Riduco a verso un dolore presunto,
svesto le cicatrici socchiuse
e le ricopro d'amore.
Senza voler usare la parola,
quando da sempre significa tutto,
mi ripeto che lo sei, e mi riappacifico.
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Riduco a verso un dolore presunto,
svesto le cicatrici socchiuse
e le ricopro d'amore.
Senza voler usare la parola,
quando da sempre significa tutto,
mi ripeto che lo sei, e mi riappacifico.
Vorrei prendere le tue mani
e descrivere con loro la vita.
Non sei qui, la storia si ripete.
Chiamiamo affanno l'idea dell'assenza
e perderla, il non-dove, significa flagello.
Distratto divago per l'antica pelle accarezzata,
rievoco il suo odore, profumo d'argento
assonnato nel vivere il riposo.
Assaggia l'amore, dipingi il suo fuoco
e annienta la speme d'oltreoceano fasullo.
Non ho alimento, né cielo, né luce,
sguardi distanti perduti in demenze.
Torno alle tue mani, odo il loro plauso
e mi accingo a rapirlo, renderlo mio
per poi piangerlo: felicità per armonia illusa.
Voglio sposarti, non ci sei e mi confesso.
Nel desiderio di un futuro, a te prometto
di non abbandonarmi, di morir d'aria
in un lento, bollente, generoso riso tuo.
Un'attesa lunga,
una fortezza adornata
e una strada tortuosa, incerta
separano il povero
che cerca amore
dalla sua meta:
la perfezione,
il completamento,
un pianto primordiale, straziante.
Sigillo di umanità e
di una bellissima fragilità
è l'amore.
Le tue certezze si sono infrante
nel vento forte
che soffia da settentrione
e spazza la nuvolaglia grossa rozza
del tuo cuore
chiuso dalle tele fitte dei ricordi
da millenarie tradizioni
il tuo idioma gentile si mescola adesso
a cento a mille lingue e dialetti
e solo una parola è comprensibile
amore.
Un effimero brivido
climax ascendente, ripido
dai piedi sino alla mente
poche volte si avvera realmente
solo a chi del cuore
ne è possidente.
In questo mondo di stenti
d'intenti
di non sentimenti
un sorriso quasi ammiccante
nel grigiore dell'indifferenza
nella noia di mille attimi
nelle continue apostasie.
Il tuo sorriso di donna mi
tende un filo non policromo
ma rosso d'amore.
Devo raccoglierlo?
Percorrerò mille strade
ti cercherò nei meandri del cuore
negli anfratti della memoria
tra le sottili pliche dell'essere
tra voci armoniche.
Tu sei quella parte d'anima
che mi manca!
Vorrei
leggere nei tuoi pensieri,
visitare
ogni stanza del tuo cuore,
frugare
anche nel più remoto suo ricettacolo,
esplorare
ogni anfratto
e ogni cunicolo della tua anima.
Ma vorrei ancora di più:
abitare in te
fino a che il mio respiro,
il mio battito siano i tuoi.
Poter così cogliere
ogni fremito
e avvertire
anche il più leggero vibrare
delle corde del tuo animo.
Solo allora potrò dire:
io ti conosco.
Questa notte che spoglia le ombre
in raspi di oscurità,
lungo tralci di bambagia
a dondolare il silenzio
penetrato nel più infimo
punto del nostro universo.
Questa notte che chiama col nome
interezza unica parola
nei misticismi di luna
liturgie arcane
che salmodiano verità d'eterno
come comete in discesa
salmastra china d'inchiostro.
Questa notte stempera la tua voce
nell'eco di un suono
che consacra il tempo futuro
alle stelle promesse.
Rifletto emozioni
tra dita abili
e bocche sapienti.
Il piacere
incontra l'amore
e il suo dolce sapore,
nell'abbraccio cortese
d'un corpo
finalmente assetato.
Vorrei dirti ti amo
all'alba, dal rosso del cielo avvolti
e da nuvole bianche
cuscino di noi.
Vorrei dirti ti amo
nel blu oltremare,
dipinto di vita,
luce percorre,
adagio.
Ti dico ti amo,
sulla materica terra,
mentre raccolgo, per te,
il cielo stellato.