Frasi di un bel Film Drammatico - migliori


Jules: Oh, stai per esplodere?
Vincent: Si, sto per esplodere!
Jules: E io sono un fungo atomico sterminatore figlio di pu**ana, figlio di pu**ana. Ogni volta che le mie dita toccano cervelli divento Superfly TNT, divento i Cannoni di Navarone; infatti, ma che ca**o ci sto a fare io qui dietro, sei tu che devi pensare al cervello. Scambiamoci il posto, io pulisco i finestrini e tu raccogli il cranio di questo str**zo!
Jules Winnfield (Samuel L. Jackson), Vincent Vega (John Travolta)
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    Scritta da: Gabriele Palmieri
    Butch: E adesso?
    Marsellus: Ora ti dico adesso cosa. Chiamerò due tizi strafatti di crack per fare un lavoretto in questo cesso, con un paio di pinze e una buona saldatrice. Hai sentito quello che ho detto pezzo di merda? Con te non ho finito neanche per il cazzo... una cura medioevale per il tuo culo... Due cose. Uno non raccontare questa storia. Questa cosa resta tra me, te, e il merdoso che presto vivrà il resto della sua stronza breve vita fra agonie e tormenti, il violentatore. Non riguarda nessun altro questo affare. Due: lascia la città stasera, all'istante. E una volta fuori, resta fuori, o ti faccio fuori. A Los Angeles hai perso i tuoi privilegi.
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      Scritta da: Edoardo Grimoldi
      - Domenico: Mio padre dice che qua la gente è divisa in due: quelli che camminano a testa bassa e gli uomini d'onore.
      - Don Pugliesi: E tu che dici?
      - Domenico: Niente.
      - Don Pugliesi: Io sono qua per aiutare la gente perbene... a camminare a testa alta.
      Don Pino Puglisi (Luca Zingaretti), Domenico (Pierlorenzo Randazzo)
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        Scritta da: Sarah Tarricone
        They say for every ten years you've been a junkie, you'll have spent seven of them waiting. On the one hand it was nice having all that time to think. On the other, anxiety was a full time job.
        Dicono che per ogni dieci anni che sei stato un tossico, ne hai spesi 7 ad aspettare. Da un lato era bello avere tutto questo tempo per pensare. Dall'altro, l'ansietà era un lavoro a tempo pieno.
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          Scritta da: Edoardo Grimoldi
          Andreotti: Io non ci credo al caso; io credo alla volontà di Dio.
          Scalfari: Dovrebbe invece. Dovrebbe crederci al caso.
          Dunque, presidente, è un caso che i familiari di alcune persone assassinate la odiano? La odia il figlio del generale Dalla Chiesa: dice che c'è la sua mano nell'omicidio del padre. La odia la moglie di Aldo Moro che la ritiene uno dei responsabili della morte del marito. È un caso che la odi la moglie del banchiere Roberto Calvi? Dice che lei minacciò prima e ordino dopo l'omicidio di Calvi. Dice che non l'uccise lo Ior, ma due persone: Andreotti e Cosentino, che adesso è morto. E poi mi domando: "È un caso che lei fosse ministro dell'Interno quando Pisciotta è stato assassinato con un caffè avvelenato? ". Si disse che Pisciotta avrebbe potuto rivelare i mandanti dell'omicidio del bandito Giuliano. È un caso che il banchiere Michele Sindona sia stato assassinato allo stesso modo? Anche lui, costretto in carcere, avrebbe potuto fare rivelazioni fastidiose. È un caso che tutti dicano che lei ha ripetutamente protetto Sindona? È un caso che il suo luogotenente Evangelisti abbia incontrato Sindona da latitante, a New York, in un negozio di soldatini? È un caso quello che dice il magistrato Viola? Che se lei non avesse protetto Sindona non sarebbe mai maturato il delitto Ambrosoli? E ancora: è un caso che lei annota tutto scrupolosamente nei suoi diari e dimentica di annotare il delitto Ambrosoli? Ed è un caso che nei triennio '76-'79, quando lei era Presidente del Consiglio, tutti i vertici dei servizi segreti erano nelle mani della P2? È un caso che lei nei ripetuti incontri con Licio Gelli, capo della P2, parlavate - solo ed esclusivamente - dei peronisti sudamericani? Così ha detto lei: "solo chiacchiere amichevoli". Infine, è un caso che lei sia stato tirato in ballo in quasi tutti gli scandali di questo paese? E tralascio tutti i sospetti che aleggiano sui suoi rapporti con la Mafia. Insomma - come ha detto Montanelli - delle due, l'una. O lei è il più grande, scaltro criminale di questo paese, che l'ha sempre fatta franca; oppure è il più grande perseguitato della storia d'Italia. Allora le chiedo: tutte queste coincidenze sono frutto del caso o della volontà di Dio?
          Andreotti: È un caso che l'autorevole quotidiano, da lei fondato e diretto, sia stato salvato a suo tempo dal Presidente del Consiglio? Quel Presidente del Consiglio ero io. Il suo giornale stava per finire nelle mani di Silvio Berlusconi, un datore di lavoro a lei poco gradito. Io l'ho impedito, anche grazie alla mediazione del tanto vituperato Ciarrapico, consentendole così la sua autonomia e la sua libertà. Autonomia e libertà che le consentono di venire qui oggi ha pormi domande sfrontate e capziose. È grazie a me se lei oggi può permettersi di essere così arrogante e presuntuoso e sospettoso nei miei confronti.
          Scalfari: Guardi che le cose non stanno esattamente così: la situazione era un po' più complessa.
          Andreotti: Ecco. Lei è abbastanza perspicace e l'ha capito da solo; la situazione era un po' più complessa. Ma questo non vale solo per la sua storia, vale anche per la mia.
          Eugenio Scalfari (Giulio Bosetti), Giulio Andreotti (Toni Servillo)
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