Vi è un aborto che è di tutti il più detestabile e inaugurabile: togliersi dal grembo dei propri giorni la voglia di conquistare se stessi. Perché ogni giorno ci porta una nuova conquista di noi stessi. Fosse anche di un nostro limite.
L'ateismo, in senso stretto, non esiste. Anche chi esclude la presenza di un Dio immateriale, comunque, elegge a Dio una realtà, Leopardi vi eleggeva la natura, Marx il materialismo storico, altri l'arte. Ma un Dio, inteso come riferimento, a cui guardare vi è sempre. In alcuni casi ha la lettera minuscola, per mio conto maiuscola in un caso soltanto.
I sogni sono il vestito del sonno. Il sonno ne è il loro tessuto. L'inconscio l'ago che procede all'intarsio e alla cucitura.
Il miglior messaggio che ci manda il futuro è di imparare a vivere il presente.
La follia è la ragione che si concede, di tanto in tanto, qualche ora di ginnastica.
Cari filosofi, mettetevi in fila: un giorno Dio chiederà conto a ognuno di voi del perché vi siate concessi alla follia delirante di volerlo comprimere secondo i vostri gusti.
Ho incontrato la mia libertà e le ho chiesto due cose: un perdono preventivo per non saperla capire e quindi usare correttamente, e la capacità di saperla scorgere anche quando tutto intorno a me dovesse olezzare di schiavitù.
Non c'è silenzio che non sia matita pronta a disegnare un nuovo pensiero su se stessi e sul mondo.
La storia è una lingua di nebbia che provoca costantemente lo sguardo dell'uomo, invitandolo a farsi faro per corteggiarla, viverla, modificarla.
Pregare può essere anche come un sentire i passi di Dio intrecciarsi ai propri, donare il tremore dei nostri alla saldezza dei suoi per renderli passi autentici.