Poesie anonime


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie anonime)

Io non soffocherò il mio amore

Io non soffocherò il mio amore.
Non ti chiederò nulla
e accetterò soltanto quello che puoi darmi.
Come un lupo assetato
berrò l'acqua raccolta nei tuoi palmi
e se vuote saranno le tue mani
non devi fartene una colpa,
avrò almeno la felicità di amarti.

Gli ingranaggi ruotano impazziti
con fragore assordante
a la lancetta dell'orologio gira
a scandire il tempo breve che mi resta.

Ma questa volta io saprò distruggere
la macchina che stritola i miei sogni.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie anonime)

    Poeti di paese

    La gente non sapeva che il maestro
    Bottarelli, che tutte le mattine
    puntuale prendeva la corriera,
    timido e solo, con le lenti spesse
    e la sua cartella piena di libri,
    fosse un delicatissimo poeta.

    Dal suo cuore
    celato in un misero corpo
    sgorgavano versi limpidi e solari
    traboccanti di ricordi fanciulleschi
    e di serene visioni
    di fiori di siepe e di muraglia.

    E nessuno poteva immaginare
    che un geometra folle e taciturno
    giunto alla soglia della sua vecchiezza,
    incipiendo la demenza senile,
    traumatizzato da un logico abbandono
    esprimesse con versi angosciosi
    la sua solitudine
    e l'amore per una donna.

    Il poeta è una rana
    che ha voce di usignolo.
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie anonime)

      L'addio

      un piccolo bacio e un sorriso
      e un lieve cenno con la mano
      oltre la sbarra che già ci separava

      anche tu lo sapevi,
      piccola Ibi,
      che quello era un addio

      dell'altra donna che ho amato
      non ricordo nemmeno
      l'ultimo saluto

      ora gira la mia valigia
      come la mia vita
      trascinata da un nastro inarrestabile
      e sparirà in un buio bagagliaio.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie anonime)

        Incubo

        A te mi legava un tenue filo
        mentre t'immergevi negli anfratti
        delle grotte marine popolate
        di strani pesci colorati e di coralli;
        poi mi apparivi sorridente
        fra le onde che ti sommergevano
        e portavi in mano una conchiglia
        contorta che suonava come il mare.

        Oh non andare più, giù nella buia
        spelonca sommersa, figlio mio!
        Tu non lo sai, ma il filo
        esile che guida il tuo ritorno
        è lo stesso che mi lega alla mia vita;
        e basta un nonnulla per spezzarlo.

        Che posso fare io, se questa corda
        che ci unisce è tranciata da una selce?
        Ti sento annaspare e tu ti perdi
        nel buio labirinto; e più non trovi
        l'uscita nascosta che porta in superficie.
        Il respiro ti manca, i tuoi polmoni
        stanno scoppiando e apri la bocca
        ingurgitando acqua salata. Stai morendo.

        Io so che è la tua fine,
        mi tremano le gambe e sento
        che la corda allentata si riavvolge.
        Il sangue mi pulsa nelle tempie,
        non so che cosa fare per salvarti!
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          in Poesie (Poesie anonime)

          Al mio angelo

          Fingevo di ammalarmi e tu venivi
          dal cielo, angelo mio, per consolarmi;
          mi provavi la febbre e trepidante
          mi rimboccavi bene le coperte
          e mi baciavi, lieve, sulla fronte.

          Di colpo io fingevo di guarire,
          ti prendevo sul letto e ti baciavo
          e poi ti penetravo tutta notte.
          Ma, al primo canto del gallo, tu sparivi.

          Adesso io mi sento proprio male,
          la falce della morte mi accarezza
          e i diavoli stanno attorno al letto
          aspettando la mia anima dannata.

