Il vino sa vestire di un prodigioso lume
la stamberga peggiore
e fabbricare portici di fiaba con le spume
del suo rosso vapore
come un sole cocente che splenda fra le brume.
Commenta
Il vino sa vestire di un prodigioso lume
la stamberga peggiore
e fabbricare portici di fiaba con le spume
del suo rosso vapore
come un sole cocente che splenda fra le brume.
Ora non ti sento
scivolano come gocce sulla pelle
le tue parole
e le mie lacrime trattenute a stento
dal mio orgoglio
che ancora mi difende dalle tue offese.
Eppure pendevo dalle tue labbra
non l'hai mai capito
ed ora mi hai perduto
cerchi di recuperare, nel modo sbagliato.
Ma questo amore lo hai buttato
distrutto e martoriato
continui poi parlare
lo devi dimostrare.
È come un bellissimo fiore ormai reciso
ed un vaso con l'acqua
non lo può salvare
comunque appassirà.
Lo vedrai soffrire
ad uno ad uno ogni petalo cadrà
come la nostra pazienza
che non esiste più
come la tolleranza...
Intanto parla... io non ti sento.
Forse non sono pronta
sarà la mia pazzia
ma questa storia non la sento mia
e questa creatura che sento palpitare
qui nel mio seno
ha scelto me, non per colpa sua
senza pensare.
Ancora non riesco
e intanto il tempo passa
forse condanna a questa mia incertezza
un sì deciso o un no
ancora non mi appartiene
e intanto cresce quello che ne conviene...
Amori tanti, non devo più sbagliare
ti prego aiutami, ora devo decidere
quello che penso già sarà peccato
ma tu perdona per non averti subito amato
questo è un macigno che pesa nel mio cuore
ma per un momento ti voglio pensare...
Aspetto che tu dentro mi cresca
aspetterò con paura che tu esca
voglio raccontarti le mie pene
che tu sicuramente hai già sentite
poi deciderai se perdonare...
Tutto -
una parola sfrontata e gonfia di boria.
Andrebbe scritta fra virgolette.
Finge di non tralasciare nulla,
di concentrare, includere, contenere e avere.
E invece è soltanto
un brandello di bufera.
Quando pronuncio la parola Futuro
la prima sillaba va già nel passato.
Quando pronuncio la parola Silenzio,
lo distruggo.
Quando pronuncio la parola Niente,
creo qualcosa che non entra in alcun nulla.
Morte, non essere troppo orgogliosa, se anche
qualcuno ti chiama terribile e possente
Tu non lo sei affatto: perché
quelli che pensi di travolgere
in realtà non muoiono, povera morte, né puoi uccidere me.
Se dal riposo e dal sonno, che sono tue immagini,
deriva molto piacere, molto più dovrebbe derivarne da Te, con cui proprio i nostri migliori se ne vanno,
per primi, tu che riposi le loro ossa e ne liberi l'anima.
Schiava del caso e del destino, di re e disperati,
Tu che dimori con guerra e con veleno, con ogni infermità,
l'oppio e l'incanto ci fanno dormire ugualmente,
e molto meglio del colpo che ci sferri.
Perché tanta superbia?
Perché tanta superbia? Trascorso un breve sonno,
eternamente, resteremo svegli, e la morte
non sarà più, sarai Tu a morire.
San Valentino, arriva senza amore
comprerò una rosa, per ricordare
Vellutata e bianca, da colorare
Il suo vaso sarà ancora il mio cuore
Ci sono rose rosse di dolore
Gialle di gelosia, da sistemare
Rose blu, dove puoi vedere il mare
Nel mio vaso... nessuna rosa muore.
La Luna nello specchio del comò
guarda milioni di miglia lontano
(e forse con orgoglio, a se stessa,
ma non sorride, non sorride mai)
via lontano lontano oltre il sonno,
o forse è una che dorme di giorno.
Se l'Universo volesse abbandonarla,
lei gli direbbe di andare all'inferno,
e troverebbe una distesa d'acqua
o uno specchio, sul quale indugiare.
Tu dunque metti gli affanni in un sacco
di ragnatele e gettalo nel pozzo
nel mondo alla rovescia dove
la sinistra è sempre la destra,
dove le ombre in realtà sono corpi,
dove restiamo tutta la notte svegli,
dove il cielo ha tanto poco spessore
quanto è profondo il mare e tu mi ami d'amore.
Che mi ami tu lo dici, ma con una voce
più casta di quella d'una suora
che per sé sola i dolci vespri canta,
quando la campana risuona -
Su, amami davvero!
Che mi ami tu lo dici, ma con un sorriso
freddo come un'alba di penitenza,
Suora crudele di San Cupido
Devota ai giorni d'astinenza -
Su, amami davvero!
Che mi ami tu lo dici, ma le tue labbra
tinte di corallo insegnano meno gioia
dei coralli del mare -
Mai che s'imbroncino di baci -
Su, amami davvero!
Che mi ami tu lo dici, ma la tua mano
non stringe chi teneramente la stringe.
È morta come quella d'una statua.
Mentre la mia brucia di passione -
Su, amami davvero!
Su, incendiamoci di parole
e bruciandomi sorridimi - stringimi
come devono gli amanti - su, baciami.
E l'urna, poi, delle mie ceneri seppelliscila nel tuo cuore -
Su, amami davvero!
Fino alla stella che spunto
c'è strada così lunga,
Che mille anni cammino
Per giungerci la luce.
Forse si spense da millenni
In lontananze azzurre,
Ma appena ora il suo raggio
Ai nostri guardi fulse.
L'icona della spenta stella
Al cielo lenta ascende;
Non si scorgea quando c'era,
Oggi la vediam e non c'e.
Così quando il nostro ardore
Svani nel fondo buio,
Il lume dello spento amore
Ci insegue ancora.