Inutile cercarlo nelle esagerazioni, nelle grosse estrinsecazioni, negli spari col botto. È fra le piccole pieghe, nei dettagli, tra le minuzie quotidiane, che si nasconde l'amore.
Il cuore è un fiume in piena e due soli i modi a disposizione per attraversarlo: temere la furia della corrente, guadandolo a nuoto, o sfruttarne l'impeto, imparando a remare.
Fiorire è un po' finire. Sempre nel culmine si comincia a morire.
Non si creda al ricco o al saccente. Solo chi è già nella polvere, e non ha più nulla da perdere, dirà sempre la verità.
È sempre una questione di giuste proporzioni la gioia. Importante è quanta vita lasci entrare, ma, ancor più, quanta ne sprigioni affrontando quel che ti si para innanzi da dover sfidare.
Ogni individuo ha in proprio pugno il futuro dell'umanità, racchiuso in una manciata di semi in tasca: diffondere bellezza, donare speranza, esibire sorrisi, mostrare stupore, aprirsi alla gentilezza. Sua la scelta di sparpagliarli sui propri passi, confidando diventino infestanti, o lasciarli inutilmente avvizzire nel buio.
Custodisci, ardimentosa, una tua bellezza irta di spine e, persino tra i rospi d'un fosso, ti specchierai rosa.
La poesia, quella che giunge allo stomaco come un pugno, che colpisce come una pallottola inaspettata, che ferisce, inattesa, come un calcio dritto negli stinchi, non viene profusa dal lindore. C'è bisogno di un verbo nato dalla polvere, dalla terra, dal sangue, dal sudore, per smuovere davvero l'emozione delle masse.
Mantenere l'equilibrio su di un esile peduncolo fluttuante nel vento... richiede grazia, infinita grazia, tenersi in asse sullo stelo ondeggiante mosso dalla precarietà della vita.
Non importa quanta te ne sottrarranno, perché, se possiedi luce propria, anche nella notte più fonda continuerai a risplendere.