Poesie inserite da Gianluca Cristadoro

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Scritta da: Gianluca Cristadoro

O Claudia (Silvia)

O Claudia (Silvia),

musa ispiratrice di sopiti istinti creativi,
mirabile narratrice di racconti onirici,

errante cantatrice delle eroiche gesta
di spirti sublimi chini ad imprimere
sulle sudate carte
fantasie, immagini e vaghe illusioni,

Tu, che l'animo dei coevi nobiliti
di affreschi catturati in istanti fuggitivi.

Tu, che con maestria e sapienza incidi
apostrofi verdi (speranza) fra le parole "E mò?"

Tu, O Claudia (Silvia), onoraci un ultima fiata
del tuo vitale afflato e dicci:

"Ma che vordì'sta filastrocca?"
Composta domenica 26 maggio 2013
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    Scritta da: Gianluca Cristadoro

    Una giornata al lago

    Movesi leggiadra eppur di passo lesto,
    piacevolmente discorrendo con chi di sue sostanze
    colora di bianco imbandite tavole mattutine.

    Resistere non vuol alla brama di fluidi svuotamenti
    e senza affanno s'affretta tuttavia
    in cerca di riparo angusto e periglioso.

    S'immerge indugiando nelle acque lacustri,
    poi d'un tratto volteggia sicura,
    quasi danzando al ritmo della sua natura docile e flessuosa.

    Sottrae d'incanto all'altrui visione cibo meridiano
    fatto di grano e impasti sapienti,
    si posa poi su teli accoglienti, disponendosi
    ora verso un sole infuocato o troppo tiepido,
    ora alla frequente ricerca di terre ombrose
    ove rilasciare il capo dolente e mosso da mille fermenti.

    Soavemente fende le limpide acque
    tingendole di odorosi biondi effluvi
    di cui con candore si libera compiacendosi graziosamente.

    Pronta è però al richiamo del suo prode timoniere
    con cui si incontra con fragore in asincrone movenze.

    Ma vinta da rigori quasi invernali
    si lascia stringere e scaldare da braccia forti ed amorose
    di chi di sé le fece promessa e dono.
    Composta martedì 8 settembre 1998
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      Scritta da: Gianluca Cristadoro

      Lo scrigno salvifico

      Dove ti nascondi Uomo?

      Rimossa è la scorza della tua rettitudine,
      svelato il sipario della morale
      e dell'altrui ossequio,
      sfrondato il canneto
      che vano scherma pudori
      e fragili inquietudini.

      Eppure ancora non ti scorgo.

      Cosa rimane di te,
      privato dell'orgoglio resistente
      alle lusinghe del mondo,
      disarmato della vacuità
      di miseri pensieri,
      della vanità che ti divora il tempo
      e prosciuga l'anima ignara?

      Nulla, se non quel segreto,
      prezioso scrigno,
      custode di sopravvissute virtù,
      fedele guardiano del tuo coraggio,
      inespugnabile bastione di fantasie,
      sopiti ardori ed ironia senza tempo.

      Ti salverà il tuo scrigno.
      Forse ti ha già salvato.

      Non gettarne la chiave,
      ma non prestarla ad alcuno.
      Composta sabato 27 luglio 2013
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        Scritta da: Gianluca Cristadoro

        Ai miei compagni di viaggio

        Credenza un tempo fu, ma mica vera,
        che fosse scesa un dì dalla riviera,
        per incontrar laggiù loschi figuri
        che ben sarebber stati appesi ai muri,
        ché risa, beffe, lazzi e litanìe
        avrebber porto alla malcapitata
        di origine della Basilicata!

        Imperia è il nome suo, dico laconico,
        che di cognome chiamasi Latronico,
        dall'animo curioso e raffinato
        ed il parlar fremente ma educato.

        Tenace, rispettosa e assai paziente,
        è grande come amica e consulente.
        Che dir ancor se non ch'è femminile,
        e che chi non l'apprezza è stolto o vile?

