Poesie generazionali


Scritta da: Susan
in Poesie (Poesie generazionali)
Inatteso, improvviso,
dopo tanta
stanchezza e
disperazione,
persa in quei sensi
senza sensi
sei arrivato tu,
quasi ti avessi
dipinto,
sconvolgendo
la mia vita,
eri tu,
quasi divino
questo amore che
mi ha abbracciata
in silenzio senza fare
rumore, come
due gocce d'acqua in
un oceano eravamo noi,
e come due goccie d'acqua
in quell'immenso oceano
di noi, resta
null'altro che una lacrima
dispersa
nell'infinito dell'oceano,
di un dì,
noi!
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    in Poesie (Poesie generazionali)

    L'ultima figura vista

    Mi guardi
    ma di sfuggita.
    Mi ascolti
    ma per educazione.
    Io non so neppure più
    quello che sto dicendo.
    Mi sei di fronte
    ma i tuoi piedi
    sono già voltati all'indietro,
    sono impazienti di portarti via,
    tu con le tue valigie.
    Io parlo al passato
    dico mille volte
    "ti ricordi..."
    "mi ricordo..."
    Ma tu invece
    hai ben chiaro il tuo futuro.
    Mi faccio quasi schifo
    col mio inutile parlare,
    ti faccio perdere tempo e basta.
    Forse
    il fatto che io non sia riuscito mai a cambiare
    ti ha tolto dall'impiccio,
    ti ha dato la scusa che cercavi
    per mollare.
    Eppure
    sapessi quanto mi è costato
    non riuscire a fare
    neppure quel niente che mi hai sempre rinfacciato.
    Certo che sei bella,
    chissà
    come hai fatto a contentarti
    per tutto questo tempo,
    o forse c'è sempre stato l'aiuti di qualcuno,
    magari un consigliere di bella presenza...
    Meglio che non sappia
    meglio che non veda.
    O forse no,
    è meglio che ci pensi spesso
    in questo tempo che mi aspetta.
    Pensare tutto il male su di te
    mi impedirà di fare male a me,
    forse.
    Ma non mi sono accorto
    che avevo smesso di parlarti,
    e tutte queste cose
    le avevo solo in mente.
    E so come sei fatta,
    non hai aspettato
    che mi risvegliassi dai pensieri
    e mi hai lasciato qui da solo.
    Ma adesso sono cosi stanco,
    mi butto un po' sulle lenzuola sfatte
    però prima di cercare di dormire
    prendo la mia autostima ed il mio amore
    e li metto sotto il letto
    a macerare,
    accanto alle mie scarpe ed alle tue pantofole,
    e non li tolgo più da li,
    neppure per pulire.
    Composta martedì 8 ottobre 2013
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      in Poesie (Poesie generazionali)

