Poesie personali


Scritta da: Roberto Di Nardo
in Poesie (Poesie personali)

Fino a quando è domani

Ho visto il cielo andare in pezzi a scoprirsi diverso.
Gli ho chiesto quale fosse l'acqua delle nuvole, per aiutarlo a piangere senza lasciarlo solo.

Non mi ha mai risposto, se non con il vento.

Il passante, di una strada percorsa per caso,
mi volle donare il pensiero:
"Prendi la vita all'istante,
e portaci dentro ogni pezzo di cuore che senti bruciare nel petto,
senza nessuna intenzione di smettere.
Questa strada non sarà diversa,
ma imparerai a conoscerla,
passo per passo diventerà quella
che volevi prendere per sempre".

Guardando il mio specchio ho capito.

Nessuno mi ha mai detto chi fossi,
nessuno mai dirà chi sarò stato.

Lo specchio adesso riflette ogni cosa che sento.
Lo farà fino a quando è domani.
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    Scritta da: Roberto Di Nardo
    in Poesie (Poesie personali)

    L'uomo carrello

    L'uomo carrello
    porta un po' tutto,
    micio e fringuello
    bello o anche brutto.
    Porta un gioiello,
    un fiore e un frutto,
    fa un ritornello,
    gli scappa un rutto.

    L'uomo carrello
    fa un po' di tutto,
    aspetta il tempo,
    bello o anche brutto.
    Spera che nuvola
    copra, ogni sole,
    perché non ama
    il mondo di sopra.

    Odia ogni viso
    che abbia un sorriso,
    tra bimbi e festa
    scoppia di testa.
    Sa che non conta
    quello che pensa,
    ascolta, arreso,
    chi lo detesta.

    L'uomo carrello
    è innamorato,
    porta nel cuore
    buio e peccato,
    tante le gioie,
    ricordi e inverni,
    dove nasconde
    maschera e sangue.

    L'uomo carrello
    porta un po' tutto,
    forse anche il mondo,
    bello o anche brutto.
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      Scritta da: Roberto Di Nardo
      in Poesie (Poesie personali)

      Se uomo io fossi

      Se uomo io fossi,
      vorrei esser di lacrime e pianto,
      di paura e tormento.
      Non intento a negare rimpianto,
      e capace a esaltar sentimento.

      Poi vorrei saper fare carezze.

      Si, saprei cosa fare dell'odio,
      da covare financo in eterno.
      Mentre stessa bravura nel dare l'amore, non sento di avere,
      seppur dentro nel petto pulsante
      a sparire non trova un istante.

      E pagliaccio,
      vergogna di esser, rinnego,
      perché il folle che in mente mi danza,
      balla sempre di ritmi infuocati,
      di parole che bruciano il cuore
      e di composizioni d'amore.

      Io non sono maestro,
      di niente e di nulla,
      e chiunque dovesse pensarmi
      mi ricordi come uno di tanti,
      come strade affollate di gente
      intasate, tra facce passanti.
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        Scritta da: Roberto Di Nardo
        in Poesie (Poesie personali)

        Uomo di donna

        C'era un uomo a colore di donna,
        aveva vestiti di rosa sgualciti,
        e piccole perle nascoste alla pelle,
        perché poi mostrare a chi guarda il silenzio,
        non porta che chiodi fissati alla croce,
        convinte le forme d'icone inventate
        trasposte da roccia di massi sul petto,
        per ogni parola a ripeter concetto.

        C'era un uomo che donna sognava
        sentirla di dentro ad avere coscienza,
        avente fattezze riflesse allo specchio,
        qualunque parete si portasse addosso,
        era una donna che stava in prigione,
        nascosta da sabbie a tempesta a fermare
        finanche gli sguardi di voglia a capire,
        persino gli intenti più puri a sentire.

        C'era una donna, aveva soltanto
        da sentire il vento a portarle emozione,
        da chiedersi quale, il suo sentimento,
        perché gli insegnassero il suo pentimento?

        Era sì libera dentro le stelle,
        era contenta un riflesso di mente,
        era piovuta da lacrime eterne,
        che si dissolse giudizio alla gente.
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          Scritta da: Roberto Di Nardo
          in Poesie (Poesie personali)

          Di ogni vergogna

          Mille, la vita nei volti,
          occhi in pensieri nascosti,
          specchi, la luce in frantumi,
          schegge a mutare distorti.