        Che se una cosa in più vuoi dalla vita,
        ebbene non ti dico cosa strana,
        anche un ben noto spot la frase cita,
        Imperia oppur Maria, una Lucana!

        Veniam ordunque al nostro professore,
        all'umanista che riempie l'ore
        spargendo WBS a più non posso
        e a segnar gli error col blu o col rosso.

        Asciutta è la favella e regolare,
        non ama con la lingua mai strafare,
        cò una parola sola dice tutto,
        e di cultura questo è certo frutto.

        Esperto di PM da tanti anni,
        per noi il riferimento principale,
        punzecchia alla bisogna quel bel tale,
        che con la lingua ognor fa dei bei danni!

        Il tale ch'ho citato è un tipo forte,
        con la favella spesso apre le porte,
        all'amicizia e al cuor dell'altro sesso,
        che attrae, non sempre, ma abbastanza spesso.

        L'eloquio è affabulante ma sincero,
        sovente aiuta me da amico vero,
        e se tormento e mal talor l'affligge,
        le stesse pene agli altri non infligge.

        E fra detti incrociati e motti strani,
        ammiccamenti e verbi non nostrani,
        risate a crepapelle induce e infiamma,
        ma per fortuna Lui non ne fa un dramma.

        Giacchette e sciarpettine il complemento,
        e suoni ciò sincero complimento.
        Signor cui colpo inferto ognor s'ignora,
        sorride di sé stesso alla buon'ora.

        È questo il bel consesso in cui mi trovo,
        che le otto ore riempion com'un uovo,
        che spero mai si rompa e non s'incrini,
        sentendo loro sempre a me vicini.
        Composta giovedì 20 dicembre 2012
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          Scritta da: Gianluca Cristadoro

          Fiori e Bimbi

          C'era un fiore in mezzo al prato,
          ma non era abbandonato.
          C'eran bimbi tutt'in tondo,
          ch'eran lì da mezzo mondo.

          C'eran bimbi molto allegri,
          qualche bianco e molti negri,
          che giravan tutt'attorno
          ma era ormai già mezzogiorno.
          E la pappa? Era già pronta?
          Niente affatto! Ma qual onta!
          "Quanto dunque resteranno,
          questi bimbi, tutto l'anno?"

          Si domanda il vostro autore
          ch'è già lì da 2 o 3 ore!
          "Cosa vedo!" Esclama il nostro,
          "una pala e un vecchio rostro!"
          Ed in mente gli sovviene
          che scavar sa proprio bene.

          Guarda orsù! Una talpa pare!
          Di gran lena giù a scavare.
          Trova là più d'una cosa,
          ma né fiori e né una rosa!

          A guardar bene comunque
          la radice scopre al dunque,
          di quel fiore ch'ha incantato
          100 bimbi e chi ha narrato.

          Tira giù del fiore il fusto
          e si avvinghia a quell'arbusto,
          tira giù quel duro gambo
          il fratello par di rambo.

          Quella strana occultazione
          ruba ai bimbi l'attenzione.
          Pensa il nostro "ora l'ho tolto!
          E lo pianterò nell'olto!".
          Ch'era invero un po' cinese
          e senz'acqua è già da un mese,
          ormai è diventato giallo,
          sol ci pascola un cavallo!

          "Meglio dunque se lo pianto
          nel bel vaso ch'è un gran vanto!
          E comprato l'ho ad hong kong".
          In quel mentre scocca il gong!

          Era il pranzo che ora è cotto
          sono i bimbi lì in un botto.

          C'era un fiore in mezzo al prato,
          sono io che l'ho trovato!
          C'era un fiore in mezzo al prato,
          valentina l'ho chiamato!
          Composta mercoledì 22 settembre 1999
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            Scritta da: Gianluca Cristadoro

            Una ricetta

            Se sei stufa del tran tran, delle reti o delle LAN,
            senti a me! Metti il grembiule, non rinchiuderti in baule.
            E con aria baldanzosa e intenzioni da golosa
            avvicinati ai fornelli (prima copriti i capelli!).

