Poesie inserite da Gianluca Cristadoro

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Scritta da: Gianluca Cristadoro

Canto amaro

Forse in cerca di rime nuove
delle prediche fuggendo il pulpito
il disegno di sorte muove
mentre ascolto dei cuori il palpito.

Sento d'ansia d'amore il fremito,
di carezze e sospiri un gemito.

Nel rumore del tempo vago
e di lacrime asciugando un lago.

Anche tu ora a me ti accosti
ed ascolti il mio dolce canto
impregnato dell'acre pianto
del ricordo di come fosti.

Presto i giorni avranno pace,
cesseranno le dissonanze
dei pensieri e delle danze
del poetar triste e salace.
Composta lunedì 11 novembre 2013
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    Scritta da: Gianluca Cristadoro

    Poeti e lacune

    Leggo Saffo e mi fa un baffo.
    Con Catullo mi trastullo.
    Se con Saba tiro all'alba
    di Montale me ne cale.

    Penna poi il lirismo impenna
    mentre la Merini insegna.

    Per non dire poi di Dante
    sommo il verso e virtù tante.

    Di poeti folta schiera
    leggo da mattina a sera.

    Ma riuscire ad imitarli
    non riesce senza tarli
    e lacune risanare
    del mio umile poetare.
    Composta venerdì 25 ottobre 2013
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      Scritta da: Gianluca Cristadoro

      Natale

      Attendere ti fai come una sposa,
      sapendolo il mio cuor sereno aspetta
      prezioso come petali di rosa
      soave come i fiocchi della vetta.

      Pian piano ti avvicini silenzioso
      Il tempo di lasciar per dote amore
      a terre e genti un tepido candore
      magia donando all'animo dubbioso.

      Natale, ti ricordo quelle notti
      ingenue le mie veglie di fanciullo
      che nella fantasia i ricordi cullo
      né il tempo né l'età ha ancor corrotti.

      L'immagine del Babbo col pastrano
      che rosso come il fuoco tutto infiamma
      sentire mi faceva inquieto e strano
      cercando poi conforto dalla mamma.

      Ma la mattina dopo era una festa,
      il cuore palpitante e incuriosito,
      pensieri che frullavan per la testa
      e lo scartar dei doni atteso rito.

      Da allora di natali ho visto andare
      ma poi immancabilmente ritornare
      a rinnovare gioie e fratellanza
      e al mondo intero dare la speranza.
      Composta mercoledì 23 ottobre 2013
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        Scritta da: Gianluca Cristadoro

        La fame e l'osso

        C'era per pranzo
        non più di un avanzo.

        Un osso bucato
        dintorno scarnito.

        Chi l'ha rosicchiato?
        Il randagio smarrito,
        Il gatto mammone
        O ben tre persone?

        Non so io chi è stato
        né chi l'ha lasciato.

        So solo che ho fame.
        e pane e salame
        non ho qui con me
        e l'osso bucato
        mi tengo perché
        me l'ha regalato
        l'avverso destino
        e fino al mattino
        mi farò bastar
        quell'osso bucato
        che ancor so bucar!
        Composta sabato 12 ottobre 2013
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          Scritta da: Gianluca Cristadoro

          I perché del cuore

          Cuore affranto,
          non si da pace.

          Vede attorno un mondo
          che non gli piace.

          Assorbe altrui nevrosi
          smarrisce pazienza
          e solide altre virtù
          In cui confidava.

          Ignaro di quell'impotenza
          che ne segna il destino
          che vorrebbe piegare
          e che sfugge affermandosi.

          Forte di ragioni che dalle radici
          si nutrono di perché
          che non si spiega.

          Con la loro forza stanno lì a guardarlo.
          Lo sfidano sicuri della vittoria finale.

          Tu, cuore, voltagli le spalle e procedi
          per la tua strada, come viandante,
          a volte, mendicante.

          Altre ragioni troverai a restituiti linfa vitale.
          Altre storie, altri perché.
          Composta sabato 12 ottobre 2013
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            Scritta da: Gianluca Cristadoro

            Spifferi emotivi

            Geometrie sintattiche,
            aride e inappuntabili,
            efficienti, penetranti.

