Poesie inserite da Gianluca Cristadoro

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Scritta da: Gianluca Cristadoro

Li penzieri

Na matina me svejatti
e guardannome alla specchio,
doppo colazzione (se capisce),
me dissi a tu per tu:
- e chi è mo' sto fregnone? -
Poi, ner mentre che me rennevo conto
ch'ero me mmedesimo (e chi artri?),
annai avanti co' 'sto discorzo de consolazzione:
- Ammazza... ta ritrovo vecchiarello...
C'avevi er pelo roscio e mo' bianco ta ritrovi.
Saranno li penzieri a avette rovinato.
Se vede che ggnente ta rimbarza
e te fai er sangue amaro p'ogni ccosa.
Stamm'a sentì... lassa perde,
mettete seduto e de la schiena er fonno riposa.
Penza a li regazzini che te tocca ancora cresce...
A tu moje che borbotta manco fosse "na pila de facioli,
ar lavoro che te fotte e te fa rode...
Penza a" ste cose...
Ma voi sur serio a tutte daje retta? -
Ce penzai du "secondi, poi ma riarzai e ma riguardai allo specchio.
Aho! Nun ce crederete!
Nun ereno ppiù bianchi li capelli...

Ereno cascati tutti drent'ar secchio!"


Traduzione

Una mattina mi svegliai e guardandomi allo specchio,
dopo colazione (si capisce),
mi dissi a tu per tu:
- e chi è ora questo sciocco? -
Poi, mentre mi rendevo conto
che ero me stesso (e chi altri?),
andai avanti con il seguente discorso di consolazione:
- Accidenti... ti ritrovo un po" invecchiato...
Avevi i capelli rossi e ora ce li hai bianchi.
Saranno stati i pensieri ad averti rovinato.
Si vede che non riesci ad essere indifferente a nulla
e ti fai il sangue amaro per ogni cosa.
Stammi a sentire... lascia perdere,
mettiti seduto e riposati.
Pensa a bambini che devi ancora crescere...
A tua moglie che borbotta come una pentola di fagioli,
al lavoro che si prende gioco di te e ti fa irritare...
Pensa a queste cose... Ma vuoi sul serio di tutte curarti? -
Ci pensai per qualche secondo, poi mi rialzai e mi guardai di nuovo allo specchio.
Ehi! Non ci crederete!
I capelli non erano più bianchi...

Erano caduti tutti dentro il secchio!
Composta venerdì 30 agosto 2013
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    Scritta da: Gianluca Cristadoro

    Filastrocca del primo giorno di scuola

    Ecco qua noi siam tornati
    e a te scuola siam mancati?

    E voi aule silenziose?
    Più non siete abituate
    alle scene ancor festose
    e dal chiasso frastornate?

    Le matite sparpagliate,
    temperini giù per terra,
    con le gomme già smarrite.
    e i quaderni chi li afferra?

    La lezione può iniziare
    la maestra fa l'appello
    sento il cuore palpitare.
    Ma chi spunta sul più bello?

    Generoso è il "più" che aggiunge
    alle mele un po' di scienza
    ed il "meno" lo raggiunge
    le sottrae e le da a chi è senza.

    Già "più" e "meno" conosciamo,
    sono note operazioni,
    conoscenza oggi facciamo
    di due nuovi compagnoni.

    Uno è il "per" miracoloso
    che non è pericoloso.

    Se ciliegie lui ne ha tre
    ai sei bimbi che stan sotto
    io lo so ma dillo te!
    Di ciliegie da diciotto!

    Il "diviso" è il suo compare,
    ingiustizie non sa fare!
    Dieci penne se ha con sé,
    ne da cinque a lui è a me!

    Questa qui è soltanto una
    delle cose che quest'anno
    noi vedremo e che fortuna
    se alla fine impareranno
    tutti a scriver e conteggiare...

    e noi stiamo qui a tifare!
    Composta mercoledì 11 settembre 2013
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      Scritta da: Gianluca Cristadoro

      Sintassi e Semantica

      Per via di quello scritto della sera
      dormir si rivelò come chimera
      per Lei, protagonista della storia,
      che presto dimostrò un po' troppa boria

      con la sua ancella che il mattin seguente
      stendevasi per terra ormai impotente.

      Semantica, la prima, è la padrona
      Sintassi, la seconda, è la Sua serva
      che giorno e notte ormai vieppiù si snerva
      per ricondurre frasi ad una buona

      che in giro per la stanza sparpagliate
      Lei si ritrova spesso e un po' a brandelli
      lasciate da Semantica imbrigliate
      con molti ghirigori e troppi orpelli.

