Scritta da: Giuseppe Di Gianfilippo
in Poesie (Poesie d'amore)
tra le righe
Vorrei vedermi vivere
tra le righe di una tua poesia
e poi
morirci dentro.
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Vorrei vedermi vivere
tra le righe di una tua poesia
e poi
morirci dentro.
Tuonano i silenzi delle donne
dentro le loro ferite aperte
occhi di quercia piangono
le moribonde foglie
ombrate dalle nuvole
con le labbra ancora incerte.
Mi basterebbe un punto,
anche con la virgola,
per tenere ferme,
almeno per un attimo,
queste inutili parole.
Forse dovrei trattenerti
stringendo forte gli occhi
ma ti preferisco goccia
che m'accarezza
e cade.
Non riesco più a trovare il mio nome
l'ultima volta l'ho visto che teneva per mano mia madre
dev'essere stata quell'unica volta
che lei se n'è andata.
Mi senti fremere
Son sotto di te
E da lì non mi sposto
Mi hai avvolta tra le tue fronde
E non posso che cibarmi dei tuoi frutti
Cercando di mantenerti in vita dando acqua alle tue radici
Quasi fossi un piccolo animale
Mi hai accolta e cullata
Controllando che non cadessi
So che ti sradicheresti da terra pur di star con me
Spero un giorno di poterlo meritate
Spero un giorno di poter affrontare la vita con te
Per ora tua
Con la speranza di un per sempre.
E quando pensi che tutto sia andato
Risate, gioia, dolcezza e calore
Ore felici di un tempo passato
Magia che cura e guarisce il dolore
Allora ascolta: "Mai Muore l'Amore!"
Voglio lasciare per Te questi versi
Inno al dolore che mi stringe forte
Vorrei che i sogni con Te non sian persi
E che l'Amore apra a noi le Sue porte
Ripenso al tempo passato a ignorare
Esempi, gesti, consigli e carezze
Della mia Donna che, forte a lottare,
Offrendo lacrime perse certezze
Piango, oggi, a volte, esprimendo "tristezza"
Offro Dolore per crescer davvero
Dico a me stesso "Mai più insicurezza!"
Imparo a viver: mai più "bianco o nero"!
Ti lascio andare per prenderti ancora
Era il momento di dirsi: "VIVI, ORA!"
Tra le fessure segrete
e le vertigini dell'io
passa l'assenza di te,
leggera, come fioca neve,
a schiacciarmi l'anima.
E allora urlo alla misera distanza
tra il niente e le stelle,
alle mille carovane perse
nell'eco inquieto dei tuoi "t'aspetto".
L'estate brillò nel fondo dei nostri occhi,
accese i cuori nell'oltre immaginario e,
nell'aria vergine, gravita,
nuovi battiti irregolari
oscillarono.
L'amore discese a seppellire la solitudine,
abbattè il cattivo presagio nascosto sotto il cappello dello sciamano,
raccolse petali di rose in giardini impaludati
caduti lontano da piedi insicuri. Il mondo, specchiandosi in noi, riscoprì la forza di una farfalla in volo
e graffiandosi la ruggine dai pori, tornò zingara del cielo, a cantare tra le stelle.
Ho tra le dita lo scatto di quel giorno che addormentò il mare, l'eredità di quelle nubi elettriche, dense di coraggio,
e soffio polvere stanca per tornare indietro nel tempo,
nel derma dei nostri abbracci infiniti; di un amore imprigionato per sempre,
in quest'ultima foto.