Poesie d'Autore


Scritta da: Cheope
in Poesie (Poesie d'Autore)

Trieste

Trieste
Ho attraversata tutta la città.
Poi ho salita un'erta,
popolosa in principio, in là deserta,
chiusa da un muricciolo:
un cantuccio in cui solo
siedo; e mi pare che dove esso termina
termini la città.

Trieste ha una scontrosa
grazia. Se piace,
è come un ragazzaccio aspro e vorace,
con gli occhi azzurri e mani troppo grandi
per regalare un fiore;
come un amore
con gelosia.
Da quest'erta ogni chiesa, ogni sua via
scopro, se mena all'ingombrata spiaggia,
o alla collina cui, sulla sassosa
cima, una casa, l'ultima, s'aggrappa.

Intorno
circola ad ogni cosa
un'aria strana, un'aria tormentosa,
l'aria natia.
La mia città che in ogni parte è viva,
ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita
pensosa e schiva....
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    Scritta da: Cheope
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Città vecchia

    Spesso, per ritornare alla mia casa
    prendo un'oscura via di città vecchia.
    Giallo in qualche pozzanghera si specchia
    qualche fanale, e affollata è la strada.

    Qui tra la gente che viene che va
    dall'osteria alla casa o al lupanare,
    dove son merci ed uomini il detrito
    di un gran porto di mare,
    io ritrovo, passando, l'infinito
    nell'umiltà.

    Qui prostituta e marinaio, il vecchio
    che bestemmia, la femmina che bega,
    il dragone che siede alla bottega
    del friggitore,
    la tumultuante giovane impazzita
    d'amore,
    sono tutte creature della vita
    e del dolore;
    s'agita in esse, come in me, il Signore.

    Qui degli umili sento in compagnia
    il mio pensiero farsi
    più puro dove più turpe è la via..
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      Scritta da: Cheope
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Dopo la tristezza

      Questo pane ha il sapore d'un ricordo,
      mangiato in questa povera osteria,
      dov'è più abbandonato e ingombro il porto.

      E della birra mi godo l'amaro,
      seduto del ritorno a mezza via,
      in faccia ai monti annuvolati e al faro.

      L'anima mia che una sua pena ha vinta,
      con occhi nuovi nell'antica sera
      guarda una pilota con la moglie incinta;

      e un bastimento, di che il vecchio legno
      luccica al sole, e con la ciminiera
      lunga quanto i due alberi, è un disegno

      fanciullesco, che ho fatto or son vent'anni.
      E chi mi avrebbe detto la mia vita
      così bella, con tanti dolci affanni,

      e tanta beatitudine romita.
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        Scritta da: Marilù Rossi
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Non sa più nulla, è alto sulle ali

        Non sa più nulla, è alto sulle ali
        il primo caduto bocconi sulla spiaggia normanna.
        Per questo qualcuno stanotte
        mi toccava la spalla mormorando
        di pregar per l'Europa
        mentre la Nuova Armada
        si presentava alle coste di Francia.
        Ho risposto nel sonno: - È il vento,
        il vento che fa musiche bizzarre.
        Ma se tu fossi davvero
        il primo caduto bocconi sulla spiaggia normanna
        prega tu se lo puoi, io sono morto
        alla guerra e alla pace.
        Questa è la musica ora:
        delle tende che sbattono sui pali.
        Non è musica d'angeli, è la mia
        sola musica e mi basta. -
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          Scritta da: Marilù Rossi
          in Poesie (Poesie d'Autore)

          Anni dopo

          La splendida la delirante pioggia s'è quietata,
          con le rade ci bacia ultime stille.
          Ritornati all'aperto
          amore m'è accanto e amicizia.
          E quello, che fino a poco fa quasi implorava,
          dall'abbuiato portico brusìo
          romba alle spalle ora, rompe dal mio passato:
          volti non mutati saranno, risaputi,
          di vecchia aria in essi oggi rappresa.
          Anche i nostri, fra quelli, di una volta?
          Dunque ti prego non voltarti amore
          e tu resta e difendici amicizia.
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            Scritta da: Marilù Rossi
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Il grande amico

            Un grande amico che sorga alto su me
            E tutto porti me nella sua luce,
            che largo rida ove io sorrida appena
            e forte ami ove io accenni a invaghirmi…

            Ma volano gli anni, e solo calmo è l'occhio che antivede
            perdente al suo riapparire
            lo scafo che passava primo al ponte.
            Conosce i messaggeri della sorte,
            può chiamarli per nome. È il soldato presago.
            Non pareva il mattino nato ad altro?
            E l'ala dei tigli
            e l'erta che improvvisa in verde ombrìa si smarriva
            non portavano ad altro?
            Ma in terra di colpo nemica al punto atteso
            si arroventa la quota.
            Come lo scolaro attardato
            - né più dalla minaccia della porta
            sbarrata fiori e ali lo divagano –
            io lo seguo, sono nella sua ombra.
            Un disincantato soldato.
            Uno spaurito scolaro....
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              Scritta da: Marilù Rossi
              in Poesie (Poesie d'Autore)

              Sì, al di là della gente

              Sì, al di là della gente
              ti cerco.
              Non nel tuo nome, se lo dicono,
              non nella tua immagine, se la dipingono.
              Al di là, più in là, più oltre.

              Al di là di te ti cerco
              Non nel tuo specchio e nella tua scrittura,
              nella tua anima nemmeno.
              Di là, più oltre.

              Al di là, ancora, più oltre
              di me ti cerco. Non sei
              ciò che io sento di te.
              Non sei
              ciò che mi sta palpitando
              con sangue mio nelle vene,
              e non è me.
              Al di là, più oltre ti cerco.

              E per trovarti, cessare
              di vivere in te, e in me,
              e negli altri.
              Vivere ormai di là da tutto,
              sull'altra sponda di tutto
              - per trovarti -
              come fosse morire..
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                Scritta da: Marilù Rossi
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                La voce a te dovuta

                Se mi chiamassi, sì,
                se mi chiamassi.
                Io lascerei tutto,
                tutto io getterei:
                i prezzi, i cataloghi,
                l'azzurro dell'oceano sulle carte,
                i giorni e le loro notti,
                i telegrammi vecchi
                ed un amore.
                Tu, che non sei il mio amore,
                se mi chiamassi!
                E ancora attendo la tua voce:
                giù per i telescopi,
                dalla stella,
                attraverso specchi e gallerie
                ed anni bisestili
                può venire. Non so da dove.
                Dal prodigio, sempre.
                Perché se tu mi chiami
                - se mi chiamassi, sì, se mi chiamassi -
                sarà da un miracolo,
                ignoto, senza vederlo.

                Mai dalle labbra che ti bacio,
                mai
                dalla voce che dice: non te ne andare.
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