Poesie generazionali


Scritta da: Alessandro A.
in Poesie (Poesie generazionali)

la vita

Sono arrivata! Così ripeti,
e me lo dici con lo sguardo triste,
ma sei felice, tu non ti arrendi,
quello sono io,
mi sono arreso, ora lo ammetto.

Anche tu qui?
Non è il tuo posto!
Mm... ora capisco, tu ci sei sempre,
ovunque vada,
che sia felice o che sia giù,
sei sempre tu.
Allora scusa, se ti ho ferita,
però ti avviso... io sono un uomo,
non ti prometto di essere buono,
sono cosi, ci sono nato, e mi conosco,
posso provarci, ma non lo sò, se riuscirò,
dimmelo tu.

Sé non ci riesco, ci rivediamo,
qui niente è mai troppo lontano.
Composta domenica 1 dicembre 2013
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    Scritta da: Alessandro A.
    in Poesie (Poesie generazionali)

    Pensiero

    Il mondo gira intrappolato,
    come il pensiero che hai imprigionato,
    fallo felice e lascialo andare,
    solo così potrai imparare,
    un'altra vita esiste già,
    è lei che aspetta l'eternità.
    E tu sei il grande spettatore!
    Sei l'architetto e l'ideatore,
    ogni pensiero vive per te,
    tu sei suo padre, tu sei il suo re,
    lascia che viva, nella sua gioia e nella sua pace,
    credi di esserne capace?
    Solo un'idea ti può svegliare,
    quella che credi sia bene e male,
    cambia l'idea e vivila al centro,
    tu non lo sai, ma è il tuo momento.
    Composta sabato 21 dicembre 2013
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      Scritta da: Sabrina
      in Poesie (Poesie generazionali)

      occhi neri

      Dolcezza infinita,
      indifeso e pieno di forza nello stesso istante,
      tu, sempre assetato di baci e di carezze,
      inconsapevole
      mi riempi il cuore di amore, puro,
      come solo un figlio riesce a fare.

      Occhi neri,
      colmi di gioia e di vita,
      possa il tuo avvenire
      riflettere
      ciò che è racchiuso in te,
      possa la tua esistenza
      essere piena di luce!
      Composta domenica 22 dicembre 2013
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        Scritta da: Carmelo Ferrè
        in Poesie (Poesie generazionali)
        Ho posato lo sguardo
        oltre le barriere del tempo
        per ritrovarmi su spiazzi
        di immenso sapere,
        ho stretto le mani chiuse
        per spezzare catene d'acciaio
        che mi tenevano legato
        su falsi pregiudizi.
        Ho chiesto al vento
        di darmi la sua libertà
        e lui schiaffeggiandomi il viso
        con il suo gelido soffio
        ha rubato dai miei occhi
        l'ultima lacrime di pietà,
        Ho camminato su strade
        polverose di odio e morte
        per ritrovarmi disteso
        su deserti di sale rosso,
        ho chiuso gli occhi
        per non vedere il dolore e
        ho chiesto alla speranza
        di darmi un sorriso d'amore
        e lei indifferentemente
        ha strappato dal mio petto
        un cuore senza palpiti...
        carmelo ferrè... 02/11/2013.
        Composta sabato 2 novembre 2013
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          Scritta da: Carmelo Ferrè
          in Poesie (Poesie generazionali)
          Strane note di un concerto di uccelli notturni
          si alza alla luce di una luna
          che mi sussurra una nenia di primavera
          profumata da rossi papaveri,
          i rumore dei miei passi risuonano
          sul nudo sentiero
          illuminato da mille stelle incantate
          mentre un venticello fresco bacia
          dolcemente il mio giovine viso,
          mi spoglia dei miei falsi timori
          donandomi serenità a dubbi e affanni
          per questo sogno infantile.

          Da un bacio di una luce
          ricevo conforto per le mie paure
          e una carezza
          per lenire le ferite dell'anima,
          si stagliano nello sguardo assente due lacrime
          che lasciano una nudità di un giorno
          trascorso all'ombra del grande cosmo.