      piccole risposte da un sigaro acceso

      Sono seduto al tuo tavolo da scrittura.
      Quando non ci sei lo faccio mio.
      Ma sembra che lo sappia
      che da adesso sarà mio per un bel po',
      o forse per un bel sempre,
      il legno è più rilassato.
      Tu ci battevi sopra i pugni troppo spesso,
      gli facevi del male.
      Vedo dalla finestra
      a pulire in spiaggia
      pigri operai
      con divise luccicanti
      ed occhi spenti.
      Hanno la testa china,
      non so
      se sia in segno di umiltà
      o per cercare fortuna in basso,
      ai loro piedi.
      Usano i rastrelli
      come pettini di barbieri.
      Sanno di fare un lavoro inutile,
      ed anche i rastrelli lo sanno.
      Non si possono togliere
      le vergogne della gente in mutande d'estate.
      E poi
      lo sporco d'autunno
      è già alle loro spalle
      che avanza.
      Fra qualche giorno
      sarà tutto come prima.
      La luce
      passa a tratti nello studio,
      illumina i titoli dei libri,
      ma solo per un attimo,
      la luce non chiede permesso.
      La sfrontatezza del potere
      o dell'anarchia,
      oppure
      sanno che io non conto un cazzo,
      chissà chi li ha informati,
      forse la prima stampa.
      Il cielo è molto scuro,
      un culo di bottiglia
      si direbbe.
      Virgole di fuoco chiaro,
      lampi di flash.
      Forse dall'alto
      mi scattano qualche foto
      con una Rolleiflex
      ed un vecchio flash Metz.
      Sarò famoso,
      o saranno foto tessera
      per il passaporto all'al di là.
      Ma il primo tuono
      mi fa pensare che mi sbagliavo.
      Non sono famoso,
      se non per la mia nullità,
      e per l'al di là
      non servono foto tessera,
      basta smettere di respirare.
      Mentre io ed il mio amabile sigaro acceso,
      acceso
      dove tu non volevi,
      dialoghiamo fra sordi
      già piove.
      Ma sono al coperto.
      Mi fa compagnia il tuo cane
      che non ho più.
      Con la tua partenza
      ha capito
      che con me non sarebbe stata una facile convivenza.
      Non ci siamo mai capiti,
      io e lui,
      come del resto io e te.
      Forse si è reso conto che non lo amavi
      o non lo amavi più come prima,
      oppure ha capito
      che non lo avevi mai amato.
      So di cani
      che si sono lasciati morire
      sulla tomba del padrone,
      che brutta parola
      la parola "padrone"
      per definire il padrone di un cane.
      Chissà se un cane si è mai suicidato?
      Se non tornerà saprò che lo ha fatto
      e che la colpa è la tua.
      Intanto distendo le gambe
      sotto il tuo tavolo da scrittura,
      guardo fuori
      solo per un attimo.
      Stasera
      non accenderò nessuna luce in casa,
      accenderò solo sigari.
      Per illuminare
      quel poco che mi serve
      i lampi di fuori mi bastano,
      speriamo che durino a lungo
      e non facciano danni,
      o li facciano alle persone giuste.
      ma questo è chiedere troppo,
      dovrebbero scatenarsi per anni.
      Ma non è un mio problema,
      a me danno luce innocente,
      luce dal cielo,
      luce da lontano.
      Intanto
      sul tavolo brilla
      il giallo importante
      del mio bicchiere di whisky.
      Grazie per avermi lasciato solo
      donna che ho lasciato scappare.
      Composta domenica 6 ottobre 2013
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        Scritta da: Susan
        in Poesie (Poesie generazionali)
        Nel bacio di
        questo giorno
        provo a sorridere...
        non mi è facile
        non lo e mai
        quando il buio
        pervade nell'anima
        vuoi una ragione
        un senso a quella
        ragione ché non da
        scampo a questa vita
        che non dà pace...
        sorriso finto
        anche nella speranza.
        Tutto è finto
        anche l"amore sembra
        finto
        come il tempo
        come la vita che
        passa attimo
        dopo attimo e
        tutto resta finto
        solo la morte
        non è finta,
        quella viene
        inaspettata
        ti abbraccia,
        ti prende la mano e,
        vieni andiamo,
        è il tuo momento,
        allora sai
        che non esistono
        attimi
        se non l'attimo
        della morte.
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          Scritta da: Susan
          in Poesie (Poesie generazionali)

          Il gabbiano

          Ti osservo
          Te ne stai fermò
          Li sotto la pioggia
          Il vento non ti spaventa.
          Cos'è che vedi?
          Ti osservo..
          Dimmi ti prego
          Cosa vedi?
          Un mondo bello.?
          Ti osservo,
          sei bello
          Mentre la pioggia
          cade
          Il vento urla tu,
          Tu resti fermo
          Sei bello sai!
          No non andare via
          Resta ancora un po'
          Lascia che ti guardi
          Sotto questa pioggia
          Lascia che anche io
          Veda quel che vedi tu,
          Lascia che anch'io veda
          Il mondo come lo
          Vedi tu!
          Perché mi guardi?
          Ecco ho capito
          Sei Pronto a volare
          Aspettami
          Arrivo!
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