La Dea dimentica il proprio sorriso, ogni astro cessa di brillare, ogni uomo consuma il proprio nome, la proprie idea. Il cielo così Balbetta le sue parole, cinguettando paesaggi oscuri, maree marziane.
Non si spegne una candela (ai bimbi che non hanno voce)
La fiamma di una candela è come un bimbo che non ha voce. Viene spenta da un semplice soffio, o con le dita, essa è simbolo di vita luce eterna, che si accende con l'amore ad illuminar le tenebre. Cresce piano piano e dà valore a cose che non puoi vedere. È la paura di essere coinvolto, che qualcosa ti venga tolto, ma basta veder crescere la fiamma, sentire il suo calore, guardare i suoi mutevoli colori, consumarsi la cera e prender forma e forza, quella forza è già dentro di te, ma non la vuoi ascoltare. Prova a far splendere una sola fiamma, dai voce ad un bimbo e tanto coraggio ad ogni mamma.
L'amore non ha barriere, né muri invalicabili ma cuori inseparabili. L'amore è conteso, offeso, preteso, proibito, sognato e finito. L'amore nasce nel seno e nel cuore, cresce, cullato, cantato, allattato. L'amore è perverso e malato, amore e paura, di un giorno, amore e lussuria, amore sublimato, amato, ritrovato lasciato, tornato e perduto, amore amaro, dolce e profumato, amore atteso, desiderato trascurato, amore abbandonato... Amore sempre e comunque dato.
Sospesa a un filo di ragnatela e mi lascio dondolare, ogni volta torna e mi succhia il cuore, io masochista lo lascio fare. Come mi piace lasciarmi andare sembro sospesa tra terra e mare legata a doppio filo. Vorrei scappare, non riesco a farlo mi piace troppo quel suo tornare, mi succhia il cuore, mi lascia stare sto quì a morire, ma voglio restare! Sospesa a un filo di ragnatela e mi lascio dondolare ogni volta torna e mi succhia il cuore, io masochista lo lascio fare. Conto le ore e conto i giorni sempre aspettando che tu ritorni, ma qui ti aspetto devi tornare, succhiami tutta non te ne andare. Sospesa a un filo di ragnatela e mi lascio dondolare di tanto in tanto torna a far male.
Non servono altri colori, il pagliaccio che è dentro di te, viene fuori, ti ha vestito la vita. Te lo cuce poi addosso, largo o stretto, a volte prestato, non ti è stato lasciato, tuo malgrado costretto ad indossarlo, in certi momenti, sgualcito, scucito dal tempo e dagli accadimenti. Davanti allo specchio, ti chiedi chi sei, perché quel vestito, quel trucco pesante sul viso, e fingere amore, piacere... Son lacrime vere, che solcano il viso non voglio vestire come vuol convenienza, strapperò ad uno ad uno, questi panni di finta parvenza e laverò il viso, sarà mio il sorriso, in questo ruolo di pagliaccio non voglio esser costretta, fino ad ora nessuno mi aveva capito, ma ora basta! Sono libera, in terra i segni ho lasciato.
Proprio adesso non ti puoi contraddire, devi far finta e stare non puoi osare, né gridare e dentro hai in burrasca il cuore, onde di tormento che vanno e che vengono, ti fanno male, convivono insieme al tuo dolore. Tanti sentimenti, che lascio liberi, a volte cantano, ridono e piangono, difficili da gestire, non puoi intervenire. Questa tumultuosa convivenza, a volte è un inferno che mi farà impazzire.
Macchie vermiglie che non ondeggiano al vento, ed il profumo non è di erba tagliata, non son papaveri... è terra insanguinata, testimone di eventi funesti di Angeli saliti in cielo, tra dilaniati resti. Il sole brucia quello che è rimasto, la polvere mossa da macchine infernali, copre ogni vergogna umana... Cos'è che scatena odio e vendetta, un ossessione maledetta di uccidere e soggiogare popoli interi. La pioggia cadrà su tutto il resto, bagnerà i campi concimati da lacrime e dolore, tutto sarà come prima e ci sarà un campo di papaveri e d'erba tagliata l'odore; Niente resterà, neppure il ricordo solo cadaveri senza onore.
Ti seguirò con lo sguardo, mentre ti allontanerai tra i tigli in fiore, percorrerai il viale ed io avrò tempo per pensare. Il profumo mi distrarrà per un attimo, ma resterò a guardare. Quasi impassibile, non scenderà una lacrima, chissà se ti volterai per incrociare il mio sguardo, per un ultima volta, se mi ricorderai... per ora non mi rendo conto, faccio fatica a pensare, ma son certa che non starò qui ad aspettare. Vai pure via, continua a camminare e non ti voltare. Son passati gli anni, sono sul balcone, che dà sul viale, aspetto... mi verrai a cercare; è maggio e i tigli sono in fiore.