Poesie catartiche


Scritta da: FRANCA COLOZZO
in Poesie (Poesie catartiche)

In marcia

In marcia con lacere scarpe
e piedi piagati, al proprio fato
delusi e abbandonati.

Donne e bambini,
vecchi e malati,
avanzano senza fiato.

In marcia van
verso l'illusoria meta
dall'Europa tracciata.

Era come un faro
falso di luce,
effimero e non vero.

Copia brutta e sbiadita
di Lampedusa,
piccola isola amica.

In chi marcia,
deserto or è nel cuore
senza trovar sosta e pace.

Europa, smorta di memoria,
braccia conserte tieni
e muri elevi ancora.

Seminasti odio e serri
or gli occhi orbi
alla vergogna della gogna.
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    in Poesie (Poesie catartiche)

    Dolore

    Il dolore ci tocca nel punto in cui Dio si abbassa
    per elevarci oltre una coltre di nubi sparse
    Il dolore arrangia il nostro cuore
    con note solenni
    e ci costringe ad inchinarci ad un demone portato dal vento
    che si prende cura di noi
    e fatica a stare silente.
    Il dolore è un sospiro
    fra un bicchiere di vino
    e una sigaretta
    ma quel gemito ci costa caro
    più di ogni altra cosa al mondo.
    Getto via questo mio tormento
    e ti dedico questa poesia
    perché smetta di essere soltanto il mio demone
    e la tua presenza si faccia carne viva.
    Composta sabato 23 aprile 2016
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      Scritta da: Giuseppe Valenti
      in Poesie (Poesie catartiche)

      Malovizio

      Cercano soldi disperatamente
      ingannando spesso la gente
      lavorano come animali
      ma finiscono sempre come i maiali.
      Quando la loro roba è pura
      credono di non avere più paura.
      Percorrendo la strada più buia
      vengono presi dalla furia.
      Tutto questo faticare
      per un corpo da sballare.
      Che sia un giovane, un padre o un adolescente
      questo è il percorso di un demente.
      Meglio mendicanti in buona fede
      che drogati come prede.
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        Scritta da: Luca Vitali Rosati
        in Poesie (Poesie catartiche)

        Il fiume

        Arno sei una lagrima
        del monte Falterona,
        ché lungo il tuo corso
        sparisci e riappari e
        dividi i tui popoli,
        riuniti poi dai ponti.

        E quando in Firenze entri
        il tuo colore muta,
        sì anche il tuo olezzo
        diviene nero assai,
        dai peccati macchiato
        (mostri fan capolino)
        uscendo poi illibato e
        tranquillo continuare
        dopo, anno dopo anno,
        lungo il tuo corso.
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          Scritta da: Luca Vitali Rosati
          in Poesie (Poesie catartiche)

          L'albero

          Immobili, ma non immutabili,
          l'albero e il tempo, come due concetti,
          sì diversi, come i rami: mobili.

          Osservano la vita d'imperfetti
          uomini: la nascita in primavera,
          poi la gioventù gioviale in estate,
          la maturazione e il decadimento
          in autunno e nel gelido inverno.

          L'albero invero non muore, rinasce
          sempre, ogni anno, diviene eterno,
          libero da amore e umane angosce.
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            Scritta da: Luca Vitali Rosati
            in Poesie (Poesie catartiche)

            Nella stanza

            Ascolto i rombi è l fumo delle auto,
            ché distante sono, e un uomo astuto.

            Ascolto il fastidio di una zanzara;
            è così vicino, musica rara.

            E ascolto il silenzio,
            mentre dentro bercio.

            Vedo il foglio parziale illuminato,
            ò l nero trapassato del vicinato.

            Tocco i tuoi capelli inesistenti,
            che ardono come legnami ardenti.

            Ti guardo, o figura non reale!
            Né so quando tu sarai un ideale.

            Assaporo la sigaretta accesa
            e la mia vita cotanto derisa.

            Penso alla mia vita scorrevole
            come i tic tac, come se fosse un male.

