Scritto da: Alessio Fabretti

Vivere è morire


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"Un due, tre", un uomo conta i passi. Senza nessuno, senza una parola, solo ascoltando il rincorrersi delle onde una dietro l'altra, Si ferma, pensa, conta ancora, "quattro, cinque, sei", altri passi. Una mattina come altre, d'altronde tutte uguali, c'era una cosa, però, di diverso; l'uomo si sentiva un po' eccitato, elettrizzato, c'era un qualcosa nell'atmosfera che sentiva dentro di se. Il sole era ormai alto nel cielo, il mare era calmo, a piedi nudi camminava lì dove le onde si frangevano trovandone un piacevole benessere. Dritto guardava dinanzi a sé e il suo sguardo spaziava l'orizzonte, quando come per incanto, si alza un vento minaccioso: la sabbia turbina intorno a, lui, s'infiltra nel naso, negli occhi e nelle orecchie. Corre con le braccia alzate; il vento ululante lo investe con tutta la sua forza, cade svenuto... Sente un piacevole tepore che sta scendendo nel suo corpo e si rende conto confusamente di bere qualcosa che lo scalda e lo eccita. Si sveglia: la sua testa è appoggiata su un qualcosa di morbido. Gli occhi vedono due seni turgidi e sodi. Un bel viso incorniciato da capelli lunghi corvini. Si guarda intorno: una capanna. Sente una leggera brezza, un alito ... [segue »]
Composto martedì 19 marzo 1968

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