Filastrocche


Scritta da: Lunastorta
in Poesie (Filastrocche)
Cinque dita sulla mano,
ogni urlo diventa vano,
quattro dita ti ha lasciato
uno lo ha preso e l'ha mangiato!
Il secondo dito ha staccato
e dal dolore hai urlato!
Il terzo dito lo ha messo via
non ti troverà la polizia...
Il quarto dito è lo spuntino
ti ucciderà pian pianino.
Il quinto dito è saltato
e il cuore ti ha strappato!
Composta lunedì 31 ottobre 2011
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    Scritta da: Rocco Fierro
    in Poesie (Filastrocche)
    Ho incontrato una stella,
    Forse, non è la mia gemella,
    Forse., non è la stella più bella.
    Ma mi avvolge di calore
    E ha stregato il mio cuore.
    Illumina la mia vita
    Con la sua luminosità infinita.
    Da tanto tempo è la mia preferita
    Prego Dio che tu, possa brillare per me, per tutta la vita.
    Quella stella ha un nome
    È la donna del mio cuore.
    Composta domenica 20 novembre 2011
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      Scritta da: Sir Jo Black
      in Poesie (Filastrocche)

      Teledramma

      Signori e buona gente,
      venite ad ascoltare:
      un caso sorprendente
      andremo a raccontare.

      È successo a Milano
      e tratta di un dottore
      che è caduto nel video
      del suo televisore.

      Con qualsiasi tempo,
      ad ogni trasmissione
      egli stava in poltrona
      a guardare la televisione...

      Ma un dì per incantesimo
      o malattia (che ne dite?
      Non può darsi che avesse
      la televisionite?)

      durante un intervallo
      con la fontana di Palermo
      decollò dalla poltrona
      e cadde nel teleschermo.

      Ora è là in mezzo alla vasca
      che sta per affogare:
      parenti, amici in lacrime
      lo vorrebbero aiutare;

      Chi lo tira per la cravatta
      chi lo prende per il naso
      non c'è verso di risolvere
      il drammatico telecaso.
      Composta lunedì 14 novembre 2011
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        Scritta da: Sir Jo Black
        in Poesie (Filastrocche)

        Lo zampognaro

        Se comandasse lo zampognaro
        che scende per il viale,
        sai che cosa direbbe
        il giorno di Natale?
        "Voglio che in ogni casa
        spunti dal pavimento
        un albero fiorito
        di stelle d'oro e d'argento".
        Se comandasse il passero
        che sulla neve zampetta
        sai che cosa direbbe
        con la voce che cinguetta?
        "Voglio che i bimbi trovino,
        quando il lume sarà acceso,
        tutti i doni sognati,
        più uno, per buon peso".
        Se comandasse il pastore
        dal presepe di cartone
        sai che legge farebbe
        firmandola col lungo bastone?
        "Voglio che oggi non pianga
        nel mondo un solo bambino,
        che abbiano lo stesso sorriso
        il bianco, il moro, il giallino".
        Sapete che cosa vi dico
        io che non comando niente?
        Tutte queste belle cose
        accadranno facilmente;
        se ci diamo la mano
        i miracoli si fanno
        e il giorno di Natale
        durerà tutto l'anno.
        Composta lunedì 14 novembre 2011
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          Scritta da: Sir Jo Black
          in Poesie (Filastrocche)

          Il paese dei bugiardi

          C'era una volta, là
          dalle parti di Chissà,
          il paese dei bugiardi.
          In quel paese nessuno
          diceva la verità,
          non chiamavano col suo nome
          nemmeno la cicoria:
          la bugia era obbligatoria.

          Quando spuntava il sole
          c'era subito uno pronto
          a dire: "Che bel tramonto!"
          Di sera, se la luna
          faceva più chiaro
          di un faro,
          si lagnava la gente:
          "Ohibò, che notte bruna,
          non ci si vede niente".

          Se ridevi ti compativano:
          "Poveraccio, peccato,
          che gli sarà mai capitato
          di male?"
          Se piangevi: "Che tipo originale,
          sempre allegro, sempre in festa.
          Deve avere i milioni nella testa".
          Chiamavano acqua il vino,
          seggiola il tavolino
          e tutte le parole
          le rovesciavano per benino.
          Fare diverso non era permesso,
          ma c'erano tanto abituati
          che si capivano lo stesso.