          Goccia che tutto scompare,
          sangue che ignora fermezza,
          gioco del giorno per giorno,
          esser per essere umani.

          No, non rinchiudete il vestito che pelle vi lacera al vero.
          Abbiate il coraggio di urlare, che si!
          -Sono quello che mai vi abbia fatto vedere-
          E si nutre dell'ombra e negli angoli
          liberandosi di ogni vergogna.
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            Scritta da: Roberto Di Nardo
            in Poesie (Poesie personali)

            Infine mi arrendo

            Infine mi arrendo,
            Ruri che il vento disperde.
            Musi che il tempo trasforma di macchia.
            Piume perdute innocenti.

            Mi arrendo tra pugni caduti,
            tra segni di ferro alle vene arrivati,
            coi passi di rabbie ferite,
            tradite
            dagli occhi che han chiuso ogni sguardo.

            Mi arrendo agli eventi del vento in tempesta,
            che mai sia riuscito ad avere le ali,
            nemmeno a sognarne ogni istante,
            sia polvere adesso a volare
            per me,
            che nel nulla rimane.
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              Scritta da: Roberto Di Nardo
              in Poesie (Poesie personali)

              Rimane sia il silenzio che il cappello

              Conta tutte le scale da cui cadi
              e le ferite chiudile agli armadi,
              dove nascondi tutte le emozioni
              che lasci uscire, un mondo di ragioni.

              Sacchi di sabbia accendi, col pennello
              colora la tua rabbia, dal coltello
              che sgorga sangue, scritto sulla pelle
              dove compaion segni, con le stelle.

              Ridi del cuore immagini a canzone
              che inventerai ogni volta in delusione,
              stringi nel petto quanto senti adesso,
              foss'anche niente in pugno che un riflesso.

              Prendi quel tuo sorriso tra le mani,
              conducilo ad esplodere al domani,
              tra carta in pezzi, ruggine ed inchiostro,
              e cento e mille maschere di mostro.

              Dal vento lascia correre le dita,
              affida al condannato la tua vita
              e sentirai che poi il momento è giunto
              per poter dire addio, chiuso da un punto.

              Rimane sia il silenzio che il cappello
              a salutare strofa e ritornello,
              l'ultima nota perde la battuta
              togliendo il tempo...
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                Scritta da: Roberto Di Nardo
                in Poesie (Poesie personali)

                Che il silenzio piovesse

                Avvolto di tenebra dentro le ossa,
                e sciolto di lacrime al fango di fossa,

                al sole nascoste dell'ombra le forme,
                ai passi negato il diritto delle orme,

                lasciate in sentieri di terre percorse
                battute in ricerca di santi e risorse

                a cambiare le stelle da dove partiva
                col cuore di sogni soltanto riempiva

                ma angoli fatti di mazze in carbonio
                colpirono l'angelo sia che il demonio

                così d'improvviso restava il momento
                di ali distrutte da sangue e tormento

                e prese quegli arti feriti lo stesso
                lasciandosi dietro il futuro soppresso

                danzò come in cielo a volare potesse
                la terra aspettò che il silenzio
                piovesse.
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                  Scritta da: Roberto Di Nardo
                  in Poesie (Poesie personali)

                  Finché non c'è nulla

                  Strappa le ali ai tuoi sogni e comincia a volare,
                  Mettile addosso tra pelle e polmoni incastrate,
                  spegni ogni volta tra i pugni residue speranze,
                  soffoca cuori di stelle bruciandole in petto.

                  Ruba la voce del nero da piume di corvo,
                  Fuoco trasforma da lacrime prese nel vento,
                  Strade di sangue dipingi a insegnarti la vita,
                  Bevi taglienti cristalli da coppe di rosso.

                  Ad estasi cieli che aurora ti mostra,
                  rispondi con putride viscere morte,
                  e luce ch'è maschera di ogni colore,
                  rinchiudi nel grigio nascosto ai tuoi occhi.

                  D'istanti d'incanto che mente ricorda,
                  sfigura i contorni fin dentro le ossa,
                  copiando a rincorrere il giorno in eterno,
                  sei pronto a volare finché non c'è nulla.
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