      Levatesi dal letto a notte fonda
      Semantica trovò l'umile ancella
      distesa a fianco al letto e la sua sponda
      destatasi da un urlo che sfracella:

      "Dalla mia vista togliti mia ancella,
      che la tua scarna e inutile carcassa
      l'incedere mi vieta e più non passa
      la nobil mia figura e si ribella

      a ostacolo che erigi al mio fulgore,
      all'estro folgorante e all'inventiva
      che la miseria umana e un po' corriva
      riscatta ridonandole l'ardore!

      Per sempre dunque muovi le tue membra!
      Chè della tua presenza non mi sembra
      rimasta esservi più né un'esigenza.
      Di te da adesso in poi potrò far senza!"

      Sintassi replicò con modo e ossequio:
      "Se Voi volete presto ì mi dileguo.
      Perdono chiedo o saggia mia padrona,
      solo a servirvi in fondo io son buona!

      Ad evitar franar più rovinoso
      ai vostri commendevoli pensieri
      che oggi sparsi tanto quanto ieri,
      avrebbero un destino assai penoso!

      Lo scheletro io son di Vostra grazia,
      la guida che ripara da disgrazia,
      la gabbia da cui uscire con licenza.

      Di me però giammai può fare senza
      Vostra figura nobile ma informe
      se vuol che di sua traccia lasci l'orme!"

      Semantica non colse quel discorso.
      Capì però che meglio avrebbe fatto
      a bersi un bel caffè o di vino un sorso
      e stringer con Sintassi un sacro patto!
      Composta martedì 27 agosto 2013
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        Scritta da: Gianluca Cristadoro

        Biancaneve e i sette nari

        Scrivon versi settenari,
        settenani con le mani,
        di diamanti e di miniere
        scrivon con le mani nere
        di fuliggin ricoperti
        scrivon senza esser scoperti
        da fanciulla che li aspetta
        nella gnomica casetta
        e che prima di mangiare
        li farà tutti lavare,
        non sapendo che così
        dalla storia toglie chi
        con poesie e poi filastrocche
        parla pure di albicocche,
        di animali e streghe orrende,
        fate, maghi e di merende.

        Non più scrivon sette nani,
        settenari con le mani.

        Tanto più che di quei versi
        poi scoprirono d'un botto
        a rifletterci un po' persi
        che le sillabe son otto!
        Composta lunedì 9 settembre 2013
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          Scritta da: Gianluca Cristadoro

          Estraneo

          Estraneo
          osservo questi luoghi.

          Più nulla ancora
          mi lega alle carte,
          ove s'addensano idee
          e ragioni lontane.

          A quei sorrisi incoscienti,
          che di sé si compiacciono,
          figli di carriere fulgenti,
          edificate sulle viscere
          e l'altrui genio,
          sull'onestà del lavoro,
          sugli ammiccamenti ai potenti,
          sulla rinuncia ad essere
          donne e uomini seri.

          Irriguardosi del giusto e del vero,
          deboli alleati dell'umile,
          ammaccati, sconfitti,
          si prostrano
          a protervia e superbia.

          Vuoti mostri, accecati
          dalla volontà
          di esser primi,
          di fronte al mondo.

          Fantasmi un giorno,
          memorie di miseria,
          indegni compagni
          dell'Uomo.
          Composta lunedì 9 settembre 2013
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            Scritta da: Gianluca Cristadoro

            Filastrocca della sera

            Filastrocca della sera,
            leggo al bimbo mio che spera
            di sognar di maghi e fate
            e di favole incantate,
            dove rose e prati in fiore
            accarezzan con amore
            i tuoi sogni di fanciullo
            dove i giochi son trastullo.

            Contro schiere di furfanti
            fan la guerra cento fanti
            tutti armati fino ai denti
            ma non conti fino a venti.

            Soldatini metti in fila,
            di giocattoli una pila
            poi di libri ne apri otto
            si riempie in un sol botto
            la tua stanza di giochini
            che di spazio pei piedini
            non c'è più e la mamma grida,
            sembra quasi una corrida.

            Ecco un toro, si fa sotto.
            Tu lo schivi e son diciotto!
            Poi ti fermi e ti rilassi.
            Scendi a fare quattro passi.

            Dove sta la tua energia?
            Io non trovo più la mia
            per rincorrerti in cortile.
            Ma son uomo e non un vile.

            Or ti afferro e poi ti piglio
            ti terrò adorato figlio
            fra le braccia mie di padre
            e di quelle di tua madre.

            Ora è tardi si va a letto
            non v'è più per tuo diletto
            tempo per giocare a dadi,
            con le carte o negli armadi.

            Filastrocca della sera
            legge il babbo tuo che spera
            che nel sonno più profondo
            cada tu ma non il mondo.
            Composta venerdì 6 settembre 2013
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