Poesie anonime


Scritta da: Silvana Stremiz
in Poesie (Poesie anonime)

L'addio

un piccolo bacio e un sorriso
e un lieve cenno con la mano
oltre la sbarra che già ci separava

anche tu lo sapevi,
piccola Ibi,
che quello era un addio

dell'altra donna che ho amato
non ricordo nemmeno
l'ultimo saluto

ora gira la mia valigia
come la mia vita
trascinata da un nastro inarrestabile
e sparirà in un buio bagagliaio.
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    in Poesie (Poesie anonime)

    Incubo

    A te mi legava un tenue filo
    mentre t'immergevi negli anfratti
    delle grotte marine popolate
    di strani pesci colorati e di coralli;
    poi mi apparivi sorridente
    fra le onde che ti sommergevano
    e portavi in mano una conchiglia
    contorta che suonava come il mare.

    Oh non andare più, giù nella buia
    spelonca sommersa, figlio mio!
    Tu non lo sai, ma il filo
    esile che guida il tuo ritorno
    è lo stesso che mi lega alla mia vita;
    e basta un nonnulla per spezzarlo.

    Che posso fare io, se questa corda
    che ci unisce è tranciata da una selce?
    Ti sento annaspare e tu ti perdi
    nel buio labirinto; e più non trovi
    l'uscita nascosta che porta in superficie.
    Il respiro ti manca, i tuoi polmoni
    stanno scoppiando e apri la bocca
    ingurgitando acqua salata. Stai morendo.

    Io so che è la tua fine,
    mi tremano le gambe e sento
    che la corda allentata si riavvolge.
    Il sangue mi pulsa nelle tempie,
    non so che cosa fare per salvarti!
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      in Poesie (Poesie anonime)

      Al mio angelo

      Fingevo di ammalarmi e tu venivi
      dal cielo, angelo mio, per consolarmi;
      mi provavi la febbre e trepidante
      mi rimboccavi bene le coperte
      e mi baciavi, lieve, sulla fronte.

      Di colpo io fingevo di guarire,
      ti prendevo sul letto e ti baciavo
      e poi ti penetravo tutta notte.
      Ma, al primo canto del gallo, tu sparivi.

      Adesso io mi sento proprio male,
      la falce della morte mi accarezza
      e i diavoli stanno attorno al letto
      aspettando la mia anima dannata.

      Ti chiamo disperato e tu non senti.
      Angelo mio, perché tu non mi credi?
      Io non sono capace di mentire,
      sto morendo e il mio cuore già non batte.
      O mio angelo, tu devi venire,
      hai dimenticato qui le tue ciabatte.
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        in Poesie (Poesie anonime)
        Vorrei... Per me... Vorrei poter provare qualcosa di più
        che non sia questa semplice infatuazione canora,
        ma sia pura rinascita spirituale...
        Vorrei poter dirigermi verso quell'angolo
        di azzurro eterno e vedermi trasformare
        in qualcosa di dissolubile, così
        sarei certa di poter relamente capire
        qualcosa in più di me stessa e di quella parte di essere
        che mi si confonde dentro...
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          in Poesie (Poesie anonime)
          Il piccolo viaggio del dr. Schmidt
          Nei calcoli, nelle medie,
          in un turbinio di dati,
          il dr. Schmidt è morto!
          Impossibile! Lui era
          il più preparato,
          previsioni esatte,
          calcoli millimetrici, eppure...
          Il dr. Schmidt è morto!
          Lo piangono le sue macchine,
          gli ingranaggi, i monitors,
          nessuno poteva immaginarselo.
          Il dr. Schmidt è morto,
          seppellito in un giardino di silicone,
          lo vegliano quattro cipressi sintetici,
          ed era un grand'uomo
          il dr. Schmidt...
          Morto suicida,
          senza saperlo.
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            in Poesie (Poesie anonime)

            Anima

            A volte sento di non appartenere a questo mondo;
            l'anima mia vaga senza posa tra deserti vasti
            e praterie.
            Il tempo trascorre e vola via senza spazio
            per i sogni,
            e scorre sulle mie stagioni ingiallite
            così come la mia mano su questi versi
            inutili.
            Di fronte a me la città illuminata a giorno,
            nella notte.
            Le infrastrutture d'acciaio,
            le auto veloci e scintillanti, come dardi di fuoco,
            nella notte.
            Le insegne dei bar, la gente che passa nella sua gelida indifferenza
            milioni di anime che passano lentamente
            nella notte.
            Ma i miei occhi vedono il passo furtivo di un gatto randagio.
            Ed il mio cuore sente un fiore che sboccia in una piccola aiuola.
            Forse per questo mi sembra d'essere
            un poeta.
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              Scritta da: Silvana Stremiz
              in Poesie (Poesie anonime)

              Biografia della parola rivoluzione

              Parola che nacque in un vomito di sangue
              Parola che il primo a dirla affogò in essa.
              Parola sempre in piedi.
              Parola sempre in marcia.
              Parola contumace nella modernità.
              Parola che si pronuncia coi pugni.
              Parola grande fino a traboccare dai margini dei dizionari.
              Parola di affetto facile come una curva.
              Parola di quattro frecce sparate verso i punti cardinali.
              Così rimase sradicato d'oblio ogni aneddoto
              su uno dei vertici più remoti del tempo
              i dolori umani fecero campi di concentramento
              per intraprendere la strada, verso quale cielo?
              Ognuno secondo la sua intensità prese un diverso carattere
              alfabetico e la parola rimase scritta:
              rivoluzione
              Poi il sole passando attraverso di essa per sprofondare
              nella notte accese le sue undici lettere:
              rivoluzione.
              E fu la prima insegna luminosa del mondo.
              Adesso è nell'uomo così come è nell'ossigeno dell'acqua.
              Campi, città, mari, contano una popolazione nei suoi
              echi.
              Ha sottratto lo spazio ai corpi che si dilatano.
              Ha violenza e distruzione di onda di vento.
              Penetra nelle anime con una sensualità di aratro.
              Cartello scritto nello spazio di due braccia erette,
              alziamolo con la vita.
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                Scritta da: Silvana Stremiz
                in Poesie (Poesie anonime)
                Corpo felice, acqua tra le mie mani,
                volto amato dove contemplo il mondo,
                dove graziosi uccelli si riflettono in fuga,
                volando alla regione dove nulla si oblia.

                La forma che ti veste, di diamante o rubino,
                brillio di un sole che tra le mie mani abbaglia,
                cratere che mi attrae con l'intima sua musica,
                con la chiamata indecifrabile dei denti.

                Muoio perché m'avvento, perché voglio morire
                o vivere nel fuoco, perché quest'aria che spira
                non mi appartiene, è l'alito rovente
                che se m'accosto brucia e dora le mie labbra dal profondo.

                Lascia, lascia che guardi, infiammato d'amore,
                mentre la tua purpurea vita mi arrossa il volto,
                che guardi nel remoto clamore del tuo grembo
                dove muoio e rinuncio a vivere per sempre.

                Voglio amore o la morte, o morire del tutto,
                voglio essere il tuo sangue, te, la lava ruggente
                che bagnando frenata estreme membra belle
                sente così i mirabili confini dell'esistere.
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