Poesie d'Autore


Scritta da: Alfonso Trivisonne
in Poesie (Poesie d'Autore)

L'amico Manitù

Il bambino Manitù
a piedi nudi sul selciato
con il viso un po' adombrato
camminava affaticato.

È un bambino Manitù
che sta sempre in riva al mare,
pescatori da guardare
e onde bianche da ascoltare.

Caro bimbo Manitù
cerchi all'alba nella nebbia
le conchiglie nella sabbia
come cerchi la tua mamma.

Mio amico Manitù
non lo scorderò mai più
tutto questo enorme mare
e le tue lacrime di sale.
Composta giovedì 20 ottobre 2016
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    Scritta da: Andrea De Candia
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Una Maddalena

    Uomo, mi hanno condotta dall'estremo
    dove vivevo intera la "mia" vita
    al Tuo opposto tremendo di giustizia:
    che cosa dedurranno dal confronto
    dei nostri due insondabili princìpi?
    Qualcuno certo, conscio del Tuo inizio,
    tratteneva i Tuoi volti successivi
    in un travaglio cieco di rapporti
    ma io, ancor prima che gli anelli tutti
    della mia vita fossero congiunti,
    mi distaccai precipite dal nulla
    e proclamai la carne concepita.
    Uomo Perfetto, cosa dannerai
    di questo seme che, nel modularsi,
    s'è rinforzato solo di se stesso
    senza estasiarsi in giochi di virtù?
    Certo conoscerai che equilibrando
    ogni comandamento che mi esorta
    a saturarmi tutta di peccato,
    che riportando a questo intendimento
    la perfezione delle mie lacune,
    confluirei con adeguato passo
    verso una vita lineare e assente.
    Ma per ora, il peccato del mio tutto,
    resta la tappa ultima e possente
    ed un ritmo incessante di condanna
    mi rigetta dal muovermi comune.
    Quando, fanciulla appena, mi concessi,
    quando mi sciolsi per la prima volta
    da quel bruciore acuto di purezza
    che sublimava ambiguità tremende,
    sentii l'impegno che covavo dentro
    crescere, quasi a forza di missione.
    Non ho altra virtù che di condurmi
    a prodigiose altezze di consenso
    e una stanchezza illimite mi prende
    se non mi adagio sopra un'altra forma...
    Allineando tutte le mie ombre
    volte perdutamente verso terra,
    posso durare un tempo indefinito
    accentrata in un'unica figura.
    Ma che dolore sale le mie braccia
    reggenti il grave fascio di me stessa:
    l'essere dura giova solamente
    a questa dubbia resistenza mia...
    Sotto il piede che immagino sicuro
    cerco il terreno viscido di sempre:
    la tentazione è come un tempo lungo
    ch'io devo bere, abbrividendo, in fretta...
    Guarda, perché previeni il Tuo guardarmi
    con errata coscienza di pudore?
    Guarda, senza sapere l'astinenza,
    queste carni purgate dal piacere,
    questi occhi sinceri nell'orgoglio,
    questi capelli dal profumo intenso
    di vita e di memorie...
    Peccato questo vivere me stessa?
    So che la santità germoglierebbe
    esercitando in me falsi connubi,
    ma asségnami una giusta tolleranza
    se l'indulgenza nega questo passo,
    fa che il ritorno al vivere di sempre
    non sprofondi nel buio di un abisso
    e che non mi si dia maggiore colpa
    se come gli altri, e con eguale indugio,
    gioco il distacco dalla mia matrice.
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      Scritta da: Andrea De Candia
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Lirica

      Oh, dove prima al limite del giorno
      s'appiattava una forza ordinatrice,
      quale scoscendimento pauroso
      che mi rimonta sulla stessa ruota,
      sulla ruota del giorno e del tormento?
      E dove il digiuno di un incontro
      rovesciare codeste verità?
      Ah, fantasmi di te, mille fantasmi
      arsi di sete, tutti, alla mia fonte!
      Una forza stranissima si insinua
      nelle mie labbra docili e le incurva;
      io ruoto, sento, sul mio desiderio
      schiava di un magnetismo che mi ha vinta.
      La corsa dopo invaderà il mio corpo
      che la esercita in sé, nel suo tormento,
      per superare ciecamente il solco
      dove tu, assente, non puoi più fiorire.
      Ardo di mille musiche diverse,
      ma dove è tempo di un incontro nuovo,
      resiste il "poter essere" di te.
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        Scritta da: Andrea De Candia
        in Poesie (Poesie d'Autore)
        Il tempo muore visibilmente nell'ombra.
        Il sole fa una musica diversa dalla luna?
        I morenti hanno vasi di musica nelle orecchie.
        È sera, il sole getta in mare il tempo
        che s'infrange e sanguina.
        È sera e nessuna forma
        sopporta più il dolore.
        L'ardore sale dalle tombe
        e lacera la pelle.
        È sera
        la grande nostalgia di casa esce dalle piaghe
        delle costellazioni più antiche
        scrivendo col fuoco
        e le lacrime, per l'anima
        visibili meteore della nostalgia
        cercano nell'aria il loro nido terreno.
        È sera
        e tutte le eccedenze dell'amore
        costruiscono musicando
        nuovi mondi -
        appesi all'ardore -
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          Scritta da: Andrea De Candia
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Pax

