Mi accorgo che servirebbe
una parola grande
per parlare della neve,
pensarla senza pensare
cominciando dal silenzio
dei campi
che portano al lago.
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Mi accorgo che servirebbe
una parola grande
per parlare della neve,
pensarla senza pensare
cominciando dal silenzio
dei campi
che portano al lago.
La grande fatica fatta
per ritrovare i pezzi
sparsi nella stanza
tu non la conosci,
che mi pare, a volte,
d'essere stato un guastatore
fermo nell'attesa, di straforo
con le sue beghe da sfollato
che se la cava appena.
A volte basta proprio poco: tu che di là cuoci due uova in
nove minuti esatti, canticchiando una canzone allegra. Così
lo scucito dei nostri corpi riposa, torna fra me e te, rincasa.
Anche allora era tutto così semplice:
all'inizio della primavera tua nonna prendeva il primo latte
munto, con un mestolo di legno lo spargeva sul prato "questo
è per voi popolo delle foreste" diceva.
Si crede davvero
che sia una semplicità
di gesti, unghie, profili
di strade sterrate e prati
al punto di vedere
dove tutto cede
sfinisce
disarticola e rende il corpo
sottile, ma sono anche io
nei tram popolosi
la sera, e di poeti
nemmeno l'ombra.
Appena nata, la parola mamma a stento pronunciata
sulle labbra nasce come rosa profumata
cresce con te e s'adorna di colore, di petali e d'amore
allevia il dolore, cura le ferite inferte al cuore
sussurrata ogni minuto e mai dimenticata
quando nel bisogno, quando si raggiunge un sogno
come una preghiera col bacio della sera
ti accompagna in ogni tua via, ogni trascorso
ti fortifica e ti assicura in tutto il tuo percorso.
Mamma
Dolce, come zucchero e miele, bevuta tutta in un sorso
ed è sempre colmo il tuo bicchiere
ne verserai sempre fino all'ultima goccia e non finirà mai
appagherà la tua sete infinita, sarà finalmente
come se sgorgasse da inesauribile sorgente.
Una foglia
assaporando l'aria
cade
in apparente silenzio
orizzontale
o forse dorme
nuotando nuda
di clorofilla.
Quel cadere,
meraviglia gravitazionale,
ferma il mondo.
Non so
se ad altri appare
quest'immobilità
leggermente mossa
che trasforma
il tempo in sogno
e sembra eternità.
La mia eternità
è l'ala di un gabbiano
sui capelli.
Noi voliamo nella tempesta
e nella bonaccia
abbracciati.
Ci abbandoniamo alle correnti
e ai refoli dispettosi
che allargano le sbarre
e ci donano baci.
Vestita di speranza mattutina
gestisci un'eleganza, senza tempo...
Tu, Mantide, che "guardi" argentea brina
matriarcale, superba, nel contempo.
Il capo triangolare... sei inquietante
messaggera di carestia e sventura
nel coito divori anche il tuo amante...
ma del malocchio tuo, non ho paura.
Religiosa, nei modi e portamento
ruoti il tuo collo a centottanta gradi
apri le ali, anche senza vento
tra l'erba ti camuffi e a me non badi...
Ti prendo sulla mano, con premura
tu immobile, io un po' meravigliata...
ti accorgi di chi ama la natura
e nel rispetto, inizia la giornata.
Osservando l'onde del mare
infrangersi sugli scogli,
mi sorprendo coi pensieri miei
sempre più simili a uccelli
che han perso l'orientamento
lungo il percorso del volo.
Nelle acque sue profonde
inseguo fantasmi di ieri,
avversioni di giorni andati.
Cerco invano soluzioni inutili
a problemi ormai risolti,
rinvangando vecchie questioni
e rancori di già placati.
Torno a contemplare i flutti
di questo stupendo mare
Che non smetterò d'ammirare.
A sud della Toscana
tra verde e azzurro mare
la Maremma Grossetana
raccoglie per donare.
Così, nella gran piazza
circondata dalle mura
tanta gente d'ogni razza
sceglie oggetti con gran cura.
Il mercatino dei ragazzi
si ravviva di sorrisi
sotto un sole che esce a sprazzi
tra valori condivisi.
Per far tanta prevenzione
sempre gioca la partita
solidale, d'emozione...
il Comitato per la Vita!