          Un giorno in quel paese
          capitò un povero ometto
          che il codice dei bugiardi
          non l'aveva mai letto,
          e senza tanti riguardi
          se ne andava intorno
          chiamando giorno il giorno
          e pera la pera,
          e non diceva una parola
          che non fosse vera.
          Dall'oggi al domani
          lo fecero pigliare
          dall'acchiappacani
          e chiudere al manicomio.
          "È matto da legare:
          dice sempre la verità".
          "Ma no, ma via, ma và..."
          "Parola d'onore:
          è un caso interessante,
          verranno da distante
          cinquecento e un professore
          per studiargli il cervello..."
          La strana malattia
          fu descritta in trentatré puntate
          sulla "Gazzetta della bugia".

          Infine per contentare
          la curiosità
          popolare
          l'Uomo-che-diceva-la-verità
          fu esposto a pagamento
          nel "giardino zoo-illogico"
          (anche quel nome avevano rovesciato...)
          in una gabbia di cemento armato.

          Figurarsi la ressa.
          Ma questo non interessa.
          Cosa più sbalorditiva,
          la malattia si rivelò infettiva,
          e un po' alla volta in tutta la città
          si diffuse il bacillo
          della verità.
          Dottori, poliziotti, autorità
          tentarono il possibile
          per frenare l'epidemia.
          Macché, niente da fare.
          Dal più vecchio al più piccolino
          la gente ormai diceva
          pane al pane, vino al vino,
          bianco al bianco, nero al nero:
          liberò il prigioniero,
          lo elesse presidente,
          e chi non mi crede
          non ha capito niente.
          Composta lunedì 14 novembre 2011
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            Scritta da: Elisabetta
            in Poesie (Filastrocche)

            Il pane

            Il Pane
            Le filastrocche dei mestieri.

            S'io facessi il fornaio
            vorrei cuocere un pane
            così grande da sfamare
            tutta, tutta la gente
            che non ha da mangiare.

            Un pane più grande del sole,
            dorato, profumato
            come le viole.

            Un pane così
            verrebbero a mangiarlo
            dall'India e dal Chilì
            i poveri, i bambini,
            i vecchietti e gli uccellini.
            Sarà una data
            da studiare a memoria:
            un giorno senza fame!
            Il più bel giorno di tutta la storia.
            Composta giovedì 27 ottobre 2011
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              Scritta da: Rosa Coddura
              in Poesie (Filastrocche)

              Acquarelli e pennelli

              Acquarelli e pennelli,
              cosa fai ai tuoi disegni,
              dipingi i quadri di Van Gogh,
              e sta su con il rock'n'roll.
              È un ritornello senza senso,
              che sta su nel tuo cervello,
              forse già stai dormendo,
              perché non sai usare il tuo pennello.
              Spremi il tubetto del colore,
              prova ad usarlo senza timore,
              esce il colore per il tuo quadro,
              che in un attimo è già ultimato.
              Guarda che quadro, guarda che hai fatto,
              e se piace o non piace,
              a chi importa?
              tu lo sai quel che fai.
              Prendi in mano una matita,
              traccia subito una linea,
              forse non sai cosa fare,
              perché non hai ispirazione.
              Guarda ora che soluzione!
              prova a ritrarre il paesaggio,
              fai allora un bel ritratto,
              chiaroscura il tuo disegno,
              fai del tuo (disegno) il più bello.
              Lascia perdere la gente,
              quando ti dice che non sai far niente,
              prendi in mano la tua arte,
              e non la mettere da parte.
              Composta venerdì 25 luglio 2008
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                Scritta da: scint
                in Poesie (Filastrocche)

                Fila! Filastrocca!

                Il sole è in festa,
                e come striatura resta
                adagiato sulla buccia di una dorata pesca!.
                Sonnecchiante, accoccolato,
                mestamente addormentato.
                Scivola allegro giù dal colle
                quando il finir del dì lo coglie,
                salta in piè ad ogni squillo
                la luna ancor non sta a guardarlo,
                strizza l'occhio a destra e a manca
                spiega temi e a volte stanca.
                Ma quando il ghiro suona e canta le sue gesta,
                e ad ascoltarlo lui lì resta,
                il suo incanto è talmente tanto
                che la notte assai adirata e alle volte anche un po' scocciata
                non fa altro che gridargli: "Su poltrone che è tardi!, Tocca a me!
                La tua ora è ormai scoccata".
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