Scritta da: Stefano Andreani
in Poesie (Poesie generazionali)
Io sono difficile
per certi versi improbabile,
a volte quasi irraggiungibile
ma dannatamente semplice.
E in fondo solo un po' instabile,
potrei anche essere amabile.
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Io sono difficile
per certi versi improbabile,
a volte quasi irraggiungibile
ma dannatamente semplice.
E in fondo solo un po' instabile,
potrei anche essere amabile.
Ho preso le tue mani e mi sono fatta cullare dalle tue dolci carezze,
Ho bussato al tuo cuore e ci sono entrata adagio,
Mi sono mischiata tra i tuoi pensieri e sono diventata un pensiero costante.
Amami come io ti amo,
Stringimi come io ti stringo a me,
Fa' che io sia tra i tuoi pensieri più dolci.
E sarà solo allora che sarò sicura tra le tue mani,
Che vivrò sempre nel tuo cuore
e sarò per sempre il più bello tra i tuoi pensieri.
Mi attraversa
e mi devasta
questo canto sublime
che sento
questi fantasmi
che hanno troppa fame
d'amore e di verità
questa preghiera
sempre più esigente
questa voce che pretende
sempre più amore
e più conoscenza.
Ma io sono un filo d'erba.
Amo ogni goccia
che si posa su di me.
Ogni soffio di vento
che mi accarezza.
Ogni fiore che mi sfiora.
Sono un filo d'erba e amo.
Amo ciò che incontro.
Come posso fare di più?
Sei posata sopra il profumato fiore
ostenti colori sgargianti ai miei occhi
meravigliati e stupiti.
Mostrandomi la tua gentil anima
spicchi il volo
agitando le tue leggere ali
te ne vai.
E porti con te voli
dei miei pensieri
sognanti posti colorati
di pace e serenità
in perfetta simbiosi tra loro
come i tuoi colori
così elegantemente e graziosamente
invitanti.
Tuoni, lampi, fulmini
squarciano il cielo
soffi di vento alzano
polveri, carte e foglie di alberi
che paurosamente si piegano
e davanti al mio sguardo
grossi sassi
dal cielo vedo su di loro
con brutale forza scaraventare.
Ma d'un tratto la rabbiosa violenza
lentamente si placa.
Sebbene ancora il cielo pianga
le sue ultime lacrime
rasserenante,
mostra, in un abbraccio solare
un enorme arcobaleno di pace.
Lacrima versata
bicchiere bevuto
pensiero ricordato
fuori come una biglia
lanciato senza una meta
sorriso finto
lavoro odiato
amore sperato
uscirne prima o poi
uscirne completamente
il sogno surreale
sgretola la realtà
i tuoi occhi mi fottono la testa
sei ancora dentro di me.
Perso, inutile, vuoto.
Il tuo sguardo mi fotte la vita.
Nel verde più verde che c'è
uno scoiattolo sui rami fulmineo,
trafigge l'occhio annullandosi.
Un paese sul fiume Limat, un ristorante,
sempre sul fiume Limat,
dove la cucina è italiana.
I gatti sono di casa, m'ammaliano,
alcuni hanno preso posto sulla terrazza,
col pelo che freme al sole,
annusano l'aria della cucina: c'è da leccarsi i baffi!.
Uno di loro m'accompagna,
con la coda in perpendicolare,
elogiato dalla mia voce si lascia accarezzare.
Poco più in sù sorge dall'erba un cimitero,
le lapidi sono sagome radicate,
afferrate al muschio vicine alla via.
C'è, poco distante da Sonnenbergstrasse,
una Chiesona che sembra un bunker,
e, solo entrando il cuore si risolleva;
lassù, sul fondo, il Crocefisso, e ti senti a casa.
Unirò il bianco dei miei fogli alla neve silenziosa, ché l'inverno è lungo un tratto di china giù tra le mie parole.
Al caldo d'un fremito di dita tra bozze emotive, tremeranno anche le vocali a ridosso dei vetri appannati e il silenzio sarà fuoco a proteggere.
Traccerò l'amore con la grafia stentata di polpastrelli paonazzi sulle livide emozioni che parleranno di te.
Tra il gelido dei punti e il camino acceso di espressioni nuove che zampilleranno in scintilla sul taciuto per eccesso di pudore.
Parole in fiamme.
Anche il cielo sarà timido verso sera.
Cadrà in pezzi di freddo sul crepuscolo nell'insenatura tra le colline avvistate in linea d'aria. Quando aprirò la finestra saranno refoli d'essenza che ti profumano il collo. Sarai riconoscibile al solo annusarti.
Il muschio sarà fresco a ricordare vita.
Io sarò viva per non dimenticarti mai.
Tu.
Come un'estate dentro all'inverno.
Mia cara anguria quanto mi piaci,
affondo i miei denti e prendo i tuoi baci,
la mia ugola gongola del rosso tuo succo,
che scende polposo con un po' di risucchio.
Alt!, ai semi, quelli li butto:
schizzan ribelli i neri fratelli,
la sete è golosa e continuo addentare,
un seme sfugge, ma non lo lascio passare.
Sapore diverso e altro colore,
sono alla buccia, che mi guarda,
col suo largo sorriso.