            Piegano alla regola
            spifferi emotivi,
            li soffocano, ne annichiliscono lo slancio.

            Gli fanno cambiare strada,
            alla ricerca di un amore perduto,
            di una amicizia da ritrovare,
            di un pathos creativo,
            surreale, senza scopo,
            senza ragione.

            Solo generoso,
            accogliente,
            comprensivo.

            Emozioni che si sprigionano
            incuneandosi
            fra le smagliature della memoria,
            ravvivandone le storie,
            ridonando splendore ad un cielo
            che grigio ricopre giorni insensati
            da riporre in angoli angusti, asfittici.

            Dimenticati.
            Composta sabato 12 ottobre 2013
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              Scritta da: Gianluca Cristadoro

              L'insalata

              Ho preparato un'insalata di parole,
              non eran più tristi, non eran più sole.

              Ho aggiunto una spolverata di pensieri,
              un poco ironici, non troppo seri.

              Di sale non ne ho messo molto,
              ben pochi il sapore avrebbero colto.

              Un filo di speranza e carità umana
              più che una piatto... un toccasana.
              Composta martedì 1 ottobre 2013
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                Scritta da: Gianluca Cristadoro

                Ricolmo di niente

                Ti avevo tra le braccia,
                ti cingevo la vita.

                Speranza di un crepuscolo,
                tenero e silente,
                di rivedere insieme
                bagliori ricolmi
                delle prime luci del mattino,
                del vagito del nostro bambino.

                Vola, ricordo,
                ai pensieri che dolci
                inviavo,
                a te che amavo.
                Al pensiero che oggi ti stringe
                alle sere che d'oro dipinge
                il tuo sorriso innocente
                per me,
                ricolmo di niente.
                Composta martedì 24 settembre 2013
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                  Scritta da: Gianluca Cristadoro

                  Il Tango dell’Orango Frango

                  Ho sognato un Orango,
                  di nome Frango
                  al quale piaceva ballare il Tango.

                  Ma non di certo quello Argentino,
                  non era poi un gran ballerino
                  e non lo ballava con la sua amata,
                  ancora quella non s'era lavata,...
                  ché rotolata s'era nel fango,
                  e non si sentiva di ballar un tango.

                  Lo ballava abbracciato a una scopa
                  sognando tournée per tutta l'Europa.
                  Sognava applausi, lustrini e pajette
                  e al casinò giocare a roulette,

                  Pensava a una vita con tanto successo
                  Piena di lussi e vestiti col gesso.

                  Ma il rude guardiano lo risvegliò
                  e tutt'a un tratto la scopa sfilò
                  dalle sue mani e al posto di quella
                  un frutto acerbo e una caramella
                  diede in cambio al povero Orango,
                  senza più scopa e senza più Tango.

                  Ho sognato un Orango
                  di nome Frango
                  al quale piaceva ballare il Tango,
                  ma nella sua gabbia rimase nel fango
                  con la sua amata a mangiarsi il suo mango.
                  Composta venerdì 20 settembre 2013
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                    Scritta da: Gianluca Cristadoro

                    Senza perché

                    Incedo ondivago, senza certa meta...
                    A lungo mi soffermo
                    dinnanzi ad esortazioni di fanciulli.
                    Ti reclamano, non hanno freni.

                    Supplichevole invito a restare.
                    Di te non possono privarsi.
                    Ascoltano attenti
                    pensieri immeritevoli...
                    Destano il tepido compiacimento.

                    E ripensi ai tuoi giorni
                    che lievi si inseguono,
                    figli d'un tempo senza perché,
                    minuscoli frammenti
                    immersi in magma vaporoso.

                    Si incontrano con miriadi di vite,
                    stanche, deprivate di istinto,
                    ortodosse all'unica disciplina che li sostiene.

                    Riempiono sacche di oggetti e di atti,
                    di denari sudati, immeritati...
                    Lottano e gridano proprie nevrosi.

                    Celano lacrime oscure,
                    senza sogni e senza perché.
                    Composta mercoledì 18 settembre 2013
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