            Allora sento il tempo compianto,
            del passato l'idea di disincanto.
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              Scritta da: FRANCA COLOZZO
              in Poesie (Poesie catartiche)

              Strage d'innocenti

              Dei barconi la strage fa vittime innocenti,
              mentre noi guardiamo cinici e indifferenti,
              tra i riti consumistici d'un misero Natale,
              che non dona felicità né gioia d'amare.

              Nei giorni precedenti le feste il cristiano
              crede d'esser misericordioso e umano,
              che il Giubileo l'ha reso ancor più buono
              e che certo l'attenderà di Dio il perdono.

              Poi se un musulmano indifeso affoga
              l'ipocrita piange un po', poi si consola
              ché in fondo Dio l'ha voluto castigare
              d'essere un infedele e può perire in mare.

              Questo è il ritornello d'ogni ora:
              c'è chi piange e non si rincuora
              d'aver lasciato la sua terra avita
              d'essere in fuga senza via d'uscita.

              E mentre il falso ipocrita tien banco
              sui mass media tuona e si fa vanto
              d'essere il paladino dei migranti,
              altri ancor in mar muoiono affranti.

              Della mendace Europa ecco la giostra
              che gira invan senza trovar risposta,
              ecco l'inferno di sventurati in rotta
              e l'ecatombe d'infanti senza sosta.
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                Scritta da: FRANCA COLOZZO
                in Poesie (Poesie catartiche)

                Il rumore delle stelle

                Ascolta del silenzio il rumore,
                anima mia, che cerchi in ogni dove
                del silenzio incantatore
                la rassicurante voce.

                Eppure il silenzio non ha suono,
                se non il rumor delle stelle
                che dal cosmo proviene,
                mentre ascolto del mondo
                l'assordante tuono.

                E m'arrovello e dico:
                "Perché questa voce
                io sola a volte sento
                e nessun altro?"

                Ultima tra le creature
                dell'universo,
                assorta, afferro
                la tua suadente voce
                che su sentieri senza tempo
                mi conduce.

                Amo il tuo richiamo,
                o silenzio, che l'anima mia
                in un'eco riproduce,
                quando di questa Terra
                smorzo l'irata voce,
                senza pace e in guerra.
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                  Scritta da: FRANCA COLOZZO
                  in Poesie (Poesie catartiche)

                  Venerdì, 13 Novembre

                  In questo venerdì nero, Parigi,
                  ti ammantasti di tenebroso cielo,
                  che libertà, eguaglianza e fratellanza
                  coprirono d'un pietoso velo.

                  Il lume accendi della ragione
                  per chi teme la democrazia,
                  mentre innocenti vittime
                  pregano senza demagogia.

                  Del sangue ti tingesti e del dolore
                  di giovani uomini e donne,
                  la cui vita senza pietà
                  fu spezzata come un fiore.

                  Contro il disumano terrore
                  si levano parole di vicinanza
                  a tutto il popolo francese
                  per la feroce inutile mattanza.

                  In lotta contro la tirannia,
                  o francia, hai patito l'oltraggio,
                  ancor dopo sharm e beirut,
                  d'essere del terrore ostaggio.

                  Dallo sconcerto dell'occidente
                  e dal grido che vien da oriente,
                  si leva lo scudo degli stati contro
                  il califfato di religione camuffato.

                  Improvvisati paladini di fede,
                  che vendon armi di devastazione,
                  fomentano contrapposte fazioni
                  di potere avide e falsa devozione.

                  Degli ipocriti infidi profeti,
                  portatori d'odio e distruzione,
                  il conformistico rituale assurge
                  a paladin d'umana indignazione.
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                    Scritta da: FRANCA COLOZZO
                    in Poesie (Poesie catartiche)
                    Normalità

                    Cerco Normalità,
                    non chiedo troppo
                    eppur par voce strana,
                    su questa Terra
                    che abbraccia la follia
                    e che vagheggia
                    morte e schizofrenia.

                    Sulla luna perché mai
                    la ragion volata è via?
                    Così fu per Orlando,
                    paladino di Francia
                    che, per furor d'amore,
                    perse lassù il senno.

                    Ma quale alato carro
                    potrà mai trovar in fondo
                    a quei mari senz'acqua
                    la ragione che in un'ampolla
                    si dimena e annaspa per ritornar
                    indietro al nostro mondo?
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