Mare anteriore a noi, le tue paure avevano corallo e spiagge e alberete. Sbendate la notte e la caligine, le tormente ppassate e il mistero, si apriva in fiore la Lontananza, e il Sud siderale splendeva sulle navi dell'iniziazione.
Linea severa della riva remota: quando la nave si approssima, s'alza la costa in alberi ove la lontananza nulla aveva; più vicino, s'apre la terra in suoni e colori: e, allo sbarco, ci sono uccelli, fiori, ove era solo, di lontano, l'astratta linea.
Il sogno è vedere le forme invisibili della distanza imprecisa, e, con sensibili movimenti della speranza e della volontà, cercare sulla linea fredda dell'orizzonte l'albero, la spiaggia, il fiore, l'uccello, la fonte: i baci meritati della Verità.
Avrei voluto sentirmi scabro ed essenziale siccome i ciottoli che tu volvi, mangiati dalla salsedine; scheggia fuori dal tempo, testimone di una volontà fredda che non passa. Altro fui: uomo intento che riguarda in sé, in altrui, il bollore della vita fugace uomo che tarda all'atto, che nessuno, poi, distrugge. Volli cercare il male che tarla il mondo, la piccola stortura d'una leva che arresta l'ordegno universale; e tutti vidi gli eventi del minuto come pronti a disgiungersi in un crollo. Seguìto il solco di un sentiero m'ebbi l'opposto in cuore, col suo invito; e forse m'occorreva il coltello che recide, la mente che decide e si determina. Altri libri occorrevano a me, non la tua pagina rombante. Ma nulla so rimpiangere: tu sciogli ancora i groppi interni col tuo canto. Il tuo delirio sale agli astri ormai.
L'odio accende fuochi di passione sui fuochi lontani fari, grandi fiori rossi, delle coste del mare; grida all'erta di fiamma bianca e verde, sulle grida di fiamme dei sogni, che, come nei sogni, non si sa, in verità, se furono... E sono quelli ancor mal desti che brutta espressione, che freddo! contro quelli ancor mal addormentati che brivido, che espressione ancor più brutta!
E la morte si unisce con la vita
inaspettatamente, qua e là, come in bagliori di cento colori tragici ed acuti; si unisce con il sogno, che preferisce morire anziché svegliarsi. si unisce con il sogno.
Comincia a far giorno rosso e bianco. Coste che fumano, nel primo sole, per quelli che vivono ancora!
I ricordi, un inutile infinito, Ma soli e uniti contro il mare, intatto In mezzo a rantoli infiniti...
Il mare, Voce d'una grandezza libera, Ma innocenza nemica nei ricordi, Rapido a cancellare le orme dolci D'un pensiero fedele...
Il mare, le sue blandizie accidiose Quanto feroci e quanto, quanto attese, E nella loro agonia, Presente sempre, rinnovata sempre, Nel vigile pensiero l'agonia...
I ricordi, Il riversarsi vano di sabbia che si muove Senza pesare sulla sabbia, Echi brevi protratti, Senza voci echi degli addii A minuti che parvero felici...
M'affaccio alla finestra e vedo il mare: vedo le stelle passare, onde passare: un guizzo chiama, un palpito risponde. Ecco sospira l'acqua, alita il vento: sul mare è apparso un bel ponte d'argento. Ponte gettato sui laghi sereni, per chi dunque sei fatto e dove meni?
Tirreno, anche il mio petto è un mar profondo E di tempeste, o grande, a te non cede: l'anima mia rugge nè flutti, e a tondo Suoi brevi lidi e il piccol cielo fiede.
Tra le sucide schiume anche dal fondo stride la rena: e qua e là si vede qualche cetaceo stupido ed immondo boccheggiar ritto dietro immonde prede.
La ragion de le due vedette algenti contempla e addita e conta ad una ad una onde e belve ed arene in van furenti:
Come su questa solitaria duna L'ire tue negre a gli autunnali venti Inutil lampa illumina la luna.
Di te stesso sei colmo, e tuttavia, quanto di te stesso sei privo, solo, e lontano, sempre da te stesso!
Aperto in mille ferite, ogni istante, come la fronte, van le tue onde, come i pensieri, vengono, vanno e vengono, baciandosi, fuggendo, in un eterno conoscersi, mare, e dimenticarsi.
Sei tu, e tu non lo sai, batte il tuo cuore in te, senza saperlo... Che colmo di solitudine, mare!
L'eco dell'ieri il sospiro rivive, lontano dal cuore per i muri rincorre l'ombra della mano ragno veloce si snoda fra ombre tigrate di dita che oggetti fragili umidi di fredda placenta lacerata, cercano e pietra e cemento trovano ruvidi al tatto di un cieco che cauto tasta la strada.