          Leva morte da noi
          quell'intatto minuto come pane
          che l'amante non morse né la donna
          al colmo dell'offerta.
          Dove vita, di sé fatta più piena
          ci divide dal corpo
          e ci annovera al gregge di un Pastore
          costruito di luce,
          nasce morte per te. D'ogni dolore
          parto ultimo e solo
          che mai possa procedere dal seno...
          Eppure a noi lontano desiderio
          di quell'attimo pieno
          viene a fatica dentro giorni oscuri
          ma se calasse nella perfezione
          di sua vera natura
          presto cadremmo affranti dalla luce.
          L'albero non è albero né il fiore
          può decidersi bello
          quando sia forte l'anima di male;
          ma nel giorno di morte
          quando l'amante, tenebroso duce
          abbandona le redini del sangue,
          sì, più pura vicenda
          si spiegherà entro un ordine di regno.
          Ed il senso verrà ricostruito,
          e ogni cosa nel letto
          in cui cadde nel tempo avrà respiro,
          un respiro perfetto.
          Ora solo un impuro desiderio
          può rimuovere tutto, ma domani
          quando morte s'innalzi...
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            Scritta da: Andrea De Candia
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Presepe

            C'era, Alina, intorno a te un presepe
            di cose pure, appena toccate,
            un fiore d'arpa, angelico silenzio
            di labbra maledette. E non ti sembri
            oscuro questo canto: qualche volta
            la nascita è solenne e ridestare
            questi antichi ricordi mi fa male.
            Però ti dono questo canto mio
            come un pargolo infine benedetto
            ed è la poesia.
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              Scritta da: Andrea De Candia
              in Poesie (Poesie d'Autore)
              Tu che sei il fratello del marito
              irsuto sempre dentro nella persona
              e buona come forse fu il paziente
              Giosuè tu che incanti la parola
              dentro il disegno a me facesti segno
              di grandissimo e placido ritratto
              onde rimasi come poetessa
              che tu tanto vedevi il cuore mio
              come l'amor di Pierri universale
              che tu sia benedetto per la donna
              che ti sei tolta al fianco come diva
              uomo di spalle luminose assorte
              dentro l'aperta musica del bene.
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                Scritta da: Andrea De Candia
                in Poesie (Poesie d'Autore)
                Uomo che ingigantisci la tua ombra
                sicuro tuono di quella medusa
                che trionfa nell'algebra dei nomi
                Portatore di luce e nascimento
                di nuova legge tu al cospetto umano
                rendi moneta a Cesare sicura
                e ti vanti del ruolo di dominio
                onde percorso sei nelle tue vene
                Come ghianda si sfascia sulla terra
                ogni tanto il tuo resto viene meno
                alla fascinazione dell'Iddio
                ma ti immergi in Tomaso e vi ricavi
                quell'acqua nuova della scienza pura.
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                  Scritta da: Andrea De Candia
                  in Poesie (Poesie d'Autore)
                  Ero al balcone della tua fortuna
                  e guardavo un cavallo, o monumento,
                  pari a un discorso fisso senza data.
                  Se tu domandi ciò che vedo intorno
                  alla giustizia, ti dirò che il volto
                  della paura ha un senso maledetto,
                  ti dirò che cercare il rosmarino
                  o le felci nel buio di un teatro
                  è come ricordare il paradiso
                  e i colli della prima giovinezza,
                  ti dirò di cercar la voce nuova
                  di cui io forse sono sentimento
                  e che profonda come la tua voce
                  mi tolse dall'inferno del sapere.
                  Quella cultura che forse mi devasta
                  non è altro che un suono dell'amore
                  e la chiusura della sua speranza:
                  egli morì di folle sentimento
                  come attaccato a un germe di vergogna
                  e si rinnova in estasi profonda
                  e si rinnova a ogni rinverdire
                  di fronde, come fosse là nel solco
                  di quel cortile cieco e maledetto
                  dove questo poema si conclude
                  dentro una forza fredda di natura.
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                    Scritta da: Andrea De Candia
                    in Poesie (Poesie d'Autore)
                    O idolo tremendo che in galera
                    passi il tuo tempo a diventare pazzo,
                    o fustello di rabbia e di paura
                    come ti debbo domandare venia?
                    Anche se sei un ragazzo e mi cavalchi
                    come un puledro, a volte sei gentile,
                    pieno di morta grazia come sei,
                    le tue carezze dividono il mio viso
                    in due pareti piene di armonia:
                    lo spaccano in due mondi universali.
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