Poesie generazionali


Scritta da: Marta Emme
in Poesie (Poesie generazionali)

Il bollito

Vediam or di far chiarezza sul fatto
che i giovani non voglion vivere più
nella monnezza (inquinamento),
frutto delle scelte dei potenti, quelli
che sembravan, allor (1700, 1800,
1900) dei portenti ma che, sulla
distanza (ad oggi), han fatto poi
una grave dimenticanza, e cioè che
non han creduto necessario gestire
ciò che anche in natura era una
innovazione, creata dal processo
continuo di industrializzazione.
Siccome, parlan per loro i fatti
(inquinamento, desertificazione,
risorse...), e, or, par che i giovani e i
poveri sian diventati tutti matti nel
chieder di cambiar modello (di
sviluppo) che quello non si è
dimostrato, per nessuno, proprio un
fiore all'occhiello. Se, questo registro
(operare), i Paesi industrializzati, non
son disposti a cambiare, non lo
faranno certo i Paesi che si devono
ancora sviluppare. Da traino, perciò,
essi devono fare. Un altro modello
ed ecosostenibile dobbiamo, dunque,
allestire se non si vuol tutti a
gambe all'aria finire. Cominciamo,
l'energia, a rivoluzionare; non è
che non si sa fare, è che non lo si
vuol fare, perché i ricchi petrolieri
e gli sceicchi non si voglion
disturbare giacché tensioni folli
andremmo a fomentare, a cui
certo non si potrà ovviare! Banale?
E la ricerca, ancora, che ci sta a fare?
In tanti anni, ma chi, seriamente,
ha investito in ciò, oibò? Si dice:
"interesse, vedi, non ne ho, neanche
un po'. E al mercato che dirò?"
Servono i dissalatori, perché anche
i poveri possano avere i loro
abbeveratoi. Pur ciò non si vuol fare,
oibò! Si dice: "in ricerca non investirò,
che me ne fò, di sete io non morirò."
Le vostre illustri idee mi han proprio
seccato. Va, forse, di moda il bollito
(i gretini)? Eppur ho ben capito che
anche sul clima, l'accordo, tra i potenti,
è proprio come un ago appuntito, che
fa male se entra nelle carni, per questo
sono tutti duri come marmi. E ai più
potenti dico che si nascondon tutti
dietro a un dito, perché nessuno, in
realtà, si è fatto lesso (bollito) ed è
chiaro che, senza rispetto (per la natura
e i simili), volete continuare a viver solo
nel vostro, o ciel, riflesso (per voi stessi,
di convenienze).
Composta domenica 6 ottobre 2019
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    Scritta da: Cristina Metta
    in Poesie (Poesie generazionali)

    Are you sleeping (canzone di Natale)

    Candida ma fredda la Luna e le stele argento
    un bacio di bianco sulla fronte di Terra un cristallo scintilla diamanti
    qualcosa si spezza nel dentro
    un brivido ferma il battito
    amore
    amore silenzio – parole sospirano senza labbra i legni
    voliamo coi sogni in un mondo etere e incandescente
    impalpabile solo il respiro davanti al nulla
    voliamo innamorati di strade
    di ombre
    di mani in strette perenni
    ghiacciai i silenzi
    occhi socchiusi e polvere di scintille dal cuore sfalda il tetto
    siamo unicorni
    farfalle di ghiaccio
    siamo tutti re e regine
    incastonati in qualche diadema fantasma sulla fronte di un Dio senza tempo
    villeggianti di un Paradiso con poca Fortuna in attesa del Luna Park della gioia
    mentre una canzone scende in fiocchi sopra i nostri capi
    are you sleeping
    ci attraversa le carni una stella cometa
    in folle viaggio verso un non dove
    il mare non ha un inizio o un abisso o un confine
    are you sleeping
    all'alba
    ovunque l'alba faccia decollare le nostre ali
    io inizio a cercarti per mai perderti
    così nella calma tutto pare abbia una sorte
    anche il dolce ricamo di neve sopra la mia pelle di lava
    are you sleeping
    si sente sussurrare di notte alle porte
    il vento soltanto conosce bene le parole di questa canzone
    are you sleeping
    significa stringimi forte al tuo petto
    ed ogni uomo o fantasma nel mondo
    diventa tutt'uno con altri battiti
    l'amore è un mistero
    vergini polveri d'astri avanzi di pane raffermo occhi pieni di pianto
    poveri o ricchi
    la Regina delle Nevi soffia incantesimi al buio
    piccoli in attesa di doni
    grandi col palpito d'amore
    nel vischio impronta fortuna
    a volte credere è l'attimo in cui tutto ha inizio.
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      Scritta da: Cristina Metta
      in Poesie (Poesie generazionali)

