M'hai portato a vedere la luna sul colle buio era grande, era bianca e tonda tra le fronde metallose mi scopriva allora. In quel fresco gentile il tempo ci somigliava mentre la sua pelle era mia cento fragranze nate inventavano accoglimenti nuovi. Guardavo l'immensa luna io ero più bella di lei.
Controluce a un tramonto di pesca e zucchero. E il sole all'interno del vespro, come il nocciolo in un frutto. La pannocchia serba intatto il suo riso giallo e duro. Agosto. I bambini mangiano pane scuro e saporita luna.
Su un'isola deserta di sabbie finissime sempre pronte a franare nel nulla fu duro tirare fuori tutto dal proprio sacco la terra l'acqua per farne fango col fango fare la compagna la capanna e tirare la barca i remi che spesso si mettevano di traverso l'amo l'arma l'aratro cavare fuori caino con abele ricci rose conchiglie ombre d'estate focolari con angeli d'inverno. La fatica fu quella d'inventare i nomi i colori le funzioni e le tre dimensioni da tagliare nell'amorfa miniera misteriosa. Fu pesante finanche posare le mani stanche inesistenti sui fianchi d'aria.
Tu mi hai fatto conoscere amici che non conoscevo Tu mi hai fatto sedere in case che non erano la mia. Chi mi era lontano oggi è vicino e lo straniero è divenuto mio fratello...
Ama saluta la gente dona perdona ama ancora e saluta. Dai la mano aiuta comprendi dimentica e ricorda solo il bene.
E del bene degli altri godi e fai godere… E vai, leggero dietro il vento e il sole e canta… canta il sogno del mondo: che tutti i paesi si contendano d'averti generato.
Triste il giardino: fresca scende ai fiori la pioggia. Silenziosa trema l'estate, declinando alla sua fine. Gocciano foglie d'oro giù dalla grande acacia. Ride attonita e smorta l'estate dentro il suo morente sogno. S'attarda fra le rose, pensando alla sua pace; lentamente socchiude i grandi occhi pesanti di stanchezza.