Poesie personali


Scritta da: Silvia B.
in Poesie (Poesie personali)
Guardo il cielo, penso a te,
e lo vedo splendido circondato dalle stelle.
Guardo il mare, penso a te,
e lo vedo puro, dolce, tranquillo.
Guardo la luna, penso a te,
e la vedo lucente con il suo riflesso che bacia il mare.
Guardo a te e non penso a niente,
perché il mondo che mi circonda insieme a te è:
"splendido, dolce, puro, tranquillo, luminoso!"
In poche parole quando sto con te tutto è "favoloso"
ed esisti solo tu!
Composta martedì 2 febbraio 2010
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    Scritta da: Patrice Sangiorgio
    in Poesie (Poesie personali)

    Cura

    Speravo di salvarmi
    nelle astinenze di tempo
    dei luoghi pubblici
    nelle sale d'aspetto di stazioni ferroviarie
    nei cinema deserti
    nei mezzanini tutti uguali della metropolitana
    in camere d'albergo
    mi salvo
    nell'ingenuità degli uomini di fatica
    nelle seduzioni di un secondo
    nella fragile tenerezza degli anni che passano sul volto di persone care.
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      Scritta da: Violina Sirola
      in Poesie (Poesie personali)

      Storia d'immagini

      Sui marciapiedi
      le prostitute vendono
      il loro amore, madonne
      addolorate vendono i propri
      figli alla ragion di Stato, approvano
      i colpi di lupara, le stragi
      d'innocenti.
      Prostitute di Stato puntellano
      le Idee
      ne accettano i Valori.
      Il potere che opprime
      l'uguaglianza che uccide
      i lager
      Le prigioni.
      E
      La falsa coscienza accusa
      di omicidio, se non germoglia
      il seme
      s'illumina di gioia nello schiudere
      uova a innocenti
      pulcini, nati
      per diventare vittime, o assassini.

      È una storia d'immagini, la parola è
      il motore: adulatrice, vibrante d'emozioni.
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        Scritta da: Violina Sirola
        in Poesie (Poesie personali)

        Verità & Giustizia

        Sprofondo
        nel buio e...
        ... c'era l'acqua alta.

        Turbinavano fogli, con caratteri
        strani, in alto era l'asfalto, i ponti
        di cemento, il buio
        della vita, le tombe di quei
        grandi che giocano d'azzardo. Usano la parola
        per ingannare i tanti, che ascoltano
        confusi la melodia del mondo.

        i giusti, siamo noi! - urlano
        a squarciagola - Sono parole
        sante. Un vento turbinoso portò via quei
        fogli - allungo le mie mani
        mi tendo in alto - afferro:
        "La verità è giustizia" leggo, rifletto
        intanto - ho capovolto il foglio -
        "La verità è Parola
        cercala in fondo al cuore".

        Vado alla ricerca delle Lettere
        Sacre, dei messaggi
        divini, impressi sulle pietre.
        Cammino, senza
        sosta, nell'acqua sempre alta;
        sopra di me il cemento, il rumore
        la vita. Tutto mi gira attorno, prima
        c'erano tombe
        ora, rumore e canti;
        le melodie del mondo attirano i miei
        sensi, mi capovolgo
        - affondo! -
        Ho la testa nel fango. Ormai, più non respiro.
        Affogo nella melma, aiuto! Non voglio morire.

        In un sottomarino, con la chiglia
        spezzata, il timoniere è stanco, s'è assopito
        in cabina. Devo navigare e, riprendo il timone.
        Ora, quel foglio è bianco
        la "Verità & Giustizia" sono solo Parole.