          Ti chiamo disperato e tu non senti.
          Angelo mio, perché tu non mi credi?
          Io non sono capace di mentire,
          sto morendo e il mio cuore già non batte.
          O mio angelo, tu devi venire,
          hai dimenticato qui le tue ciabatte.
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            in Poesie (Poesie anonime)
            Vorrei... Per me... Vorrei poter provare qualcosa di più
            che non sia questa semplice infatuazione canora,
            ma sia pura rinascita spirituale...
            Vorrei poter dirigermi verso quell'angolo
            di azzurro eterno e vedermi trasformare
            in qualcosa di dissolubile, così
            sarei certa di poter relamente capire
            qualcosa in più di me stessa e di quella parte di essere
            che mi si confonde dentro...
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              Scritta da: Silvana Stremiz
              in Poesie (Poesie anonime)
              Il piccolo viaggio del dr. Schmidt
              Nei calcoli, nelle medie,
              in un turbinio di dati,
              il dr. Schmidt è morto!
              Impossibile! Lui era
              il più preparato,
              previsioni esatte,
              calcoli millimetrici, eppure...
              Il dr. Schmidt è morto!
              Lo piangono le sue macchine,
              gli ingranaggi, i monitors,
              nessuno poteva immaginarselo.
              Il dr. Schmidt è morto,
              seppellito in un giardino di silicone,
              lo vegliano quattro cipressi sintetici,
              ed era un grand'uomo
              il dr. Schmidt...
              Morto suicida,
              senza saperlo.
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                Scritta da: Silvana Stremiz
                in Poesie (Poesie anonime)

                Anima

                A volte sento di non appartenere a questo mondo;
                l'anima mia vaga senza posa tra deserti vasti
                e praterie.
                Il tempo trascorre e vola via senza spazio
                per i sogni,
                e scorre sulle mie stagioni ingiallite
                così come la mia mano su questi versi
                inutili.
                Di fronte a me la città illuminata a giorno,
                nella notte.
                Le infrastrutture d'acciaio,
                le auto veloci e scintillanti, come dardi di fuoco,
                nella notte.
                Le insegne dei bar, la gente che passa nella sua gelida indifferenza
                milioni di anime che passano lentamente
                nella notte.
                Ma i miei occhi vedono il passo furtivo di un gatto randagio.
                Ed il mio cuore sente un fiore che sboccia in una piccola aiuola.
                Forse per questo mi sembra d'essere
                un poeta.
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                  Scritta da: Silvana Stremiz
                  in Poesie (Poesie anonime)

                  Biografia della parola rivoluzione

                  Parola che nacque in un vomito di sangue
                  Parola che il primo a dirla affogò in essa.
                  Parola sempre in piedi.
                  Parola sempre in marcia.
                  Parola contumace nella modernità.
                  Parola che si pronuncia coi pugni.
                  Parola grande fino a traboccare dai margini dei dizionari.
                  Parola di affetto facile come una curva.
                  Parola di quattro frecce sparate verso i punti cardinali.
                  Così rimase sradicato d'oblio ogni aneddoto
                  su uno dei vertici più remoti del tempo
                  i dolori umani fecero campi di concentramento
                  per intraprendere la strada, verso quale cielo?
                  Ognuno secondo la sua intensità prese un diverso carattere
                  alfabetico e la parola rimase scritta:
                  rivoluzione
                  Poi il sole passando attraverso di essa per sprofondare
                  nella notte accese le sue undici lettere:
                  rivoluzione.
                  E fu la prima insegna luminosa del mondo.
                  Adesso è nell'uomo così come è nell'ossigeno dell'acqua.
                  Campi, città, mari, contano una popolazione nei suoi
                  echi.
                  Ha sottratto lo spazio ai corpi che si dilatano.
                  Ha violenza e distruzione di onda di vento.
                  Penetra nelle anime con una sensualità di aratro.
                  Cartello scritto nello spazio di due braccia erette,
                  alziamolo con la vita.
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                    Scritta da: Silvana Stremiz
                    in Poesie (Poesie anonime)
                    Corpo felice, acqua tra le mie mani,
                    volto amato dove contemplo il mondo,
                    dove graziosi uccelli si riflettono in fuga,
                    volando alla regione dove nulla si oblia.

                    La forma che ti veste, di diamante o rubino,
                    brillio di un sole che tra le mie mani abbaglia,
                    cratere che mi attrae con l'intima sua musica,
                    con la chiamata indecifrabile dei denti.

                    Muoio perché m'avvento, perché voglio morire
                    o vivere nel fuoco, perché quest'aria che spira
                    non mi appartiene, è l'alito rovente
                    che se m'accosto brucia e dora le mie labbra dal profondo.

                    Lascia, lascia che guardi, infiammato d'amore,
                    mentre la tua purpurea vita mi arrossa il volto,
                    che guardi nel remoto clamore del tuo grembo
                    dove muoio e rinuncio a vivere per sempre.

                    Voglio amore o la morte, o morire del tutto,
                    voglio essere il tuo sangue, te, la lava ruggente
                    che bagnando frenata estreme membra belle
                    sente così i mirabili confini dell'esistere.
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