Tu che bruci tutto
in un momento
senza starci dentro
Tu preso dall'ardore
non vivi l'ardimento
non senti il sentimento
e ti consumi dentro.
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Tu che bruci tutto
in un momento
senza starci dentro
Tu preso dall'ardore
non vivi l'ardimento
non senti il sentimento
e ti consumi dentro.
La mia schiena
come selciato di guerra
e le avamposte scapole
in trincea di confine
e al di là dei capelli di seta
filo spinato per le tue mani
Percuotimi tra gli anelli delle vertebre
e solcami i fianchi
tra il bianco del nudo
ed il viola livido del tuo colpo
Il tuo desiderio sudato addosso
come scalpo
Oggi
Mi accompagna il sentimento di sempre
Sempre più intenso
Mi pervade
Una mai provata sensazione di tranquillità
Di certezza
Averla ritrovata
Dopo aver temuto di averla persa
-E forse
Lo avrei meritato-
È il limite del piccolo uomo
Che spesso prevale
Che spesso
agli altri mi fa uguale
Mai più anteporrò il mio egoismo
Al suo tormento
Il mio
Al suo dolore
Jamais plus
Je le jure...
Domani
È un futuro nefasto e lontano
Quadri d'autore
illustrano duri scenari
Agli occhi del cuore...
Le hanno donato tristezza e paura
Le hanno rubato il sorriso
Uomini insulsi
Il capo inchinate
Restituitele la libertà...
Sfigurato e lacero
Il dolore mi biasima e irride
Tra gli anfratti opachi della mente vaga
Eccita la ragione
Si pone e contrappone
Sanguinante è il suo volto
"Uomo canuto e greve
Non lasciarti cadere
Vivi i tuoi inverni
A te mai più primavere"
... speranza preclusa all'oscuro fratello
Medea ne trafuga il vello
Lenisce le pene.
Caro amico
Abbiamo sognato insieme
l'ultimo tratto
ha concluso il cerchio
che ha stretto il tempo
col suo raggio chiuso
fra due cifre
nello spazio fermo della stele.
Il mio sguardo
che ti ha seguito
lungo il rettilineo
per qualche passo indietro
ti ha perduto...
Anch'io sono diretto
a quella curva
dove il sonno che dorme
trasparisce
l'eco dell'orme
cui gli parlo muto.
Si sono abortiti profumi e petali
ed essenze
e nettari
Mi crescono le spine in petto
ché punge da dentro
ogni morte
per farsi esterna nel freddo.
In un richiamo sessuale
indugiamo
e mi fai teatro nella mente
Le mie braccia seguono le tue
nel groviglio di direzioni
non mie
non tue
nostre
Dove inizia il mio sapore inizia la tua lingua
Ti ri-creo
In utero.
Scuoiami
A veder fili di vene c'ho sotto
portare la tua sporca impronta
e spezzarle ed interromperle
nei punti che fanno spasmo
dove il tuo sangue coagula
ed il mio
da denso a liquefatto
ti mormora nel suo s-correre
e t'insegue
- matto -
uscito dal taglio netto di una lama
conficcata ancora
di traverso
tra l'errore e la voglia
Del suicidio, io
Della morte, tu.
Né macerie
né detriti
né scorie
radici del cuore cresciute sicure
dai se ti chiedo insistente
ma
narciso ti impone costanza
ti elude ogni evidenza
concedi al tuo orco un'altra occasione
io
ritiro le vele
stanco e sconfitto da quest'amore
troppo dolore.