            Tira fuori una padella, quella rossa, quella bella,
            versa poi un pochino d'olio con fierezza e molto orgolio...
            e strapazza da una parte con maestria ed un tocco d'arte
            due o tre uova che per caso si trovavano nel vaso.

            Il prosciutto ci sta a posta. Questa è dunque la proposta:
            di tagliarlo a pezzettini: a striscette o a dadini,
            ma la cosa più sciccosa è la bufala succosa,
            che immancabile di già la "Cuochina" triterà,
            per poi farne presto un tutto col citato "Dio" prosciutto.

            Se a aver fame siete in due e non c'è carne di bue,
            versa tre o quattro cucchiai di frittata e non far guai!
            Fai attenzione al padellino! Che non sia un po' piccolino,
            né a misura da elefante (di esperienze ne ho già tante!).

            Spandi bene e aggiungi tosto il tritato che ti ho esposto.
            Un minuto di cottura poi ripiega in due con cura
            la frittata che ora è pronta con la lode e senza l'onta.

            Se intravedi in trasparenza del ripieno la presenza,
            di sbagliato sarà, oh bella, o le dosi o la padella.
            Ma anche fosse capitato, chi ritenta è fortunato!

            Il piattin che fame mette era quel dell'omelette!
            Composta lunedì 11 gennaio 1999
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              Scritta da: Gianluca Cristadoro

              Valentina, la mia mogliettina

              Son passati ormai tanti anni,
              qualche volta faticosi,
              ma più spesso assai giocosi,
              con la gioia e un po' d'affanni.

              Se le bimbe fan stancare
              e dormir talor non fanno
              non sarà per me un gran danno
              risvegliarmi per vegliare.

              Dolce in fondo è il mio risveglio
              perché accanto a me ti vedo,
              e sul letto poi mi siedo
              e ti guardo un poco meglio
              riscoprendo quello sguardo
              che a quel tempo mi rapì
              e che in tempo poi più tardo
              il mio amor per te scoprì.

              Io ti vedo mio tesoro
              quando corri in furia e in fretta,
              del coraggio tuo mio onoro
              e chi più ne ha ne metta...

              Che pazienza e che lavoro
              poi da far sempre ti tocca
              ma per sorte dalla bocca
              escon frasi di decoro...

              Che tenacia e che sostanza
              nella vita di ogni giorno
              tu ci metti e che importanza
              dai alle cose che hai dintorno

              E se a volte un po' t'adombri,
              ché ascoltarti non sappiamo,
              noi perdono ti chiediamo
              e dal caos saremo sgombri!
              Composta giovedì 20 dicembre 2012
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                Scritta da: Gianluca Cristadoro

                Alessandra tutto pepe

                Lei rimbalza come palla,
                salta gira e si rivolta,
                Non è rossa e non è gialla,
                di energia né ha certo molta.
                Alessandra Lei si chiama,
                la mia bimba birichina,
                sia vestita che in pigiama,
                è una birba di bambina.
                Strilla spesso e mena pugni,
                se qualcuno la rimbrotta,
                mette su dei bei mugugni,
                se dalla stanchezza è cotta.
                Questo a parte, è meraviglia
                di dolcezza disarmante
                e un sorriso che ti piglia
                e ti arriva in un istante
                fino al cuore mio che muore
                di un eterno amor paterno
                che ti abbraccia con calore
                e in estate muta inverno.
                Se il mangiare è un po’ una pena,
                proverò un po’ a darmi pace,
                se un bel dì una sera a cena
                mi dirai “Papà, mi piace!”
                Dormi dormi mio tesoro
                dormi dormi nel tuo letto
                con lo sguardo che io adoro
                che mi par d’un angioletto!
                Composta giovedì 20 dicembre 2012
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