Poesie personali


Scritta da: Stefano Cardarelli
in Poesie (Poesie personali)

In viaggio con... George Dennis

Il Canuto viaggiatore
guarda le colline speziate di ginestre
l'odore della terra bagnata da una lieve pioggia
entra nella sua pelle
la sua matita ferma l'immagine del tempo
i suoi passi rompono l'attonito silenzio secolare
George Dennis si trova davanti
le spoglie opime di Veio
l'antagonista della stirpe di Romolo
il viaggiatore del tempo
si ferma... il suo sguardo spazia verso l'orizzonte
che prende la forma di montagne a oriente
e intorno fertile terra, orgiata da messi dì grano
Dennis chiude gli occhi
ode ancora il canto sommesso dell'etrusco
che si perde in un mare di papaveri rossi
un piccolo bambino lo guarda curioso
gli corre incontro, lo accarezza con tenerezza
gli sorride e poi sparisce
io sono tornato sulle ombre di George Dennis
ho chiuso gli occhi
ho preso la matita... e ho fermato il tempo
Il tempo dei ricordi, di sorrisi arcaici
di terre lontane al di là delle stelle, e delle colonne d'ercole
si è fatta sera, la terra sa di bagnato e di storia antica.
ripercorro il sentiero che da Campetti porta alla cascata del Piordo
ritorno con i pensieri al racconto di Dennis
e al ricordo del bambino di Veio
forse quel bambino... ero io.
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    Scritta da: Stefano Cardarelli
    in Poesie (Poesie personali)

    Infine... Monte Mario

    Mi ricordo ancora il cartello
    con la scritta Roma sulla via trionfale
    dì fianco correva la linea ferroviaria
    una trincea tra la periferia e la campagna
    Monte Mario per gli occhi dì un bambino era il balcone su Roma
    Le strade che penetravano tra i spazi vuoti
    lasciati da un'edilizia della domenica e dei pochi soldi
    un anderivieni di regioni e di dialetti sulle strade e sui balconi
    fili di panni colorati spaziavano nel cielo di carta
    angoli dì negozi, dì visi che ti sembravano immortali
    come le storie che narravano
    sentivi verso sera l'odore di legno buono
    l'odore di farina e pomodoro dell'osteria di Peppinella
    questa era Monte Mario negli occhi di un bambino
    nelle giornate di giochi sotto il cortile
    nel cambiare delle cose
    di un pallone di cuoio orfano del suo campetto
    nel girovagare con gli amici, in cerca della luna a via Torrevecchia
    nel rintoccare delle campane che ricordavano che era domenica
    sul ciglio dell'Insugherata verso notte
    a mirare lanterne di lucciole su Roma lontana
    quando tornavi con il bus dal centro
    tornavi a casa.... sì a casa
    cara Monte Mario ti ho amata, sedotta, ma non ti ho mai abbandonata.
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      Scritta da: Stefano Medel
      in Poesie (Poesie personali)

      Dannati poeti sentimentali

      Di notte,
      il momento dei poeti,
      degli scrittori,
      dei ribelli;
      ore nel silenzio,
      nel nascondiglio
      tra le tenebre,
      luci soffuse del neon,
      a cercare parole, pensieri,
      idee fugaci e chimere perdute,
      amori infranti,
      donne perdute,
      dimenticate,
      primi amori lontani,
      che non torneranno più,
      ma che non si scordano mai,
      la notte dei poeti maledetti,
      con le loro penne,
      intinte nella memoria e nel ricordo,
      di cose perdute,
      di rabbie sopite,
      di dolore
      e di ferite mal lenite;
      poeti e il loro mondo,
      che scrivono
      un po' per se stessi,
      e per gli altri,
      per tutti,
      anche per te.
      Composta sabato 30 gennaio 2016
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        Scritta da: Stefano Medel
        in Poesie (Poesie personali)

        Sono qui, sono qui

        Sei scostante e distratta con
        La testa lontana,
        chissà dove;
        stai con me
        e pensi ad un altro;
        ed io perdo terreno
        e non so che fare
        per farti capire,
        per dirti che sono qui,
        sono qui,
        ma tu pensi ad altro,
        sono sempre stato con te,
        ma tu non mi senti,
        non capisci,
        non mi senti;
        io che ho sempre dato,
        che ho sempre fatto,
        ma tu non mi senti,
        non mi senti.
        Composta mercoledì 27 gennaio 2016
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          Scritta da: Stefano Medel
          in Poesie (Poesie personali)

          Addio al paese

          Addio al paese,
          dicevi,
          mentre la mano
          mi tenevi,
          e non puoi stare ferma,
          devi sempre andare,
          partire
          al diavolo il paese fetente,
          sei una girovaga,
          una nomade;
          addio al paese dicevi,
          tu ci credevi,
          e adesso,
          anch'io
          che sono qua,
          e chissà dove sei,
          che fai;
          e siamo sempre qui,
          con desiderio
          di andare via,
          da questo posto fetente,
          da questo paese perdente,
          cambiare,
          andare,
          bisogna sempre andare.
          Composta martedì 26 gennaio 2016
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            Scritta da: Stefano Medel
            in Poesie (Poesie personali)

            La notte è un baratro

            La notte è un baratro oscuro,
            di infinite ore insonni,
            dove il tempo si ferma
            e perde di significato,
            dove i pensieri volano
            alle porte della notte;
            quando i poeti scrivono,
            nel silenzio,
            in compagnie delle muse
            benigne della poesia,
            notte,
            nascondimento,
            fatta di ricordi,
            di atmosfere soffuse,
            di silenzi immani,
            notte,
            pensieri,
            ricordi.
            Composta giovedì 28 gennaio 2016
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              in Poesie (Poesie personali)

              Fior di pesco

              Che cade all'improvviso
              Si unisce alla terra
              Candida non si tocca. si soglie
              Ne rimane l'anima,
              ma ce l'ha un'anima?
              Trasparente scivola
              forse sono le sue lacrime
              a lasciare le tracce.
              Come l'incandescente fiamma
              colora le cose, le immortala,
              così il tuo essere.
              no non lo rapisco io... no,
              ma l'occhio si abbassa
              per sfuggire alla tua bellezza,
              non balla con te.
              Puro il blu impaurito
              non doni sorrisi, ma ne strappi per formarne nascosti
              lo si vede lontano, il blu si chiude:
              ecco ti invade la tristezza.
              Cammini nei nostri perché
              scivoli, sì, nelle malinconie
              e accarezzi l'immutabile giro dei petali grigi, poi rosa,
              poi si spengono finendo le gocce che cadono nei cuori.
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