        Riprendo la rotta nel silenzio
        profondo, la melodia del mondo viaggia
        nel mio pensiero.
        Composta nel 1996
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          in Poesie (Poesie personali)

          Naufragar

          Poetico viaggiare è ondeggiare, cadere e risalire
          lieti di non aver un fine.
          Ed è poetico soffrire perché è un po' come morire,
          e poter galleggiare in quel triste mare senza rischiare di affogare.
          E navigo come un legno in balia dei flutti,
          senza mai poter fermare le lacrime
          che indolenti macchiano le pagine
          di questo mio spirito
          imperterrito e sciocco
          che infine si abbandona vilmente
          e precipita sempre più lentamente
          in quel triste mare buio preludio d'oblio.
          Composta martedì 16 febbraio 2010
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            Scritta da: Andrea Bidin
            in Poesie (Poesie personali)

            Vivere l'assurdo

            Quella che vi racconto oggi
            è la storia di un semplice ragazzo
            Giacomo è il suo nome
            per tutti un ragazzo rivolto alla ribellione

            Fin da ragazzino veniva adorato
            perché alle regole ed all'ordine s'opponeva irato
            e col volto rubicondo
            difendeva ostinatamente il suo mondo

            Non seguiva le lezioni
            pareva aver solo cattive intenzioni
            l'arte era l'unica materia in cui eccelleva
            in cui dava tutto ciò che poteva

            Alle feste non era uno dei tanti
            creava sempre situazioni imbarazzanti
            portava in dote nuovi divertimenti
            che non venivano accolti perché considerati indecenti

            i parenti lo criticavano
            alle feste comandate non si presentava con vestiario pregiato
            persino loro non lo tolleravano
            ritenevano fosse un ragazzino turbato

            Finita la scuola venne accolto in fabbrica
            un luogo infernale in cui speri d'arrivar alla nottata
            e non perché rappresentasse un dovere
            ma a causa della necessaria spersonalizzazione individuale

            e crebbe ancora, e trovò moglie
            che le diede amore e ricevette menzogne
            perché Giacomo sovente rifiutava
            di comportasi da marito come lei desiderava

            ma non era nel rispetto
            che il suo comportamento si prestava al lamento
            rifiutava di comportarsi secondo comandamento
            non voleva diventare l'ennesimo marito fatto con lo stampo

            Ed in chiesa non andava, la riteneva un'attività perditempo
            e per questo motivo come ateo venne tacciato
            nessuno si degnava di andargli incontro
            a cercar di capire qual fosse il suo tormento

            Le elezioni rifiutava
            il voto politico profondamente odiava
            la scelta obbligata non lo soddisfaceva
            preferiva considerarsi intollerante a chi governava

            Non seguiva la moda di qualunque tipo fosse
            considerava il mal comune non un mezzo gaudio
            per questo imbarazzava gli occhi della gente
            quell'animo insolente ed anche un po' saccente

            Delle idee comuni contestava il conformismo
            amava maggiormente ogni personalismo
            che sfociasse in egoismo o in altruismo
            quel che contava era l'individualismo

            Alla fin di questa storia
            tutti voi vi domanderete
            cosa diavolo sia quell'uomo
            cosa gli passi nella mente

            ed allor io mi congedo
            ponendovi un quesito
            è possibile considerar matto
            un uomo che ha resistito

            non alla fame
            né alla guerra
            semplicemente all'annichilimento
            di ogni nostra esistenza?
            Composta mercoledì 17 febbraio 2010
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              Scritta da: Carlo Peparello
              in Poesie (Poesie personali)

              Rivoluzione

              Mi sento rilegato tra pagine di vita vissuta da altri
              Voglio bruciare e portare con me storie tutte uguali
              Brillare come una mina dimenticata
              e meravigliarmi del potenziale distruttivo

              Vivo per dare un senso a me stesso ma non solo
              Non c'è significato alcuno se l'illuminazione
              tocca solo chi fa nascere la scintilla
              c'è male e ipocrisia e non è giusto
              che l'anonimo pensatore l'accetti inerme

              Non è giusto che la giustizia non abbia ambasciatore
              è un tempo che racchiude tempi sprecati
              Un filo comune che ci lega come salami inermi
              Basta! Un piede avanzi e dia il tempo
              sicuro che i leoni sono solo addormentati

              Chi ha sbagliato con cupidigia
              si rimetta all'esasperato aggressore

              Le parole sproneranno e l'azione segni la giusta fine.
              Composta mercoledì 17 febbraio 2010
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