Ho vissuto anni all'ombra di me stessa, finché, non ho riconosciuto la mia in quella riflessa da un corpo che non è il mio ma che mi ha rivelato l'immagine della mia anima custodita in fondo a quel cuore che non adombra anzi illumina più del Sole di chi era spento perché aveva perso l'ombra testimone del passaggio del suo universo.
Luna, mi guardi da lassù indisturbata e mi chiami con la tua dolce voce a seguirti anche stasera, memore dell'amore che io ho per te, e mentre sbirci è così che mi parli anche se taci per cui elevo la mia voce per raggiungerti e sfiorarti per librarmi con te in quel cielo infinito che ci sovrasta in un silenzio che non contraddico perché attento a quel che dico e perché sa che ho capito che quella è la voce di tutto il creato che parla al cuore di chi sa che per dire non serve aver parlato se poi quel che si dice non viene ascoltato.
Sono un indipendente, uno spirito indomito nato tale per natura e non piegato da nessuno ma reso schiavo dal dolore che ha incanalato la mia ribellione nella riflessione da cui è nata la poesia. Suprema espressione che ha domato l'anarchia del mio povero cuore che oggi trova ristoro senza alcun compromesso dov'è gratuito il ritrovamento di sé stesso, perché esser ribelle non è una condanna se la si sa trasformare in una conquista che ti lasci indenne, dimostrando solo una tempra dove il mondo non entra.
Nasce con un pianto, poi un sorriso una grande intesa solo di sguardi un abbraccio forte nel cuore dolce e tenero con la paura di far male. Padre che regalo più grande non potevo avere forza e guida dei miei incerti passi passavi il tempo ad imboccar parole come un uccellino aspettavo quello che portavi, ti stavo a sentire senza poter parlare, seguivo i tuoi gesti e curiosa ti stavo a guardare quando con strane moine, volevi farti amare. Padre che regalo più bello non potevi fare unita la famiglia in un grande amore nascondevi stanchezza e sacrifici bastava nella sera un semplice bacio e un carezza. Forse ho cercato te, in quelli che incontravo tu eri sempre lì, ed intanto crescevo spiarmi la vita, con la paura che potessi sbagliare ma se non trovavo in nessuno quello che già avevo la stessa protezione e quel grande amore pretendevo ed ogni giorno provavo a guardare gli occhi di chi conoscevo ma il mio cuore non vedeva che te... ed in nessuno mai ho mai sentito uguale amore.
A due passi da te solo pochi gradini ma di freddo marmo ogni volta frenavano la voglia. Cominciavo a salire e poi i ripensamenti mi avevi detto aspetto quando tu vorrai, senza forzature e metterai da parte le paure. Mi fermo a pensare seduta sulla scala quel salire mi mette ansia e poi Il cuore batte e il desiderio cresce lontani e così vicini. Proverò a salire trattenendo il fiato ogni passo tremo, il primo appuntamento questa paura di lasciarmi andare mi dà il tormento ma la voglia è tanta ed arrivo a te... Suono alla tua porta, ma la mano trema solo i tuoi occhi nei miei, il tuo viso... Oltre quella porta... il paradiso.
Il cuore a pezzi, gronda lacrime e sangue quando non ci sei, manchi alle mie mani, vuoto intorno le parole strozzate ti cerco e respiro il tuo profumo i ricordi si affollano nella mia testa vorrei essere dove tu ora sei la rabbia di non poterti vedere cresce, con la voglia di te. Non c’è più niente oltre questa nebbia gli occhi lucidi, questa gelosia mi uccide Mio.. ti voglio ancora Il mio corpo aspetta e s’irrora come rugiada a primavera e ad ogni goccia cresce il desiderio. Mio… Quando il sole sorge, un alba ancora ed il vento accarezza il tuo viso ti sarò accanto, non andare via ti respirerò, coprirò tutta la tua pelle con baci ardenti mio sarai e lo sai, di nessuna mai.
Nella sera, lucidi occhi rivolti al cielo qualche lacrima scende, a stento trattenuta sono qui, sola e perduta il mio pensiero a te signore, ascoltami... Lo so che già conosci tutto ma qualche cosa voglio raccontarti non per giustificarti i miei peccati sai che la mia fede non ho mai perso tra una preghiera e un verso. Pensando alla mia vita, ai miei giorni bui da sola ho varcato confini, ho attraversato la disperazione sono stata preda della passione ho amato tanto e senza pentimento ogni volta un tormento ma desiderio incontenibile. Non sono qui a chiederti perdono ma non dovevi farmi un cuore e l'emozione che mi fa sentire Tu ci hai insegnato ad amare e se c'è l'amore non si fa mai errore per questo non ti chiedo venia forse è troppo ma non vedo dove ho sbagliato tu sai che non l'ho mai cercato per questo ed altro ti ringrazio ancora, per il grande dono perché da quando mi ha sorriso ho avuto anch'io il mio paradiso.
Piccoli paesi ignoti che si vedono, passando in treno, alla fine di un giorno sereno: invasi da una pace stanca e vuoti. Sembrano come su una scena, posati cubi dipinti intorno alla chiesetta bianca, piccoli paesi ignoti e finti.