Poesie personali


Scritta da: Nello Maruca
in Poesie (Poesie personali)

CXLI

A passo leggero, cadenzato e lento
Monaco domenicano a veste bianca,
barba lunga e andatura stanca
movesi ver me in fruscio di vestimento.

I lenti passi a mala pena sento
e sol lo scricchiolio della mia panca
Fa sì che lo mio udito si rinfranca,
così ravviva in core lo lenimento.

Movenza delicata, fare cortese
La mia tra le sue mani va carezzando
e lievemente un sussurro manda:

Il padre priore, il frate venerando
Che il peso vive delle tue attese
Domani appagherà la tua domanda.
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    Scritta da: Nello Maruca
    in Poesie (Poesie personali)

    CXLVIII

    Penoso è lo restare entro lo limbo
    Pure se di spazio n'è in sopravanza
    Chè libertate mai è abbastanza
    e desioso n'è pur docile bimbo.

    Fanciullo d'incerto passo al lembo
    Di veste di mamma s'attacca con speranza
    e nell'abbraccio cessa sua doglianza
    . Così vedrebbe lo cuor mio cader lo piombo

    Che lo rilega in sì tale disagio
    Sol se s'avesse di Beltà qualche spiraglio
    e realtà scostasse falso miraggio.

    Nel cuore m'è scolpito dorato fregio
    da Mano divina che pote simil taglio
    ma mano d'uomo mai può farne omaggio.
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      Scritta da: Nello Maruca
      in Poesie (Poesie personali)

      CXLVII

      Tra attesa, speranza e delusione
      Ogni giorno il sole sorge a levante
      Per ributtarsi a sera, poi, a ponente
      Smorzando, così, nuova illusione.

      Il dì di poi è ancora frustrazione
      Ch'ogni speranza ch'è ancor presente
      Spare e lascia posto a pena struggente
      e ogni sera pare sia maledizione.

      È ginepraio d'arbusti e di roveti
      Che districarsi in esso manco puote
      Boscaiolo da lesta mano e occh'esperto.

      È come se da basso è ire a erto
      Trainando carretto senza ruote
      Su per terrazzamenti di vigneti.
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        Scritta da: Nello Maruca
        in Poesie (Poesie personali)

        CXLVI

        Nessuna nuova m'ha portato luce
        Che quando parea ch'aurora era vicina
        E spiraglio apparia quale lucina
        Disgrazia blocco a mezz'aria induce.

        Necessita tempo acché pace adduce
        Nell'animo di gente assai piccina *
        Che in bisogno a ognun resta vicina
        E loro operato più d'oro riluce.

        Or mi confà con mente sol'agire
        E tralasciar di petto ogni desio
        Che senno a ragionare porta e capire...

        Meglio stare seduto a tavolino
        Aspettare ch'evento compia cammino
        Restandomi a pregare il Sommo Iddio.
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          Scritta da: Nello Maruca
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          CXLIV

          Quando la meta già tocca la mano
          qualcosa di contorto allora appare
          bloccando, nel mezzo, il camminare
          e lo percorso vinto rende vano.

          Boccheggiante, giovane francescano
          correndo supera portico e Altare
          e un non so che riesce a balbettare
          a fiato grosso, faccia e occhio strano.

          Passa minuto che par lunga attesa,
          riesce a stento dire suora Brunetta
          caduta monte donna Maria Marchesa.

          Vocio, singultire di donne sfatte
          è il dir sciagura repentina scesa
          su tetto che per l'altrui amor si batte.
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            Scritta da: Nello Maruca
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            CXLII

            Col cuore che trabocca fuor dal petto
            è di buonora in chiesa parrocchiale,
            Sperando che ricorra buon finale
            Vorrebbe trovarsi al prior cospetto

            Che sol levare pote bubbon'infetto
            Spargendo sua benedizion speciale,
            Che rigenera e guarisce d'ogni male
            e che a senno leva ogni difetto.

            Quando pensieri viaggiano a galoppo
            Pure per mente ch'è d'alt'intelletto
            Puranco picciola cosa divien troppo.

            Così la mente del misero Votto
            Che d'angoscia resta ora congesta
            Diviene pigra al par che pria è lesta.
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              Scritta da: Nello Maruca
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              L'avaro

              In loco del vero Iddio, l'Onnipotente
              Altro ne tiene in cuore il gran furfante:
              Lui disconosce il Padre, l'Onniveggente
              ma dei possedimenti è grand'amante.

              Sol la materia tiene a conoscenza,
              della spiritualità nulla curanza.
              Vive contando i beni di giorno in giorno
              e solo la roba, null'altro vede intorno.

              Produce il vino ma lo vende a botte,
              e delle mandrie vende latte e ricotte
              Olio! Un cucchiaio per l'intero giorno,
              un tozzo di pane e cacio a mezzogiorno

              e delle mandrie vende latte e ricotte;
              il volto tiene scuro e l'occhio bieco.

              Ha men la vista, quasi divien cieco.
              Valersi dell'oculista è uno spreco.
              Schiavo della ricchezza, n'h'arsura
              mentre il denaro lo presta a usura.
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                Scritta da: Nello Maruca
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                LXXXIII

                Si dona, allora, quasi tutto a scuola,
                pone massim'impegno all'istruzione
                e, in breve, di tutto, fa ripetizione:
                materie rivede, setaccia e scola *

                l'intelligenza sveglia, in alto vola,
                indi, rinsalda l'insita passione
                e ancor maggior'impegno in essa pone
                che gaudio dona ed animo consola.

                Preordinato a stretta spremitura
                non meno spasmodicamente attende
                disciogliere aggroviglio all'orditura.

                Il cuore in petto lesto balza al suono
                del nome quando, da cattedra scende
                docente brioso, dall'aspetto buono.
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                  Scritta da: Nello Maruca
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                  LXXXII

                  Il benessere raggiunto manco l'ha tocco
                  E nemmanco la nutrice reso altera,
                  umili sono rimasti in loro sfera
                  palesando dotto cervello, non allocco.

                  Le faccende campestri non dan sbocco
                  Che persona appassiona e rende fiera
                  Pur se l'impegna da mattina a sera
                  E l'animo addolcisce e rende becco (1)

                  Quando, però, impegno arduo sospinge
                  Necessita all'occhio che altrove volge
                  E l'energia da quella parte pinge.

                  Indi l'ometto ch'è due fuochi in mezzo
                  verso lo più imponente indulge (2)
                  Tralasciando, alquanto, quello rozzo.
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                    LXXXI

                    Intanto Votto dona di se il meglio,
                    costantemente, in aula, attento resta,
                    un sol pensiero nuota nella testa:
                    Di mamma e del casato esser l'orgoglio.

                    Nei fatti di campagna resta sveglio
                    e nel lavoro ch'allesta mai fa sosta
                    e a ogni necessità, tosto, s'appresta.
                    In diligenza non paventa uguaglio.

                    L'abile coltivatore poco invidia,
                    conosce strame per formare letame
                    e di coltura ogni cosa studia.

                    Pur se piacevolmente d'esso tien fame
                    Il ritmo al lavoro deve scemare
                    che la coscienza esige altro dettame.
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