Poesie d'Autore


Scritta da: Antonino Gatto
in Poesie (Poesie d'Autore)

Vivere di ricordi

Quando te ne andrai lascerai un vuoto, incolmabile.
Ecco perché ogni volta che ti guardo
non smetterei mai di starti vicino,
perché le sensazioni che oggi provo,
saranno gli unici ricordi che mi resteranno accanto
a riscaldarmi l'anima d'inverno,
quando tu non ci sarai.
Composta lunedì 24 ottobre 2011
Vota la poesia: Commenta
    Scritta da: Antonio Recanatini
    in Poesie (Poesie d'Autore)

    Dimmi

    Dimmi dove sei diretta o dimmi ancora
    dove siamo diretti e poi dimmi quanti
    baci dovrò darti per far tornare il sorriso
    Prima che quel velo amaro ristagni
    dimmi che ballo vorrai fare, io sono qui.
    Da lassù provengono le nuvole e allora
    dimmi dove potremo ripararci ancora,
    dimmi quante volte mi hai sognato,
    dimmi quanti pianti hai versato e
    ancora dimmi se la notte dormi,
    ma continua a ballare con me.
    Sto virando verso mete immense,
    sto deviando il senso di marcia
    quindi dimmi se mi sorreggerai
    se qualche volta sarò distratto,
    se qualche volta non potrò ascoltare.
    Vorrei sempre girarmi ed incontrarti
    non guarderemo la cima ma il passaggio,
    non guarderemo i confini ma l'essenza
    veglieremo ogni passione nella notte
    perché per tutto il giorno vorrei
    ascoltarti e sempre ballare con te.
    Dimmi quando arriverai perché
    verrò ad accoglierti in tutti i luoghi
    mia laconica incertezza.
    Composta giovedì 13 gennaio 2000
    Vota la poesia: Commenta
      in Poesie (Poesie d'Autore)

      Guerra allucinata

      Lotto contro il mondo, contro l'immensità che mi circonda e... il dolore che mi opprime.
      Contro il destino, o l'idea astratta che ho di esso.
      Mi dibatto ferocemente cercando di prendere a pugni quel viscido essere che mi fissa con uno sguardo ardente di consapevolezza, un sorriso ironico stampato sul diabolico muso.
      Lotto contro il tempo e la distanza, figli di quel mostro e premurosi torturatori della mia anima.
      Strappo brandelli di carne viva dalle loro fauci, sottraggo la mia pelle ai loro artigli, in un disperato impeto di rabbia.
      Lotto per i miei sogni. O forse no: li combatto; voglio ucciderli seguendo il loro esempio.
      Mi stanno logorando da dentro, nutrendosi del mio sangue, consumando i miei organi.
      Basterà aprire uno squarcio nella mia carne, affondarvi le mani, raggiungerli e stritolarli.
      Li ridurrò in polvere prima che loro facciano di me cenere spenta.
      E lotto contro la mia immagine allo specchio. Sempre, in ogni caso.
      Mi odio dal profondo, di un odio irrazionale e pericoloso.
      Lacero la mia follia, il mio ottimismo e la mia ingenuità.
      Sfido in uno scontro tremendo, letale, la mia debolezza.
      Sì, letale. Perché, se a vincere dovesse essere lei, non vorrei sopravvivere un istante di più.
      Ma non mi lascerò annientare, non resterò impassibile, facendo finta di niente mentre vengo divorata e corrosa dall'interno, ferita e derisa dall'esterno.
      Continuerò a lottare con ogni mezzo.
      Sputerò in faccia al vento che percuote il mio corpo con soffi di supremazia.
      Respingerò le onde di questo mare in collera, che vogliono raggiungermi e rapirmi a me stessa.
      Strangolerò con le mie mani tremanti l'odio che tenta di penetrare in me, farò annegare il dolore nel sangue che ha fatto sgorgare dal mio cuore.
      E poi il colpo di grazia, per mettere fine a questa guerra allucinata.
      Mi porterò una mano al petto, e prenderò quell'organo malato che ho dentro da troppo.
      Osserverò le mie dita chiuderlo in una morsa crudele, stringerlo con forza, spremerlo fino all'ultima goccia di vita.
      E guarderò lo spettro della morte impossessarsi di lui, per sempre.
      Composta giovedì 20 ottobre 2011
      Vota la poesia: Commenta
        Scritta da: Antonio Prencipe
        in Poesie (Poesie d'Autore)

