Poesie generazionali


in Poesie (Poesie generazionali)

Impressione

Conosco i tratti del tuo viso a memoria,
i tuoi occhi, il tuo viso, il tuo sorriso accennato
il nodo alla cravatta allentato.
Resto a guardarti in silenzio ma parlo,
e ti racconto cose di me che non sai
ti racconto del mio amore, dei miei guai.
Poi lo stomaco si stringe e piango.
una lacrima sola, una soltanto.
Resto a guardarti ancora un secondo
mi soffermo sul tuo volto e penso
"forse un giorno, forse col tempo..."
si accende un sorriso e penso che sbaglio,
perché tu sei qui anche in questo momento.
Composta giovedì 16 gennaio 2014
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    Scritta da: Horion Enky
    in Poesie (Poesie generazionali)

    Che ne sai tu di me

    Che ne sai tu di me e di quello che la vita mi dà e mi ha dato?
    Che ne sai di come sto e dei miei sentimenti?
    Del mare d'inverno, della solitudine e delle onde emozionali
    che la mia anima smuove in questa mia vita.
    Come puoi guardare dentro di me e nel mio passato,
    quando non sai capire il presente che vivo?
    Non puoi giudicarmi dall'aspetto, o dai muri di cera
    che ho elevato intorno a me.
    Sai basterebbe solo un po' di calore
    e comprensione per farli sciogliere.
    Guarda al futuro senza volerlo condizionare,
    guarda dentro ai mie occhi e cercaci il bambino,
    nascosto in questo corpo di uomo.
    Solo allora potrai capire, senza pretendere di volere giudicare
    una vita vissuta e spesa a vivere.
    Come vedi gli anni passano
    e noi con gli anni ci modifichiamo, mutiamo
    non restiamo sempre uguali.
    In certi momenti abbiamo bisogno di restare soli con noi stessi,
    per capirci, per guardare dentro di noi,
    liberandoci da quello che ci incatena a vecchie consuetudini
    che abbiamo acquisite nel tempo.
    Quando queste vengono messe in discussione,
    diventano terremoti interiori
    che in un primo momento non sappiamo accettare.
    La consuetudine non ti fa crescere
    molto spesso ti fa arenare su una spiaggia morta dove non
    giunge più l'alta marea e nulla è in grado di disincagliarti.
    Solo se scioglierai questa catena
    e libererai il tuo cuore, saprai capire
    la strada che un uomo vuol percorrere
    lo lascerai vivere e amare.
    Perché amare vuol dire lasciar crescere.
    Horion Enky.
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      Scritta da: Cristina
      in Poesie (Poesie generazionali)

      verso sud

      Come rondini i miei sogni migrano lontano.
      Portano con sé piccoli ramoscelli
      a costruire un nido in luoghi che non hanno casa.
      Come inesperti navigatori i miei sogni
      attraversano acque profonde e irrequiete
      spinti da venti la cui forza ignoro.
      Ma vanno verso sud,
      al caldo del mio cuore.
      Là dove le rondini trovano nuove stagioni,
      le navi placide acque,
      e io, te.
      Composta martedì 28 agosto 2007
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        Scritta da: Stefano Medel
        in Poesie (Poesie generazionali)

        Per fortuna ci sei tu

        Amore,
        per fortuna ci sei tu,
        e questo mondo,
        mi sembra,
        un po' meno brutto,
        un po' meno schifoso;
        per fortuna ci sei tu,
        e tiro avanti con una speranza,
        tra facce estranee e nemiche;
        tiro avanti, perché ci sei,
        e mi dai forza,
        e mi fai ridere, ancora;
        per fortuna ci sei tu,
        a riempire i miei vuoti,
        la mia tristezza;
        nuvole che vanno via,
        qaundo tu ci sei.
        Composta mercoledì 20 agosto 2014
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          Scritta da: Ettore Grimani
          in Poesie (Poesie generazionali)

          Angeli di Gaza

          Ho visto piangere Dio
          mentre i suoi angeli
          raccoglievano la mia anima confusa e smarrita.
          Non lasciate la mia mano
          è buio, ho freddo.
          Giro giro tondo quanto è bello il mondo,
          poi un sibilo ha violentato il cielo azzurro.
          L'urlo della mia casa giace
          sepolto da macerie che non possono essere consolate
          la polvere oscura il sole
          poi il silenzio del vento.
          Papà, mamma, dove siete?
          I miei piedi danzano tra sconosciute ombre.
          L'aratro si sfalda sulla terra livida
          mentre una pala scava una buca senza fondo.
          Una striscia dove abitare senza identità, dove giocare senza futuro, una striscia dove la strage degli innocenti continua, è una striscia di follia.
          Anche la stella che ha conosciuto l'orrore dell'olocausto
          ha perso la sua purezza.
          L'antica preda si è fatta cacciatore,
          l'agnello il nuovo mietitore.
          Il mare è naufrago.
          Riposano anche i ifiori ed il giardino è senza sentimento,
          spento e violato da questo tormento.
          Il lino che veste il mio corpo
          non è un fresco vestito pieno di colori
          ma un triste sudario che mi avvolge
          e tiene insieme i miei resti.
          Mi nutrivo di amabili carezze
          ora l'orizzonte non ha più domani.
          Gli uomini sono marionette di cartamarcia
          soldatini di piombo senza colpa, ma sicuramente senza amore.
          Vedo piangere Dio
          mentre i suoi angeli
          raccolgono la mia anima smarrita.
          L'aquilone è distrutto al suolo
          e la mia mano immobile
          raccoglie le sue lacrime.
          Composta giovedì 31 luglio 2014
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            Scritta da: Mariella Buscemi
            in Poesie (Poesie generazionali)
            Con te
            comincio dallo straripante senso dell'eterno
            d'un sentire moltitudine
            e l'eco grandiosa
            che in urlo formidabile
            partorisce i suoni delle nostre voci
            ed il fracasso
            di quando
            pelle e pelle s'uniscono
            in schianto e fragore
            e spilli di cielo
            scendono fittamente
            e trapuntano parti di noi
            - crune attraversate da arterie farsi filo -
            e da che dirci divisi,
            adesso,
            farci interi
            e mai più scissi
            ché l'unico strappo è
            la stretta meno ferma.
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