo solo liberarmi
dal tempo che brucia
in fretta il nostro fugace
momento
sarò un naufrago sarò un salvatore
sarò un naufragio
non smetterò mai di guardare il cielo
e il sole
non si può vivere a capo chino
ora qui ovunque
non mi fermare
non sto sognando
sto vivendo abbraccio l amore
la solidarietà la libertà
vivo nell anarchia
del cuore.
Vorrei
scrivere il tuo nome indelebile
sulle mie labbra
racchiudere nel mio cuore
quei attimi di silenzio
quei sguardi profondi
quei baci da sogno...
ed ogni volta che mi manchi,
vorrei
fermare il tempo e
rivederli nella mia mente
sussurrando al infinito
ti amo.