Pubblicata il 27 dicembre 2010 CXLI A passo leggero, cadenzato e lento Monaco domenicano a veste bianca, barba lunga e andatura stanca movesi ver me in fruscio di vestimento. I lenti passi a mala pena sento e sol lo scricchiolio della mia panca Fa sì che lo mio udito si rinfranca, così ravviva in core lo lenimento. Movenza delicata, fare cortese La mia tra le sue mani va carezzando e lievemente un sussurro manda: Il padre priore, il frate venerando Che il peso vive delle tue attese Domani appagherà la tua domanda. Vota la poesia: Commenta Pubblicata il 27 dicembre 2010 CXLVIII Penoso è lo restare entro lo limbo Pure se di spazio n'è in sopravanza Chè libertate mai è abbastanza e desioso n'è pur docile bimbo. Fanciullo d'incerto passo al lembo Di veste di mamma s'attacca con speranza e nell'abbraccio cessa sua doglianza . Così vedrebbe lo cuor mio cader lo piombo Che lo rilega in sì tale disagio Sol se s'avesse di Beltà qualche spiraglio e realtà scostasse falso miraggio. Nel cuore m'è scolpito dorato fregio da Mano divina che pote simil taglio ma mano d'uomo mai può farne omaggio. Vota la poesia: Commenta
Pubblicata il 27 dicembre 2010 CXLVII Tra attesa, speranza e delusione Ogni giorno il sole sorge a levante Per ributtarsi a sera, poi, a ponente Smorzando, così, nuova illusione. Il dì di poi è ancora frustrazione Ch'ogni speranza ch'è ancor presente Spare e lascia posto a pena struggente e ogni sera pare sia maledizione. È ginepraio d'arbusti e di roveti Che districarsi in esso manco puote Boscaiolo da lesta mano e occh'esperto. È come se da basso è ire a erto Trainando carretto senza ruote Su per terrazzamenti di vigneti. Vota la poesia: Commenta Pubblicata il 27 dicembre 2010 CXLVI Nessuna nuova m'ha portato luce Che quando parea ch'aurora era vicina E spiraglio apparia quale lucina Disgrazia blocco a mezz'aria induce. Necessita tempo acché pace adduce Nell'animo di gente assai piccina * Che in bisogno a ognun resta vicina E loro operato più d'oro riluce. Or mi confà con mente sol'agire E tralasciar di petto ogni desio Che senno a ragionare porta e capire... Meglio stare seduto a tavolino Aspettare ch'evento compia cammino Restandomi a pregare il Sommo Iddio. Vota la poesia: Commenta Pubblicata il 27 dicembre 2010 CXLIV Quando la meta già tocca la mano qualcosa di contorto allora appare bloccando, nel mezzo, il camminare e lo percorso vinto rende vano. Boccheggiante, giovane francescano correndo supera portico e Altare e un non so che riesce a balbettare a fiato grosso, faccia e occhio strano. Passa minuto che par lunga attesa, riesce a stento dire suora Brunetta caduta monte donna Maria Marchesa. Vocio, singultire di donne sfatte è il dir sciagura repentina scesa su tetto che per l'altrui amor si batte. Vota la poesia: Commenta Pubblicata il 27 dicembre 2010 CXLII Col cuore che trabocca fuor dal petto è di buonora in chiesa parrocchiale, Sperando che ricorra buon finale Vorrebbe trovarsi al prior cospetto Che sol levare pote bubbon'infetto Spargendo sua benedizion speciale, Che rigenera e guarisce d'ogni male e che a senno leva ogni difetto. Quando pensieri viaggiano a galoppo Pure per mente ch'è d'alt'intelletto Puranco picciola cosa divien troppo. Così la mente del misero Votto Che d'angoscia resta ora congesta Diviene pigra al par che pria è lesta. Vota la poesia: Commenta Pubblicata il 27 dicembre 2010 L'avaro In loco del vero Iddio, l'Onnipotente Altro ne tiene in cuore il gran furfante: Lui disconosce il Padre, l'Onniveggente ma dei possedimenti è grand'amante. Sol la materia tiene a conoscenza, della spiritualità nulla curanza. Vive contando i beni di giorno in giorno e solo la roba, null'altro vede intorno. Produce il vino ma lo vende a botte, e delle mandrie vende latte e ricotte Olio! Un cucchiaio per l'intero giorno, un tozzo di pane e cacio a mezzogiorno e delle mandrie vende latte e ricotte; il volto tiene scuro e l'occhio bieco. Ha men la vista, quasi divien cieco. Valersi dell'oculista è uno spreco. Schiavo della ricchezza, n'h'arsura mentre il denaro lo presta a usura. Vota la poesia: Commenta Pubblicata il 27 dicembre 2010 LXXXIII Si dona, allora, quasi tutto a scuola, pone massim'impegno all'istruzione e, in breve, di tutto, fa ripetizione: materie rivede, setaccia e scola * l'intelligenza sveglia, in alto vola, indi, rinsalda l'insita passione e ancor maggior'impegno in essa pone che gaudio dona ed animo consola. Preordinato a stretta spremitura non meno spasmodicamente attende disciogliere aggroviglio all'orditura. Il cuore in petto lesto balza al suono del nome quando, da cattedra scende docente brioso, dall'aspetto buono. Vota la poesia: Commenta Pubblicata il 27 dicembre 2010 LXXXII Il benessere raggiunto manco l'ha tocco E nemmanco la nutrice reso altera, umili sono rimasti in loro sfera palesando dotto cervello, non allocco. Le faccende campestri non dan sbocco Che persona appassiona e rende fiera Pur se l'impegna da mattina a sera E l'animo addolcisce e rende becco (1) Quando, però, impegno arduo sospinge Necessita all'occhio che altrove volge E l'energia da quella parte pinge. Indi l'ometto ch'è due fuochi in mezzo verso lo più imponente indulge (2) Tralasciando, alquanto, quello rozzo. Vota la poesia: Commenta Pubblicata il 27 dicembre 2010 LXXXI Intanto Votto dona di se il meglio, costantemente, in aula, attento resta, un sol pensiero nuota nella testa: Di mamma e del casato esser l'orgoglio. Nei fatti di campagna resta sveglio e nel lavoro ch'allesta mai fa sosta e a ogni necessità, tosto, s'appresta. In diligenza non paventa uguaglio. L'abile coltivatore poco invidia, conosce strame per formare letame e di coltura ogni cosa studia. Pur se piacevolmente d'esso tien fame Il ritmo al lavoro deve scemare che la coscienza esige altro dettame. Vota la poesia: Commenta Ultimi argomenti inseriti