        Inonda il fumo tra le colline invidiate

        Respiravano gli Dei.
        Sorridevano i cornuti.
        Uccisa al primo ballo...
        Le montagne parlano,
        sputtanano le colline immerse
        nell'amore, piccole
        e desiderate dalle nuvole.
        Ti amo così tanto...
        Così tanto da preferire di farti male
        piuttosto che starti accanto...
        Nelle case è già Natale
        ed io metto a fuoco l'albero
        con accanto i doni pagati
        a caro prezzo dal cuore mio.
        Ma quanto mi costa dimenticarti,
        non basta nemmeno una vita
        persa dalla propria coscienza.
        A tutte quelle notti passate
        sugli scogli a raccogliere conchiglie.
        A tutti gli amori venduti
        alle aste di paese e in cambio
        squallidi cristalli,
        neri come la sera abbandonata
        nei boschi repressi di luna piena.
        A tutti i pescatori che imitano Gesù.
        A tutti quelli che tra lacrime
        e marlboro si perdono in
        un bicchiere di vino rosso.
        Cacce alle streghe
        scambiate per guerre Sante.
        Non hai armi,
        non hai sogni, muori in silenzio
        maledetta Solitudine.
        Nelle mie intrepide liriche
        varie volte ti ho citato,
        nelle notti insonne
        alla ricerca di Dio con te gridavo
        e ancorato al silenzio
        disinnescavo il mio fottuto
        animo ribelle.
        Padroni maledetti creavano
        le armi dorate usate
        per sparare i Santi
        lecchini innocenti del Signore
        nostro padre per chi crede,
        Re del niente per chi
        come me non ha ricevuto i suoi respiri.
        Composta mercoledì 19 ottobre 2011
        Vota la poesia: Commenta
          Scritta da: Roberto Giusti
          in Poesie (Poesie d'Autore)
          Il sole è lontano...
          e la luna sembra a un palmo di mano.

          L'universo è stellato...
          là nel buio più inoltrato.

          I pianeti sono tanti...
          questo mondo di tutti quanti.

          La natura si ribella...
          quando l'uomo le fà guerra.

          L'inquinamento avvelenerà tutto...
          e per noi sarà presto lutto.

          Io tiro a campare...
          non mi và ancora di crepare.

          Dormo, mangio, bevo...
          e quel pensiero dalla testa mi levo.
          Vota la poesia: Commenta
            in Poesie (Poesie d'Autore)

            Liquidi

            Viscidi sogni ormai rancidi
            liquidi seminali e spasimi
            forse un corpo fattosi due...
            Uno anni luce dall'altro
            come randagi affamati in lotta per carne putrida
            graffi, morsi, ansimi affannati
            in una sporca strada squallida.

            Ma cosa cerco nei tuoi occhi?
            non avevo smesso di cercare?
            spalle al muro in una strada senza sbocchi
            ci continuiamo a guardare.

            Perché è quel muro che ci blocca
            e i graffiti su di esso
            immagini fatte di sangue e sesso
            conficcate nella schiena a squarciare
            rompere, trapassare carne e ossa.

            Ora, esangui, aspettiamo la pioggia
            che tolga umori, sudore e rabbia
            per sentirsi finalmente nudi
            per sentirsi finalmente vicini.
            Composta giovedì 20 ottobre 2011
            Vota la poesia: Commenta
              Scritta da: Luca Zecca
              in Poesie (Poesie d'Autore)
              Il cielo si colora di rosso
              la sera quando il sole ci lascia.

              La volpe la nel fosso
              nasconde i cuccioli prima della caccia.

              La dura notte d'inverno ricopre ogni cosa
              senza distinzione di colore della faccia.

              Il caldo tepore del tuo pensier però
              non mi permette di soffrire
              e di temere ciò che sarò.

              Il tuo amore mi permette di aprire
              il mio cuore anche tra freddo e neve
              senza che io possa perire.

              E se anche freddo e neve sono solitudine
              sempre forte e sereno mi sento,
              e di passare il mio tempo con te mai mi pento
              tu mi rendi sereno anche quando sono tra martello e incudine.

              Questo inverno di solitudine non mi spaventa
              perché già so qual è la mia ricompensa;
              riscoprir te alla fine di questa tormenta.

              E dubbi sul trovarti non ho,
              come non ho dubbi che domani il sole
              sorgere vedrò.
              Composta domenica 23 ottobre 2011
              Vota la poesia: Commenta
                Scritta da: Antonio Prencipe
                in Poesie (Poesie d'Autore)

                Da terra ho raccolto la vita

                Sai vita...
                Certe volte ho goduto
                dell'inferno che mi hai dato.
                Non diventerò mai padre
                perché so quanto costa vivere.
                So quanto costa raccogliere
                le lacrime da terra e gettarle
                nella pattumiera assieme ai sogni
                impossibili, spregiudicati vandali.
                So il dolore che procura la mancanza
                di un sorriso, di un abbraccio
                nelle notti fredde d'inverno
                e nel caldo torbido
                di una giornata d'agosto.
                Aver paura d'uscire in mezzo alla gente
                perché ci si sente troppo inutili,
                troppo stronzi.
                Forse è la troppa sensibilità
                o forse è il troppo egoismo...
                Ma io mi sento così
                amo troppo il mio dolore...
                Amo troppo tutto e preferisco non
                mettere al mondo un essere
                così bello, così puro,
                lo proteggerei troppo dalla vita,
                dalle sue unghie che graffiano
                e lasciano lividi che non se ne vanno
                sulla pelle...
                Soffrire equivale a vivere.
                Amare equivale a morire
                sorridente tra le braccia dell'orizzonte.
                Dalla mia faccia pallida
                lavo via il paese,
                stanca di cercare qualcuno
                per poter ritornare me stesso.
                Ho smesso di scrivere
                mi trema il respiro ed ora
                non sento più il suono del mio silenzio.
                Spesso mi sono guardato allo specchio
                e piangendo mi sono detto chi sei.
                Vita... Sul ciglio di questa strada
                troppi vetri sparsi s'infilano
                nella carne e dissanguano il sentimento
                più remoto e restio.
                Composta domenica 23 ottobre 2011
                Vota la poesia: Commenta