          L'universo riempie su di me il potere
          e le speranze del domani,
          mentre il silenzio della notte trascorre
          le sue ore fra spazi di tempo infinito,
          squarcia lampi di secoli futuri
          calpestando polvere di stelle fumanti,
          tutto ruota attorno al mio corpo
          e il canto fa eco a quelli che hanno
          sofferto e pianto nel dolore,

          La nenia sforna il suo ritornello
          a promesse non mantenute,
          cala sul nudo sentiero la mia anima,
          si confonde nel buio della notte
          per poi scomparire per sempre
          nell'alba di un pianto di vita...
          Composta lunedì 4 novembre 2013
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            Scritta da: Carmelo Ferrè
            in Poesie (Poesie generazionali)
            Ti sei spogliata,
            nel gelido letto d'ombre,
            mi hai guardato
            con quello strano sguardo
            misterioso e accattivante,
            non hai detto niente,
            ma almeno spiegami come mai
            tutto a un tratto mi sorridi,
            sei cosi bella e io non posso non pensare
            come fai ad essere cosi sexy,
            come fai a essere cosi maledettamente indifferente
            ai miei sbalzi cronici.

            Mi Stringi tra le tue braccia,
            accarezzandomi dolcemente,
            il profumo del tuo sudore
            si confonde con il mio mentre
            posi le tue piccole mani sul mio viso
            senza pudore ti mostri nuda
            ai miei sguardi allibiti.

            So riconoscere il tuo felino
            senso del piacere,
            i sospiri della carne acerba
            che si infiamma al mio sguardo,
            solo un'ora di estremo piacere
            avrò dalle tue trepidante e
            calorose labbra di fuoco.

            Tu che un tempo non dimenticato,
            eri sola mia
            ora sei solo un'idea
            che non può ritornare,
            respirare la tua pelle ora
            è veleno per la mia anima,
            i tuoi baci sono amari e
            amari sono i tuoi sospiri.

            I tuoi occhi mi parlano,
            celati nei tuoi oscuri segreti
            mi rivelano tutto quello
            che vuoi nascondere al mio cuore,
            rifletti al freddo specchio
            il tuo nudo corpo illibato
            nascondendo nei riflessi di luce
            la falsa dea della tua bellezza ingorda.

            Fermati, dimmi cosa sei,
            spiegami il senso del tuo amore,
            dimmi se hai un'anima
            o se hai solo questa bellezza
            che ti fa cosi sexy,
            svuota il tuo cuore e
            lasciami immaginare e sognare
            ancora una volta di più
            il tuo amore di ieri,
            lasciami entrare
            nel tuo immaginario amore,
            tu che un tempo eri mia.

            Tu che ora sei solo l'ombra
            dei miei passi presenti
            lasciami morire per l'ultima volta
            tra le tue ingannevoli abbracci d'estasi.
            Tu che un giorno eri mia
            ora sei solo un vago ricordo
            che il tempo strappa via
            dai miei occhi il tuo nudo freddo corpo...
            carmelo ferrè... 11/10/2013.
            Composta venerdì 11 ottobre 2013
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              Scritta da: Carmelo Ferrè
              in Poesie (Poesie generazionali)
              Una debole luce
              nell'angolo della stanza
              rischiara sulle parete umide
              una fotografia di altri tempi,
              la musica accompagna
              miserabilmente pensieri
              vecchi di cento anni fa.
              Occhi immobili penetrano
              nel cuore atrofizzato,
              scrutano silenziosi
              pezzi di carne acquosa
              fulminando senza pietà
              l'ultimo battito di vita.
              Le membra di un corpo
              si abbandonano lentamente,
              si distendono al ritmo miserabile
              di suoni e voci estranei,
              tutto l'essere si rianima
              di una essenza vagamente umana.
              Sente di essere ancora vivo,
              sente in se la materia vitale
              scorrere nelle vene bucate,
              alza lo sguardo vitreo
              alla solitudine di un estasi,
              poi china il capo su assi di ossa e
              boccheggiando nelle spire
              del suo paradiso artificiale
              si lascia andare.
              Composta giovedì 20 maggio 2010
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                in Poesie (Poesie generazionali)

                dopo il diciotto di dicembre

                È cosi tanto che non ti vedo,
                ma ti riconoscerei
                anche fra migliaia di "mille".
                E sentirei ancora il tuo profumo di latte,
                piccolo cucciolo
                cresciuto da solo.
                E finalmente
                mi potrei commuovere
                e far scoppiare le lacrime che ho dentro,
                nascoste in questa cassa
                fatta di pelle e rughe
                che mi fa da corpo.
                E mischiarmi alla folla che fa il mondo,
                seguirti,
                senza più perderti di vista,
                sfiorarti la mano,
                come per abitudine
                come se ci fossi sempre stato.
                Composta venerdì 20 dicembre 2013
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