      Veloce follia

      Ero diventato veloce
      mi piaceva amarti
      sempre in fuga per non darti noia
      calzavo piedi piumati per rincorrerti nel sogno,
      dove mi aspettavi -
      mai ridendo ma col broncio.
      Eh, sì, ti facevi amare
      con tutti quei pensieri meticolosamente disordinati
      capaci solo loro di generare follia
      di cui ti vestivo per dare al tuo corpo l'aura
      da immortale.
      E molto prima del giorno

      aprivo la porta sulla disperazione per ritornare sveglio
      lasciandoti lì nella natura perfetta del tuo volo,
      e forse mi restava nel palpito la percezione di averti ancora con me
      sì mi mentivo, mi mentivo d'averti addosso, d'averti nel sangue, nella mente
      nelle mie gambe e nelle mie ossa
      ma più mi mentivo, sappi,
      più io ero felice.
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        Scritta da: Cristina Metta
        in Poesie (Poesie generazionali)

        Fot... ute Fiabe

        Ho crampi al cuore che soffre in un distillato di primavera e dolore
        bramo tutta l'incoscienza che mi rende libero di sedurti
        sotto sti cieli come campi di cotone nelle fiamme di una luna africana
        in mezzo ad astri disidratati che incornano l'oscurità cosmica _ bruciando

        dovrei dirti che
        ... di noi non si cura alcuna eternità sentimentale
        a noi vengono spediti ogni tanto per alleviare la vita – i sogni
        usati come propellente quotidiano
        da mostri da meno mostri da chi ha fame e non aspetta
        Sorte

        per te
        io diverrei un animale da corrida con la morte
        e farei pagare alle arene secondi in tempo di gioia per la tua vita
        perché ho visto come una luce nel buio dei giorni
        quando perdute le fot... ute fiabe nei libri letti a letto
        un luccicore un brillio una cometa
        eri tu
        eri tu nel "c'era una volta" sul comodino triste delle Parche
        ti vidi allora
        e da allora impossibile per me
        dimenticarti

        non ti domandi mai
        davvero _ mai ti domandi
        dove vivano gli Dei della Fortuna
        quando noi in astinenza
        o il delirio ti fa servizio a domicilio poiché Amore è insonne
        sebbene ci siano ambulanze della felicità chiamate droghe
        ahimè col mio carattere ci vorrebbe però... dell'esplosivo
        per superare le notti
        in cui ti penso
        in cui ti voglio
        in cui sudo
        in cui mi arrabbio
        o piango e rido da folle
        segnato da un liturgico tic tac delle dolci albe
        che si sostituiscono alle brutte mosse del buio
        mi sei
        come le magie del venerdì 17 cui alcuno crede
        come quel drago che ho tatuato sul petto e ogni tanto ringhia
        t'amo senza scervellarmi poiché m'è già complicato il verbo
        incartarlo abbellirlo col nonsense dei fatti
        guardami
        sono il caos che vede la vita dal proprio casino
        sono come un bambino che posticipa i pasti pur di giocare ai suoi sogni
        rimpatriato da chissà quale vecchio destino cui non ho dato abbastanza
        sono nella forza del tuono
        della solitudine bambina che corre nuda sui prati
        pioggia estate inverno e non la vede alcuno
        ma c'è una teoria
        laddove finisce il dolore inizia la gioia

        e il movente della fiaba non potrebbe farsi più avvincente
        motivante
        misterioso

        ecco perché ti amo
        come un Tarzan poetico appeso a liane d'ombre
        o un sorbetto al limone in una giornata torrida
        come quelle fot... ute fiabe lette a letto in giorno uggioso
        rimaste a grandinarmi di speranze
        nonostante il buio consumi il loro inchiostro
        e a volte persino il nostro sangue
        m'incendio fiore selvatico
        tu verrai - vero
        verrai a salvarmi?
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          Scritta da: Marta Emme
          in Poesie (Poesie generazionali)

          Orgoglio fesso

          Esser pronti a rinnegare (togliendo
          i crocifissi) una propria radice
          (cristianesimo), vuol dire esser
          disposti a diventare un'appendice
          (religiosa, minoranza); e non solo
          culturalmente parlando, come se al
          vangelo non ci fossimo nei secoli
          sempre andati ispirando. Dunque,
          fa una incredibile porcata, chi
          (politica) vuol svendere (col
          crocifisso) o ha già svenduto la
          nostra tanto gloriosa e ammirata
          patria (a Maometto, al nichilismo...).
          Di questo orgoglio (patrio) parlo,
          ma forse è solo un mio inguaribile e
          vergognoso tarlo.
          Composta giovedì 3 ottobre 2019
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            Scritta da: Aurora Sisi
            in Poesie (Poesie generazionali)
            Chiediamo al tempo
            di darci anche una
            sola ragione
            del perché
            quegli addii
            imprevisti,
            quelli che ci
            tolgono le forze,
            il respiro,
            quelli che ci
            tolgono il coraggio
            di guardare oltre,
            del perché giungono
            lasciandoci
            rannicchiati nel dolore,
            senza parole.
            Ma chissà quanto, il tempo,
            ci farà ancora aspettare.
            Composta martedì 3 ottobre 2017
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